MAGGIO ALL’INFANZIA 2024 Report di Michele Fratucello e Renata Rebeschini

Si è svolta dal 15 al 18 maggio nei teatri di Bari, Ruvo di Puglia e Monopoli la 27ª edizione del Festival Maggio all’infanzia, che ha visto, anche quest’anno, una calorosa accoglienza e una meticolosa organizzazione. Grazie, Cecilia, grazie Dina, grazie a tutti i collaboratori del Kismet. L’edizione di quest’anno è stata particolarmente ricca, offrendo una vasta gamma di spettacoli caratterizzati da diverse nature e tecniche utilizzate, tra cui la narrazione, il teatro circo, la danza laboratoriale, il teatro delle ombre, il clown e lo spettacolo cantato.

Il festival ha rappresentato un crocevia di arti performative, coinvolgendo artisti di fama nazionale e internazionale che hanno saputo catturare l’attenzione e l’immaginazione del pubblico di tutte le età. La programmazione ha incluso performance innovative e classiche, mescolando tradizione e modernità per creare un’esperienza culturale unica.

I teatri coinvolti (il Teatro Kismet di Bari, Casa di Pulcinella di Bari, il Teatro Comunale di Ruvo di Puglia, il Teatro Mariella e il Teatro Radar di Monopoli) hanno offerto spazi ideali per accogliere le diverse rappresentazioni così che il pubblico ha avuto l’opportunità di assistere a spettacoli che hanno spaziato dall’introspezione alla comicità, dalla riflessione profonda alla leggerezza giocosa, dimostrando la versatilità e la ricchezza del teatro contemporaneo.

La sezione dedicata alla narrazione ha presentato alcune storie avvincenti e toccanti, capaci di emozionare e far riflettere. Il teatro circo ha portato in scena acrobazie e numeri divertenti, la danza laboratoriale ha offerto momenti di creatività, il teatro delle ombre ha incantato con le sue suggestive proiezioni, creando un’atmosfera magica e onirica. I clown hanno strappato risate e regalato momenti di leggerezza.

Riportiamo di seguito le impressioni sugli spettacoli cui abbiamo potuto assistere, evidenziando la varietà e la qualità delle performance.

Presso la deliziosa Casa di Pulcinella, ecco lo spettacolo “Evelina vien dal mare“: questa narrazione in forma di fiaba ha incantato il pubblico, raccontando la storia di maturazione ed emancipazione della protagonista, Evelina. Elisabetta Aloia, nella parte di Evelina, ha dimostrato una straordinaria abilità interpretativa, riuscendo a trasmettere le sfumature emotive del personaggio con grande profondità e sensibilità. La sua performance ha reso vivida la crescita interiore di Evelina, che da giovane ragazza si trasforma in una donna consapevole e indipendente. La pur semplice scenografia ha permesso al pubblico di immergersi completamente nel racconto. La narrazione ha toccato temi universali come la ricerca della propria identità, il coraggio di affrontare le difficoltà e la scoperta del proprio potenziale. “Evelina vien dal mare” ha inaugurato il festival con un tono poetico e riflessivo, coinvolgendo grandi e piccini in un viaggio emozionante e ispiratore. La brava Elisabetta Aloia ha reso questa fiaba godibile, dimostrando ancora una volta la potenza del teatro nel trasmettere messaggi profondi e stimolanti attraverso la semplicità e la bellezza della narrazione.

 

Si passa successivamente al Kismet per “Habitat Kids” di Fika Danza; una performance di interazione con i piccoli spettatori che sembra restare a livello embrionale-laboratoriale. Lo spettacolo, concepito senza parole, punta a coinvolgere i bambini attraverso il movimento e l’interazione diretta, che però non riesce a trascinare perché manca di struttura narrativa e di elementi visivi sufficienti per catturare attenzione. Lo spettacolo appare incompleto, inutilmente ripetitivo e noioso, non sviluppa idee da trasformare in qualcosa di compiuto e l’assenza di una chiara narrazione, lascia agli spettatori la consapevolezza che manchi l’essenziale.

