LETTERA ALL’ANNO CHE VERRA’

Caro anno che verrai, già ti vedo, sei nel tunnel che porta sul campo di gioco, carico e determinato, sono certo che una volta dentro darai il meglio di te, così come hanno fatto tutti i tuoi predecessori. Il problema non è mai l’inizio, piuttosto il dopo, quello che saprai esprimere nel corso della gara. Caro anno siamo in tanti sugli spalti, oltre otto miliardi di anime che ripongono in te le loro speranze, agitiamo le nostre bandiere, cantiamo, saltiamo, certi che saprai dare una svolta a questa partita che diventa ogni anno sempre più incomprensibile.

Se non in te, su chi altro possiamo contare?

Ti aspetta un mondo prepotente, dove dominano ancora guerre, bombe, distruzioni, morte, disuguaglianze e sofferenze, tu dirai che è così da millenni ed hai ragione, ma noi, popolo vociante dalla fede indistruttibile, continuiamo a sperare che presto o tardi qualcuno arrivi e cominci a cancellare le vergogne della specie umana. Forza, entra, non essere intimorito dalla folla, prendi la palla e infilala lassù, nel fatidico incrocio dei pali, dove nessun portiere potrà mai raggiungerla. Fallo questo benedetto goal, che gli spalti esplodano, liberaci dalla terribile infamia che ci contraddistingue, ridacci l’orgoglio, facci camminare a testa alta, in fondo si tratta solo di dimostrare che sappiamo vivere in pace su questo granello di sabbia che vaga nell’universo sterminato.

Caro anno nuovo, se non te l’hanno ancora detto, sappi che di cose da fare ce ne sono davvero tante, l’elenco è imbarazzante: si continua a morire di fame, annegati nel mare su barche fatiscenti, con miliardi di persone che vivono di nulla sotto lo stesso sole dove altri spendono e spandono senza ritegno. Come nei libri delle favole abbiamo ancora i Re, le Regine, le Duchesse, i Califfi e persino i Sultani, la corruzione in compenso è ovunque, nella stessa aria che si respira. La maggior parte della ricchezza che si produce continuiamo a spenderla per creare macchine che non sfornano la vita ma, al contrario, la morte, come se questa non colpisse già di suo, come se non bastassero le malattie, gli incidenti stradali, le epidemie, i terremoti, le valanghe, le alluvioni. Evidentemente non è sufficiente, sentiamo forte il bisogno di continuare a costruire aerei che sganciano bombe, carri armati, pistole, sommergibili, tutto per sostenere e implementare il lavoro che già la morte di sua natura svolge. Siamo una specie perversa e indecifrabile, accanto a questo e nonostante tutto, continuiamo a fabbricare poesie, musica, teatro, pittura, scultura, architettura, scienza, come se fosse la cosa più normale di questo mondo.

Anno che verrai, ti prego, fa qualcosa, spezza questa schizofrenia, tuona con la tua potente voce e rivolgendoti al popolo assiepato sugli spalti di questo stadio della vita, parla in maniera chiara e semplice, dillo che così non si può continuare, che se non riconsideriamo i valori delle cose finiremo tutti malamente. E’ vero che altri lo stanno predicando da tanto tempo, ma la tua è una voce autorevole, se chiedi silenzio ti ascolteremo e in quel momento cerca di non smarrirti, basteranno poche parole, in grado di ridarci la misura delle cose e il senso della realtà. Dillo che non siamo nulla, che facciamo ridere, che siamo solo ospiti a termine sulla superficie di un piccolo, vulnerabile, insignificante e splendido pianeta che vaga nell’immensità più assoluta e che dovremmo fare una sola cosa, tacere e dimostrare di saperci vivere, ciascuno alla sua maniera e tutti nel rispetto degli altri.

Marco Renzi