TEATRO FRA LE GENERAZIONI, CASTELFIORENTINO, LE RIFLESSIONI DI RENATA REBESCHINI

TEATRO FRA LE GENERAZIONI

Festival a Castelfiorentino

di Renata Rebeschini

 

Eccomi a parlare della vetrina di primavera a Castelfiorentino, ospiti di Giallo Mare Minimal Teatro, con tante presenze e diverse proposte/studio.

Innanzitutto mi piace ricordare che la prima sera, in chiusura della giornata, abbiamo assistito a un video, in tributo ai 100 anni di Pasolini: una mezz’ora piacevole, commovente, emozionante. Davvero è intensa l’ammirazione e l’amore per il grande poeta del ‘900 da parte di Mario Bianchi, che ha curato il filmato, prendendo pezzi di film e riproponendo interviste e incontri con un grande, scomparso davvero troppo presto. Bravo, Mario! Grazie.

Un altro discorso a parte merita Nel mezzo dell’inferno, del CSS Teatro Stabile d’innovazione del PVG Lac- Lugano Arte e Cultura. Uno spettacolo-realtà virtuale con utilizzo di visore, con la drammaturgia di Roberta Ortolano e Fabrizio Pallara e con l’immaginifico lavoro virtuale di Massimo Racozzi, Sara Ferrazoli e Alessandro Passoni.

Diciamo che non è proprio teatro come s’intende normalmente, ma è certamente un’esperienza di forte impatto emotivo. Un solo spettatore alla volta, munito di visore e cuffie, viene introdotto nella realtà (virtuale… ma così vera!) dell’inferno dantesco. Noi stessi diventiamo il grande viaggiatore e, con Virgilio come guida, viviamo, come fosse realtà, nelle inquietanti atmosfere descritte da Dante. Non si guarda soltanto, ma si segue il percorso proprio camminando con le proprie gambe, immergendosi nelle atmosfere, nei suoni e nel vento. Sembra davvero di essere all’interno dei famosi quadri del Doré e, pur sapendo che tutto è finzione, il cervello si lascia ingannare, per cui immagini tridimensionali, suoni, musiche e voci diventano reali e a volte anche muoversi per andare avanti diventa difficile, pauroso: quello che si vede intorno sarà anche virtuale, ma per te diviene reale e la mente si confonde…

Belle emozioni per chi conosce bene la divina opera, ma anche per chi vi si approccia con meno preparazione letteraria ma con animo aperto. E infine si esce “a riveder le stelle”.

 

Ed eccomi agli spettacoli

Quello che si è notato in particolare è il grande utilizzo di proiezioni (che a volte servono a nascondere altro), e, ma questo può anche essere piacevole, di teatro di figura con bei pupazzi.

 Raggruppo, in questa prima parte, i Progetti/studio

I progetti sugli studi ancora tali, nel senso che devono ancora essere ben elaborati, costruiti, provati. Per ora alcuni sono solo piccole bozze.

 La mia vicina Alfonsina di Animateria, vede in scena un giovane narratore, ancora acerbo, racconta di Davide, undicenne che va a vivere nella periferia di una città, spaesato, solo, finché la vecchia Alberina, sua vicina, attira la sua attenzione.

 In Corpo celeste, invece, la giovane attrice vuole raccontare la vera storia di Celeste, la cui vita dipende da una macchina a causa della SMA. Allora sarà il sogno a portare in mondi immaginari in cui tutto è possibile.

Ghiuma, di Teatro Gioco Vita

Nel gruppo degli spettacolo/studio, questo è messo in scena da due giovani che danno vita a un corpo inanimato assecondandone gesti, movimenti intenzioni.

Oh, uno studio di Catalyst, è stato presentato da uno solo dei due attori, in quanto il covid ha impedito una presentazione più completa. La bella scena (di Mulino Rosenkranz) con un enorme libro bianco adagiato sulle tavole del palcoscenico promette tanti “oh”

CartaSìa  di Drogheria Rebelot/Bibo Teatro.

La crisi dell’artista Bruno potrebbe venire risolta da qualcosa di insolito: la Carta. Sarà con quella che riuscirà a portare la sua opera alla mostra dell’indomani?
Gli effetti e le immagini di questi pezzi/blocchi di carta, che si animano via via sino a diventare un personaggio, sono di impatto scenico, particolarmente nella parte iniziale, con i vari “arti” che si muovono da soli in modo suggestivo, ovviamente manovrati da persone invisibile nello sfondo nero.

Cipì (TeatroEvento/Zaches), un lavoro in itinere, vede in scena un Giorgio Scaramuzzino, che impersona il maestro Mario Lodi di Vho, nel centenario della nascita. La presenza scenica di Giorgio è davvero d’effetto così come i movimenti scenici degli oggetti proposti in modo suggestivo

 

Spettacoli

Il brutto anatroccolo del T.P.O e Teatro Metastasio, ci racconta il processo di crescita del futuro cigno. La classica storia, riportata con l’uso di linguaggi diversi e con effetti scenici suggestivi.

Dolce Cenerentola, prodotto da Aslico/Opera de Oviedo/State Opera Plovdiv, racconta la celebre storia quasi in musical operistico. Belli i pupazzi delle sorellastre e piacevole la messa in scena.