 

Il terzo spettacolo della giornata, “Arlecchino e il Capitan Mangiabambini” della compagnia Lande del Vero, è stato una corsa vivace e colorata, caratterizzata dall’uso di maschere tradizionali della commedia dell’arte per raccontare la storia di un Arlecchino che riesce a redimere un orco mangiabambini grazie al potere persuasivo dell’amore. Nonostante l’energia e l’entusiasmo dei due attori, lo spettacolo ha sofferto di alcune carenze. Il testo, purtroppo, si è rivelato piuttosto basilare, mancando di profondità e complessità nella trama e nei dialoghi e questo ha limitato l’impatto emotivo. La storia, benché avesse un buon potenziale, avrebbe beneficiato di una drammaturgia più matura e articolata per esplorare meglio i temi della redenzione e dell’amore. La regia, sebbene dinamica e fedele allo spirito della commedia dell’arte, avrebbe potuto essere più sofisticata. Una maggiore attenzione ai dettagli scenici, all’uso dello spazio e alla coreografia delle scene avrebbe arricchito lo spettacolo, rendendolo più incisivo e memorabile. Tuttavia, alla Compagnia va riconosciuto il merito per l’impegno e la passione dimostrati nella performance eseguita in uno spazio all’aperto, senza gli ausili che la scena teatrale avrebbe potuto dare. Gli attori hanno saputo trasmettere la vivacità e la comicità tipiche dei personaggi della commedia dell’arte, riuscendo comunque a strappare risate e sorrisi al pubblico, soprattutto ai più giovani. Lo spettacolo ha offerto un momento di leggerezza e divertimento, ma ha lasciato la sensazione che, lo ripetiamo, con una drammaturgia più raffinata e una regia più curata, lo spettacolo avrebbe potuto raggiungere un livello artistico superiore, sfruttando appieno il potenziale delle maschere e della tradizione teatrale che rappresenta.

 

Lo spettacolo “Nutcracker orchestra / Schiaccianoci Swing” in forma onirica, messo in scena dalla Bottega degli Apocrifi, ha offerto un affascinante viaggio musicale tra sogno, realtà e immaginazione, accompagnato dall’esecuzione puntuale e precisa della Nutcracker Orchestra. La fusione tra musica sinfonica e teatro ha creato un’esperienza immersiva che ha catturato completamente l’attenzione del pubblico. L’energia delle melodie orchestrali, eseguite con maestria, ha dato vita a un’ambientazione magica, mentre talentuosi attori e musicisti hanno aggiunto un ulteriore livello di coinvolgimento e divertimento. Le scene e i costumi, curati nei minimi dettagli, sono stati perfettamente funzionali allo spettacolo, rafforzando l’atmosfera fiabesca e accompagnando armoniosamente la narrazione visiva e sonora. La Bottega degli Apocrifi ha dimostrato grande abilità nel coordinare ogni elemento scenico, offrendo uno spettacolo esteticamente e artisticamente coerente. È importante sottolineare che lo spettacolo risulta godibile anche nella sua versione ridotta, senza l’intera orchestra. Tuttavia, la presenza dei numerosi musicisti ha sicuramente aggiunto un impatto forte e indimenticabile alla rappresentazione, elevandola a un livello superiore di intensità e fascino.

 

Il secondo giorno del Festival si è aperto con le spassose vicende di un insonne, “The Barnard Loop” della compagnia Dispensa Barzotti. Questo spettacolo ha saputo intrattenere il pubblico con una serie di esilaranti imprevisti, messi in scena attraverso brillanti espedienti di teatro circo. La storia dell’insonne protagonista, intrappolato in un ciclo di eventi stravaganti e inaspettati, ha coinvolto gli spettatori fin dall’inizio. La combinazione di abilità circensi, comicità fisica e creatività scenica ha creato un’atmosfera dinamica e divertente. Gli attori hanno dimostrato di saper trasmettere con efficacia il caos della situazione. Ciononostante, il finale dello spettacolo ha lasciato la sensazione che ci sia ancora margine per ulteriori perfezionamenti. Il climax, pur essendo divertente, potrebbe beneficiare di una maggiore coesione narrativa e di un’ulteriore rifinitura per chiudere la storia in modo più soddisfacente e compiuta.

