L’orchestra Olimpia debutta a Pesaro l’8 Marzo 2019 da un’idea di Roberta Pandolfi e Francesca Perrotta.
L’obiettivo del progetto è quello di promuovere le figure femminili sia come strumentiste che come compositrici, e sono già circa 50 le artiste che hanno collaborato con Olimpia, giovani talenti e affermate professoresse d’orchestra che provengono da tutta Italia e anche dall’estero.
Olimpia non si limita però solo alla musica in quanto con i suoi eventi si fa portavoce attiva di valori quali parità di genere, diritto agli studi musicali e ai diritti umani, e nonostante la sua breve esistenza, sono già numerose le iniziative intraprese dall’ Orchestra.
Ma adesso ascoltiamo la voce di Francesca, Direttrice dell’orchestra Olimpia:
– Innanzitutto cosa comporta per una donna in Italia essere una musicista, una direttrice d’orchestra?
La musica in generale qualsiasi strumento si suoni, e in qualsiasi paese ci si trovi, comporta dedizione totale. In Italia fare il/la musicista, ed esercitare in generale la cultura, è difficile per tutti, uomini e donne. Ma per le donne ci sono senz’altro difficoltà maggiori, a partire dalle resistenze culturali a fare spazio alle figure femminili ad assumere ruoli come quello di Direttrice d’orchestra o di musiciste di strumenti quali tuba, tromboni, percussioni, contrabbassi, ecc.
Dunque da un lato c’è un tessuto culturale che tende a non fare facilmente spazio alle possibilità, dall’altro c’è una organizzazione del sistema sociale che tende a non agevolare dal punto di vista pratico, la conciliazione tra carriera e maternità, e le donne si trovano spesso costrette a scegliere tra portare avanti i loro progetti professionali e diventare mamme.
– A che età hai iniziato a voler fare la musicista?
Da bambina non è che pensavo concretamente di voler fare la musicista..mia mamma aveva sentito che suonavo sulla tastierina e ha pensato di farmi provare a fare delle lezioni. Così a nove anni ho iniziato e da quel momento non ho mai avuto dubbi sul fatto che volessi continuare a suonare, e in questo senso tutte le mie scelte crescendo sono sempre state indirizzate alla musica, che da lì è diventata parte integrante della mia routine quotidiana.
– Le parole sono importanti, nel tempo finiscono per determinare la percezione delle cose. Qual’è l’appellativo che hai scelto, Direttrice o Maestra?
A me vano bene entrambi gli appellativi, ma tendo probabilmente a promuovere di più Direttrice, semplicemente perché nella comunicazione, nel senso comune, identifica forse in maniera più chiara il mio ruolo. Maestra è un sostantivo che possiede nella nostra cultura una maggiore varietà di significati, e potrebbe, per ora risultare più confusionario.
Nel momento in cui le parole, le accezioni si costruiscono ci può sempre essere un po’ di caos e resistenza, riflessi delle tensioni mentali e sociali di un cambiamento, ma che ben presto verranno superate.
– Com’è nata la vostra idea?
L’idea è arrivata da Roberta, e io ne sono stata entusiasta si dal primo istante.
Volevamo fare un concerto per una raccolta fondi per il gruppo di ricerca del Prof. Sergio D’Addato della facoltà di medicina di Bologna.
Eravamo io e Roberta e per lei fu quasi scontato che l’orchestra doveva al essere un progetto al femminile, e così facemmo.
Decidemmo che avremmo creato qualcosa che avesse avuto una mission..dal punto di vista musicale e sociale..e dal punto di vista delle donne!
Dopo il concerto di debutto ci siamo rese conto che era un progetto bellissimo, e che non c’erano tante altre realtà così al femminile.
– Dopo che l’idea è “nata” come si è concretizzata?
Abbiamo costituito l’associazione, attraverso la quale portare avanti le attività dell’orchestra, una associazione costituita da donne, tra segreteria, organizzazione, direzione, ecc.
Roberta si occupa della direzione artistica, lei immagina i progetti e io di quella musicale..e poi ci incrociamo. Una collaborazione sinergica che mira a costruire una realtà con un senso sociale oltre che culturale. Attraverso la musica vogliamo veicolare messaggi nei quali crediamo, i diritti alla musica, alla cultura, i diritti delle donne, e di tutte le persone.
– E perché Olimpia?
Olimpia era il nome della mia nonna. Una presenza fondamentale nella mia vita, una grande fonte di ispirazione femminile. Era una lavoratrice instancabile, e senza rendersene conto una splendida artista. Lavorava la terra, tesseva, cantava e ballava meravigliosamente, un intreccio di virtù, forza e bellezza che mi farà per sempre da modello.
– Il vostro progetto “Musiciste dal Mondo – Olimpia Meets Zohra”, nasce dalla volontà di Olimpia di sostenere gli studi e la professione delle musiciste afghane di Ensemble Zohra, unica orchestra femminile del medio oriente. Com’è nata questa amicizia?
È nata perché quando abbiamo debuttato nel 2019 abbiamo fatto una ricerca di orchestre femminili e quando abbiamo trovato loro e ce ne siamo innamorate subito. Un esempio di forza, e determinazione che ci ha davvero colpite, un lavoro meraviglioso.
In questi anni abbiamo intrapreso numerose iniziative a supporto dell’istruzione musicale femminile in Afghanistan al fine di costituire un ponte che si configuri come un vero e proprio gemellaggio culturale tra le due realtà musicali. Avremmo dovuto incontraci prima, ma con la pandemia prima e il ritorno dei talebani poi, non è stato possibile fino a quest’anno. Il 9 gennaio siamo riuscite finalmente ad promuovere a Pesaro il concerto “Music for freedom”, primo concerto italiano dell’orchestra giovanile dell’Afaganistan (Afghan Youth Orchestra).
– Qual’è stato il concerto per te più emozionante che avete realizzato?
Suonare davanti a 8.000 persone e al presidente Mattarella per l’inaugurazione di Pesaro capitale italiana della cultura 2024 stato un grandissimo onore e una esperienza meravigliosa oltre che entusiasmante. Ma il concerto “Music for freedom” di cui ho accennato poco fa , e il “Concerto per la pace” con il Maestro Yurij Yanko, direttore della Kharkhiv Philarmonic (Pesaro in Aprile 2022) sono stati senz’altro di una densità emotiva di altro spessore.
– C’è qualcosa che vorresti dire a tutte le bambine?
Di “credere in ciò che piace”, di pensare “le scelte” in direzione di ciò che si ama, senza farsi scoraggiare dalle tante voci che facilmente si propongono di suggerirci ciò che è meglio per noi.
– Progetti futuri? Sogni?
Stiamo lavorando a tanti progetti in contemporaneo. Forse quelli che mi appassionano di più al momento sono il podcast “DiClassica” che uscirà l’8 marzo, su Spotify, dedicato a otto figure femminili della musica, e un concerto per coro e orchestra composto da Julia Wolfe.
Noi speriamo che la nostra Orchestra possa continuare a far sentire la sua musica…la sua voce e i messaggi che sempre affiancano il nostro lavoro.
Ci auspichiamo una collaborazione anche a livello internazionale con le personalità femminili della musica classica, per avvicinare quante più persone possibili alla musica, alla cultura al teatro, e per continuare a farci portavoce di chi lotta per i diritti per le donne, per la cultura e per tutti gli esseri umani.
intervista a cura di Valeria Muccioli