Artevox/Sipario Toscana, in prima nazionale, ha presentato Briciole di felicità.

Si racconta la storia degli abitanti di un villaggio, tutti tristi e soli, impegnati solo a pensare a se stessi, finché un giorno arriva il venditore di felicità, un imbonitore che vende loro barattoli vuoti… Chi ha rubato la felicità? Forse Ohibò? Si tratta di un personaggio strano, diverso da tutti ma… felice!  Tutti allora escono di casa per carpire il segreto di Ohibò, imparano a parlarsi, a conoscersi, a stare insieme. Ecco il segreto! La storia è rappresentata solo dai pupazzi, belli e ben usati, che si muovono in una scenografia ben costruita.

Papero Alfredo, presentato dal TeatroGiovani/Teatro Pirata non ha certo deluso. Uno spettacolo ben costruito, con un Simone Guerra sempre perfettamente presente nel ruolo, che recita e dà vita ai burattini entrando e uscendo dalla “baracca” che è in effetti il laboratorio/casa del burattinaio stesso. I suoi burattini hanno i propri gusti e non tutti, qui è Papero Alfredo, vogliono fare il pirata… Un omaggio agli storici interpreti del teatro Pirata, che hanno saputo lasciare una degna eredità. Simone, poi, oltre che bravo è anche bellissimo con i capelli pirateschi!

In serata i 7 contro Tebe, proposto da I Sacchi di Sabbia, è stato un tuffo nella tragedia greca, un tuffo fatto con intelligenza, con spirito, con rispetto: quattro attori in scena, tutti assolutamente preparati e credibili. La storia dei figli di Edipo, Eteocle e Polinice, viene raccontata con capacità e ironia da due “prefiche” da una “femminista ante litteram” e dallo stesso Eschilo. Ne risulta una rappresentazione intelligentemente divertente, che fa seguire perfettamente la narrazione con il sorriso, senza nulla togliere alla tragicità del testo. Lo spettacolo, costruito da Massimiliano Civica, si avvale dei validissimi attori (e attrice): Gabriele Carli, Giulia Gallo, Enzo Iliano e Giovanni Guerrieri.

La filastrocca della vita, una proposta di Stilema/ Filipazzi

Due attori-musicisti raccontano ed evocano storie, vere e inventate, sulla vita. Tutto in filastrocca. Loro (Silvano Antonelli e Ferruccio Filipazzi), sanno suonare e cantare, lo sappiamo, ma questa volta voglio sottolineare l’ottimo lavoro del tecnico audio/luci (Giulia Antonelli, delicatezza femminile!), che con precisione e sensibilità ha saputo seguire i vari passaggi del racconto dei due “cantattori”.

Bambini all’inferno, di Giallo Mare Minimal Teatro, uno spettacolo su Dante che sa parlare ai ragazzi. Uno spettacolo che ripercorre l’Inferno dantesco con ironia, con correttezza e con precisione; si segue con piacere, godendo del testo dantesco nei vari racconti e passaggi, grazie alle doti attoriali di Tommaso Taddei e alla scrittura scenica di Renzo Boldrini, scrittura adeguata a un pubblico giovane… e forse anche adulto.

De La regina delle Nevi di Giallo Mare Minimal Teatro, ho già scritto in precedenti recensioni.

Papagheno Papaghena, i pappagalli di Mozart, della Compagnia PEM/ TRIOCHE, lo scrivo in grassetto! Perché? Si può immaginare! Questo spettacolo, da solo, merita l’intera vetrina!

Drammaturgia e regia di Rita Pelusio. Scene e costumi di Ilaria Ariemme; interpreti: Nicanor Cancellieri, Irene Geminatti Chiolero, Franca Pampaloni.

La famosa opera di Mozart, Il Flauto magico, viene messa in scena da tre artisti completi: musicisti, cantanti e attori sempre bravissimi in ogni passaggio. Mai avevo goduto della performance di cantanti lirici così ironici ed eclettici dal saper diventare comici in modo così naturale. Tutto lo spettacolo è affascinante, dai divertentissimi costumi alle scenografie essenziali, dalle luci alla impeccabile regia. Uno spettacolo al quale bisognerebbe assistere ogni giorno per rendere la vita gioiosa.

La bella addormentata del CSS di Udine, viene narrata in una saletta raccolta, come se a raccontare fosse la mamma, o la nonna, che però conosce il mestiere e che sa favoleggiare con delicatezza e ottime capacità. In realtà è l’ottava fata, quella che fa il maleficio, a proporre il proprio punto di vista. Brava ed elegante, con sapiente uso della voce, Nicoletta Oscuro.

 

Le Relazioni necessarie di Valentina Lisi, è stato lo spettacolo finale del Festival.

Nell’enorme album di famiglia, che è in scena, le foto si animano, come un libro pop up, per ripercorrere la storia della narratrice che, a volte, è la storia di tutti noi. Spettacolo giusto per la chiusura del Festival, che ci ricorda che la definizione di dipendenza significa “essere in necessaria relazione”.

Quella relazione che in questi due anni ci è mancata sia nei confronti di chi ci sta intorno sia nei confronti del Teatro!

 

Renata Rebeschini