 

A seguire nell’accogliente teatro di Ruvo, “Jack, il ragazzino che sorvolò l’oceano” della compagnia La Luna nel Letto ha portato sul palco il racconto della crescita e della determinazione di Jack, un giovane protagonista che insegue il suo sogno di sorvolare l’oceano. Lo spettacolo si è avvalso di tecniche multimediali, che hanno creato effetti visivi nella narrazione dell’hostess, Maria Pascale. Proiezioni, luci e suoni hanno contribuito a creare un ambiente immersivo nel mondo avventuroso di Jack. La narrazione, sebbene piena di potenziale, ha mancato di profondità e sviluppo coerente. Il viaggio di Jack, simbolo di crescita personale e ricerca dei propri sogni, avrebbe beneficiato di una maggiore attenzione alla trama e ai personaggi, per rendere la storia più coinvolgente e significativa. Lo sviluppo interiore di Jack, il suo coraggio e la sua determinazione avrebbero potuto essere esplorati con maggiore dettaglio e sensibilità, offrendo al pubblico una connessione più profonda con il protagonista e la sua avventura.

 

Il secondo giorno ha visto anche la rappresentazione di “L’Europa non cade dal cielo” del Teatro delle Albe. Questo spettacolo ha offerto una cronistoria del sogno europeo, presentata da due giovani attraverso una narrazione lineare che ha elencato eventi chiave della storia europea in modo didattico e divulgativo. La struttura dello spettacolo, concepita come una lezione di storia, ha fatto emergere numerosi eventi che hanno segnato il percorso dell’Europa verso l’unità e la coesione. Per gli spettatori più maturi, molti di questi eventi hanno rievocato ricordi personali e antiche emozioni, creando una connessione nostalgica con la narrazione. Lo spettacolo, però, ha mostrato alcune carenze dal punto di vista teatrale. La presentazione degli eventi, sebbene chiara e informativa, è risultata priva di una vera e propria struttura drammaturgica e registica che potesse trasformare la cronistoria in una rappresentazione teatrale coinvolgente. La linearità dell’esposizione ha dato al tutto l’aspetto di un saggio scolastico piuttosto che di una performance teatrale. La mancanza di una tensione narrativa (forse dovuta alla giovane età dei due protagonisti?) ha fatto sì che la rappresentazione rimanesse su un livello superficiale, senza riuscire ad appassionare pienamente gli spettatori. Tuttavia, per trasformare questa cronistoria in un’esperienza teatrale più potente, sarebbe necessario integrare una struttura drammaturgica più solida e una regia più dinamica, capace di dare vita e profondità alla narrazione.

 

Da segnalare è lo spettacolo “Freevola. Confessione sull’insostenibile bisogno di ammirazione” di Trento Spettacoli, un monologo ironico ed emozionante che esplora temi profondi come il bisogno di sentirsi amati, l’insicurezza personale e i compromessi che si accettano per ottenere amore. La vivace e talentuosa attrice Lucia Raffaella Mariani si esibisce con grande coraggio, mettendo in mostra il proprio corpo e le proprie fragilità con una disarmante ironia. Il monologo è caratterizzato da una scrittura brillante e un’interpretazione capace di alternare momenti di profonda introspezione a situazioni di divertente leggerezza. Lucia Raffaella Mariani, con la sua energia e autenticità, riesce a creare una connessione immediata con il pubblico, rendendo lo spettacolo non solo molto divertente, ma anche toccante e riflessivo. “Freevola” si distingue per la sua capacità di trattare argomenti complessi con una combinazione di umorismo e serietà, distillando momenti piacevoli e intelligenti. Non necessita di grandi spazi o scenografie elaborate, ma si affida alla forza della performance attoriale e alla potenza del testo. Questa semplicità permette di concentrarsi interamente sulle emozioni e sui messaggi trasmessi, rendendo l’esperienza teatrale ancora più intensa e coinvolgente. In conclusione, “Freevola” di Trento Spettacoli è uno spettacolo che merita di essere visto per la sua capacità di far riflettere e divertire allo stesso tempo, grazie alla straordinaria performance di Lucia Raffaella Mariani. Un monologo che, con il suo equilibrio tra ironia e profondità, riesce a offrire una serata di teatro stimolante.

