NAPOLI DEI TEATRI, DEI SORRISI, DELLA TESTA NEL PALLONE

D: Napoli Città teatro, cosa è significato per te decidere di diventare attore nella terra di Viviani, De Filippo, Totò, Troisi….

R: Diventare attore in una terra così fertile per un ragazzo cosi lontano da quell’idea perché ero un ipertimido che si è prestato al teatro o che ha fatto in modo che la recitazione diventasse strumento di qualcosa che permettesse di esprimermi, è stato un processo naturale.

La recitazione e il teatro mi hanno aiutato ad esistere. Essere attore a Napoli è stato più semplice perché le influenza dell’arte che arrivano da questa città sono numerosissime.

Sono diventato attore grazie a mia nonna, tarantina che a 18 anni si è trasferita a Napoli che mio nonno. Mio nonno ha continuato a fare sempre il “magliaro”, vendeva indumenti e corredi porta a porta senza mai rinnegare la sua origine tarantina, mia nonna invece ha scelto Napoli come sua città, diventando napoletana al 100%. Amava le canzoni napoletane, amava l’arte, si è totalmente innamorata di tutta la napoletanità e me lo ha trasmesso, facendomi vedere Edoardo, facendomi sentire la canzoni napoletane, e io pur essendo un timido straordinario, ho iniziato da quei momenti a mettere da parte degli elementi che sono stati la base della mia carriera che sono l’amore e la passione per quest’arte e e per questa città.

D: tu il teatro lo hai anche aperto, l’esperienza del theatre de poche

R: aprire un piccolo spazio teatrale come il nostro, aperto tanti anni fa assieme a Lucio Allocca, Sergio di Paola, Massimo di Matteo e altri… è un’esperienza forte e per un artista credo necessaria. Aprire un luogo significa immaginare, costruire, pensare progetti, accogliere. Ti consente di avere un luogo, un laboratorio, per condividere e crescere e incontrare e scambiare, ti consente di sentirti artista anche quando non vai in scena, avere un luogo ti costringe con grande piacere a non allontanarti mai dalla pratica che è l’essenza di ciò che siamo. È durissimo mantenerlo, ma è una condicio sine qua non, per noi piccoli artigiani del teatro.

D: anche a Napoli i teatri chiudono, il teatro Sanità con le sedie per strada è una immagine che fa male

R: E’ di questi giorni la dolorosissima chiusura di uno spazio che sentiamo vicino, sia fisicamente che a livello progettuale. Abbiamo chiamato subito il direttore Mario Gelardi per mettere a disposizione tutto il nostro piccolo.

È triste, in realtà dovremmo chiudere anche noi, non esiste un solo motivo per rimanere aperti se non la nostra volontà fortissima e dei nostri giovanissimi collaboratori, che partendo dai nostri laboratori, hanno poi frequentato accademie nazionali per ritornare a Napoli e poi in quel piccolo luogo che sentono loro, e ci danno una grandissima mano per gestire sia le stagioni teatrali che i laboratori.

Questa giovani forze sono quelle che ci consentono di andare avanti.

Le istituzioni forse non sanno neanche che esistiamo. È difficile soprattutto in una grande città come Napoli con tantissime realtà e tanti sono i giovani che scelgono di fare teatro e i giovani che prendono questa decisione sono encomiabili. Forse le istituzioni dovrebbero ricominciare ad indagare sul territorio, piuttosto che attendere chi va a bussare alle loro porte. Non è detto che chi va a bussare alle porte sia meglio di chi non lo fa.

D: teatro ragazzi, teatro scuola la tua visione su un segmento di teatro troppo spesso guardato come “minore”

R: non so chi ancora abbia il coraggio di dire una tale eresia, il teatro ragazzi è necessario, è un’esperienza che ho fatto per molti anni, è stato favoloso. Ancora a distanza di anni incontro ex giovani ora diventati uomini e donne che mi dicono: “mi ricordo di te perché ho assistito a uno spettacolo per ragazzi e da quella volta non ho mai abbandonato il teatro.”

Il teatro ragazzi crea spettatori, e gli spettatori plasmati del teatro sono una belle persone, persone corrette, ed è in questa formazione dell’adulto che il teatro ragazzi è assolutamente necessario.

D: il NAPOLI cosa è per te da attore tifoso e se puoi raccontare cosa è per la città

R: il Napoli è una passione meravigliosa, come il teatro e la recitazione. In questa città che è identitaria e dove la squadra è identità della città (Napoli è l’unica metropoli ad avere una sola squadra), il Napoli è il sorriso che ti puoi regalare il lunedì quando il giorno prima il Napoli ha vinto. Quest’anno che il Napoli vive un’annata fantastica a maggior ragione ma il Napoli è sempre gioia condivisa e totale che illumina il volto anche senza dire parole che per uno che di parole vive è un magnifico e meraviglioso paradosso.

intervista a cura di Maurizio Stammati