 

Le Tragicomiche, Vita da Eroi” di Crest / I Nuovi Scalzi è una vivace e coinvolgente rappresentazione dell’Iliade, portata in scena da quattro attori di grande talento. Con maestria e abilità, essi interpretano diversi personaggi attraverso l’uso di maschere, mantenendo un ritmo serrato e coinvolgendo gli spettatori con entusiasmo e comicità. La capacità degli attori di passare rapidamente da un personaggio all’altro, con cambi repentini di carattere e di pensiero, è stata resa ancora più vivace dall’utilizzo delle maschere, che hanno contribuito a delineare e differenziare i vari ruoli in modo chiaro e distintivo. Nonostante questi rapidi cambiamenti, gli attori sono rimasti sempre fedeli ai loro personaggi, mantenendo una coerenza e una continuità che ha reso la narrazione fluida e coinvolgente. Lo spettacolo è stato caratterizzato da un ritmo serrato e da un’energia contagiosa che ha catturato l’attenzione del pubblico dall’inizio alla fine. La combinazione di comicità, entusiasmo e abilità recitativa ha reso l’esperienza teatrale non solo divertente, ma anche un ottimo e ironico ripasso delle imprese epiche omeriche. La Compagnia ha saputo coniugare abilmente divertimento e cultura, offrendo al pubblico un’interpretazione fresca e dinamica di un classico della letteratura. Grazie alla bravura degli attori e alla vivacità della messa in scena, questo spettacolo è sicuramente un’esperienza da non perdere per gli amanti del teatro e della letteratura classica.

 

La serata si conclude con “Ballata per la Kater i Rades” della Factory Compagnia Transadriatica. Questo spettacolo porta sul palco una narrazione a due voci, accompagnata dal suono struggente del violoncello, che racconta il disfacimento della società albanese degli anni Novanta e la vanificazione del sogno di una vita nuova nella terra promessa italiana. Attraverso il racconto gli attori trasmettono al pubblico le sfumature dell’esperienza umana durante quegli anni tumultuosi di speranza tradita, di perdita e di resilienza di fronte alle avversità. Il violoncello, con le sue note profonde e malinconiche, crea un sottofondo musicale che enfatizza l’atmosfera di struggente nostalgia e disillusione. Lo spettacolo rappresenta un tributo sincero alle vite di coloro che hanno vissuto i travagliati eventi degli anni Novanta in Albania e che hanno sperato di trovare rifugio e riscatto in Italia. La narrazione invita a riflettere sulle sfide e sulle speranze che attraversano le vite di chi è costretto a lasciare la propria terra in cerca di un futuro migliore.

 

La mattina di venerdì ha inizio in modo didascalico con “L’Arrago. Storia di una baby gang” della compagnia Teatri di Bari, che propone una cronaca di un dramma giovanile. Tuttavia, il racconto non si rivela evocativo come ci si potrebbe aspettare da una rappresentazione teatrale. Nonostante il tema affrontato sia di per sé potenzialmente toccante e coinvolgente, la narrazione sembra mancare di profondità emotiva e di una vera e propria capacità di trasmettere le sfumature e le complessità dell’esperienza giovanile. La rappresentazione risulta più vicina a una sequenza di eventi descrittivi piuttosto che a un’esplorazione autentica dei sentimenti e delle relazioni tra i personaggi. La lacuna evocativa sembra essere attribuibile a una scrittura troppo didascalica o a una regia che non riesce a valorizzare pienamente il potenziale drammatico della storia. Inoltre, la mancanza di approfondimento dei personaggi e delle interpretazioni sembra limitare la capacità dello spettacolo di coinvolgere il pubblico.

 

Il mio giardino” della compagnia Schegge di Cotone è uno spettacolo di teatro danza che, purtroppo, fatica a intrattenere lo spettatore a causa dell’esiguo numero di accadimenti. Sembra mancare quella drammaturgia necessaria per trasformare lo spettacolo in un’esperienza teatrale completa. La mancanza di eventi significativi o di una trama ben definita rende lo spettacolo poco avvincente e privo di una direzione narrativa chiara. Anche se la danza è un elemento centrale della performance, non dovrebbe essere trascurata l’importanza di una solida struttura drammaturgica che permetta di trasmettere emozioni, creare tensione e coinvolgere il pubblico. È importante trovare un equilibrio tra la danza e la necessità di una narrazione teatrale che tenga viva l’attenzione del pubblico per tutta la durata dello spettacolo.

 

La rappresentazione di “Quando le stelle caddero nel fiume” della Compagnia del Sole / Teatri di Bari, rievocata da attori di grande talento, offre uno spettacolo che si distingue per un allestimento raffinato e suggestivo. Le colonne di balle di paglia che circondano l’ufficio degli interrogatori creano un’ambientazione coinvolgente, che cattura l’attenzione dello spettatore fin dal primo istante. Tuttavia, nonostante la cura nell’allestimento e le performance impeccabili degli attori, la narrazione dello spettacolo sembra dilungarsi in un racconto che fatica a prendere il volo. Pur trattando un episodio coloniale del regime fascista, la storia non riesce a mantenere un ritmo serrato ed appassionante che tenga viva l’attenzione del pubblico. È evidente che il copione necessiti di essere “asciugato” in diversi punti, eliminando sovrabbondanze narrative o momenti di stasi che rallentano il ritmo dello spettacolo. Un lavoro di revisione del testo potrebbe rendere la narrazione più incisiva e avvincente, permettendo agli spettatori di essere coinvolti emotivamente nella vicenda rappresentata sul palco. È importante sottolineare il talento degli attori (Flavio Albanese, Augusto Masiello e Massimo Di Corato), che riescono a trasmettere con grande intensità le emozioni dei loro personaggi e a mantenere viva l’atmosfera drammatica dello spettacolo. Grazie ad alcuni aggiustamenti “Quando le stelle caddero nel fiume” potrebbe diventare un’esperienza teatrale coinvolgente.

 

Los Socrates e il Mistero della Caverna” presentato dall’Areté Ensemble, purtroppo, non riesce ad appassionare appieno il pubblico, sia adulto che giovane, nella magia teatrale. Lo spettacolo, incentrato sulle peripezie di due clown-spermatozoi, sembra mancare di quel fascino e di quella capacità di catturare l’attenzione che ci si aspetta da una performance teatrale. Nonostante il potenziale umoristico dei personaggi e della premessa, sembra che la narrazione non riesca a decollare. Forse manca una struttura narrativa più solida o una regia più incisiva che possa valorizzare appieno il potenziale comico e drammatico dello spettacolo.

Inoltre, è importante considerare che la presenza di clown-spermatozoi potrebbe rappresentare una sfida per il coinvolgimento del pubblico di diverse fasce d’età, poiché potrebbe risultare difficile per alcuni spettatori identificarsi o relazionarsi con questi personaggi in modo significativo. In conclusione, sebbene “Los Socrates e il Mistero della Caverna” presenti una premessa intrigante e personaggi potenzialmente divertenti, sembra mancare di quel tocco magico che rende uno spettacolo davvero coinvolgente per il pubblico di tutte le età. Sarebbe importante per la compagnia valutare eventuali aggiustamenti o miglioramenti che possano rendere lo spettacolo più accattivante e appagante per gli spettatori.

 

Nella Pancia del Lupo” della compagnia Kuziba / Bottega degli Apocrifi presenta la vicenda di Cappuccetto Rosso all’interno del ventre del lupo, focalizzandosi sul suo percorso di autonoma emancipazione. Tuttavia, sembra che la narrazione non segua un chiaro sviluppo di avventure che conducano a un climax soddisfacente, lasciando così il pubblico in attesa di una concretezza che non arriva. L’assenza di un dipanarsi avventuroso della trama sembra consegnare al pubblico un’esperienza teatrale priva di tensione e di coinvolgimento emotivo. Senza momenti di crescendo, lo spettacolo potrebbe rischiare di perdere la sua capacità di mantenere viva l’attenzione e di trasmettere in modo efficace il messaggio di autonoma emancipazione di Cappuccetto Rosso. Si ha avuto l’impressione che lo spettacolo abbia insistito su alcune lungaggini e passaggi poco ritmati e noiosi disperdendo gli elementi significativi della storia. Questo potrebbe contribuire a rendere lo spettacolo più dinamico e avvincente, consentendo al pubblico di essere pienamente immerso nella vicenda e nelle sue implicazioni emotive. Sebbene “Nella Pancia del Lupo” possa avere lodevoli intenzioni nel trattare il tema dell’auto-emancipazione, è bene considerare l’importanza di una narrazione ben strutturata e coinvolgente per trasmettere in modo efficace il messaggio dello spettacolo al pubblico.

 

Revolution” della compagnia Meridiani Perduti è uno spettacolo che racconta la storia personale della protagonista, arricchita dalla colonna sonora delle canzoni dei Beatles, suonate e cantate dal vivo da un talentuoso ensemble (voce Daniele Guarini, pianoforte Daniele Bove). La bravura della protagonista, interpretata da Sara Bevilacqua, si unisce alla potenza emotiva delle canzoni dei Beatles, creando un’esperienza teatrale unica e coinvolgente. La narrazione intreccia la storia personale della protagonista con quella della sua città, Brindisi, e con la corsa allo spazio che caratterizzò il decennio 60-70 del secolo scorso. Questo intreccio di storie offre uno sguardo su un periodo storico ricco di cambiamenti e trasformazioni, che ha influenzato profondamente la vita delle persone e delle comunità. La presenza della musica dei Beatles, eseguita dal vivo dai due musicisti, aggiunge un elemento di magia e nostalgia allo spettacolo, trasportando il pubblico in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio. Le canzoni diventano parte integrante della narrazione, amplificando le emozioni dei personaggi e contribuendo a creare un’atmosfera suggestiva e coinvolgente.

 

La favola di Peter” della compagnia Principio Attivo / SilviOmbre emerge dal nostro punto di vista come il più originale spettacolo della rassegna. Si tratta di una storia poetica, ottimamente scritta e diretta da Giuseppe Semeraro, narrata attraverso il linguaggio delle ombre, del sogno e dell’ironia da parte del virtuoso Silvio Gioia. Grazie alla sua grande maestria, Gioia riesce a coinvolgere ed emozionare il pubblico di ogni età.

Questo spettacolo si distingue per la sua capacità di trasportare gli spettatori in un mondo incantato, dove la realtà si mescola con la fantasia e dove le ombre prendono vita per raccontare una storia avvincente. Attraverso un uso magistrale della tecnica delle ombre, Gioia riesce a creare atmosfere suggestive e a dare vita a personaggi indimenticabili che catturano l’immaginazione dello spettatore. Ma non è solo la tecnica che rende questo spettacolo così straordinario. È anche la poesia e l’ironia con cui viene narrata la storia di Peter che lo rendono così affascinante e coinvolgente. Gioia riesce a trasmettere una vasta gamma di emozioni attraverso le sue ombre, facendo ridere, sognare e anche commuovere il pubblico. Pertanto lo spettacolo si rivela una vera e propria esperienza teatrale che lascia un’impronta indelebile nel cuore e nella mente dello spettatore.

 

Per Aria” della compagnia Sosta Palmizi si presenta come una storia contorta che, purtroppo, non riesce a decollare al soffio del vento come ci si auspicherebbe. Nonostante le complesse brame della messa in scena, sembra che la narrazione non riesca a trovare la giusta fluidità e leggerezza per trasportare il pubblico in volo con sé. Questa mancanza di volo potrebbe essere attribuita alla complessità della trama o alla sua esecuzione, che potrebbero rendere difficile per il pubblico seguire la storia e connettersi emotivamente con i personaggi e le loro vicissitudini. È importante che una storia contorta sia trattata con cura e attenzione per evitare di perdere il filo conduttore e di disorientare lo spettatore. Forse, un approccio più chiaro e lineare alla narrazione e l’eliminazione di sovraccarichi o complicazioni superflue, potrebbe aiutare “Per Aria” a trovare la leggerezza e la fluidità necessarie per decollare.

 

LàQua” del Teatro Koreja emerge come una meravigliosa e giocosa esplorazione dell’acqua e della nascita, pensata appositamente per i più piccoli. Questo spettacolo offre un viaggio soave e coinvolgente attraverso canti atavici e coreografie di corpi che rapiscono l’occhio e il cuore, regalando agli spettatori una esperienza simbolica ma al tempo stesso concreta ed emozionante. I suggestivi e coinvolgenti canti delle due bravissime attrici aggiungono un elemento magico e avvincente allo spettacolo, trasportando gli spettatori in un mondo incantato dove l’acqua diventa protagonista e la nascita viene celebrata in tutta la sua bellezza e mistero. È importante sottolineare anche l’impareggiabile, affascinante, vero, e perennemente presente sorriso della bella Emanuela Pisiocchio, che contribuisce a creare un’atmosfera di gioia e meraviglia che avvolge tutto lo spettacolo, che incanta e coinvolge i più piccoli, offrendo loro un’esperienza teatrale indimenticabile e ricca di significato. Grazie alla sua poesia, alla sua bellezza visiva e al suo messaggio universale sulla nascita e sull’importanza dell’acqua, questo spettacolo si rivela una vera e propria gemma nel panorama teatrale per l’infanzia.  Non sempre è facile vedere spettacoli per l’infanzia davvero di qualità, costruiti con intelligenza, usando un linguaggio (non solo vocale) adatto ai piccolissimi, così come questo LàQua.

 

Il Minotauro senza fili” della compagnia Adamàh Teatro si presenta come una recita di un gruppo desideroso di crescere nel campo artistico. Questo spettacolo rappresenta un’opportunità per la compagnia di esplorare nuove forme espressive e di sviluppare le proprie capacità artistiche. Attraverso la narrazione della leggenda del Minotauro, il gruppo ha l’opportunità di mettere in mostra il proprio talento e la propria creatività, esplorando temi universali come il labirinto della vita e la ricerca dell’identità. La compagnia dovrebbe sfruttare questa recita per sperimentare migliori tecniche teatrali, sviluppare la propria sensibilità artistica e creare un’esperienza coinvolgente per il pubblico, cosa che potrebbe rappresentare un importante passo avanti nel suo percorso di crescita artistica.

 

Virginia allo specchio” della compagnia Animalenta si presenta come un racconto tormentato della genesi dell'”Orlando” di Virginia Woolf. Questo spettacolo mescola realtà e immaginazione, offrendo al pubblico una rappresentazione ricercata e profonda che esplora i pensieri e le emozioni della famosa scrittrice. Tuttavia, nonostante la ricercatezza della messa in scena, a tratti l’atmosfera si fa grave ed appesantita, forse a causa della complessità dei temi trattati o della profondità psicologica dei personaggi. Questo potrebbe rendere l’esperienza teatrale meno accessibile e coinvolgente per alcuni spettatori. Nonostante ciò, “Virginia allo specchio” offre al pubblico l’opportunità di immergersi nel mondo interiore di Virginia Woolf e di esplorare la sua creatività e la sua tormentata ricerca di identità e significato; lo spettacolo cerca di far emergere la complessità e la profondità della mente della scrittrice, offrendo al pubblico uno sguardo intimo e coinvolgente sulla sua vita e sulle sue opere.