Ciao, mi chiamo Enza De Rose, sono attrice e organizzatrice della Contrada Teatro Stabile di Trieste, teatro nato nel 1976 e di cui sono onorata di far parte. Uno dei miei maestri, Francesco Macedonio, regista cresciuto al Teatro Rossetti, ha creato questo luogo insieme ad Ariella Reggio e Orazio Bobbio.
Frequento il conservatorio. Studio composizione elettronica, multimedialità e linguaggi moderni; con l’intenzione di continuare ad espandere i miei interessi artistici, non rimanendo solo nel teatro ma aprendomi ad altre possibilità. Credo molto nella relazione tra musica e teatro – come si pronuncia una parola, come si dicono delle frasi, delle battute; c’è una intenzione chiaramente dietro, c’è un personaggio, ma si segue anche una regola: che è il ritmo, che è il suono.
Esattamente il tuo ruolo qual è, qui a La Contrada.
Oltre ad essere attrice di Teatro Ragazzi e della compagnia del serale, sono organizzatrice della stagione “Ti racconto una fiaba”, che è arrivata al 42° anno di vita, e “A teatro in compagnia”, che è arrivata alla 36° edizione.
Cos’è per te il Teatro Ragazzi?
Innanzitutto il Teatro Ragazzi è innovazione perché nel teatro ragazzi puoi sperimentare cosa che nel teatro serale, di prosa, non puoi fare con la stessa libertà. Parlavo di come nel teatro ragazzi si può veramente sperimentare con Ariella Reggio- un’attrice molto famosa del teatro, soprattutto qui a Trieste. Ha ottantacinque anni, quindi ne sa. Nella prosa ci sono delle linee da seguire; invece il bambino è più aperto, l’adulto no. È per questo che girano sempre gli stessi titoli. A meno che si non vada in un posto dove è dichiarato che lì c’è teatro d’innovazione. Detto questo, non dovrebbe esserci alcuna distinzione tra teatro ragazzi, teatro di prosa e teatro danza, perché l’arte è arte. Il teatro è teatro e quindi quando fanno questa distinzione lo fanno per motivi politici; perché a quello diamo tot, a quell’altro diamo tot, e a quell’altro ancora tot. Mi piace molto l’approccio dell’Inghilterra dove non c’è neanche distinzione tra teatro amatoriale e professionista, il teatro è teatro, non esistono distinzioni.
Perché ti occupi di Teatro Ragazzi? Come arrivi al Teatro Ragazzi?
All’inizio quando ero più piccola, ora ho 32 anni ma ho cominciato che ne avevo 23, come tutti i ragazzi giovani volevo fare il grande teatro, Shakespeare, il teatro drammatico. Poi una ragazza è andata via, hanno fatto un provino e mi hanno preso nella compagnia di teatro ragazzi. E io mi sono innamorata. Innanzitutto dei bambini, che quando vengono a teatro non hanno filtri. Se uno spettacolo gli fa schifo te lo dicono. E quindi quale miglior palcoscenico dove imparare il mestiere? Poi ho scoperto che potevo essere più libera, avevo meno frustrazioni che nel teatro serale, dove, lo dico senza peli sulla lingua, ci sono dinamiche che non sono interessanti a livello umano. Il fatto che il pubblico sia di bambini permette al Teatro Ragazzi di conservare quella purezza che il teatro turnisti, di prosa, raramente ha.
Hai dei punti di riferimento nel teatro ragazzi, qualcosa che ricordi con piacere? Qualcosa da cui prendere spunto?
Vista la vicinanza con la Croazia e la Slovenia, posso citare il teatro di Karlovac croato con cui abbiamo collaborato. Sono specializzati in teatro di figura, che per loro vale a dire soprattutto: pupazzi, marionette e poca pochissima parola. Il linguaggio fisico che hanno i croati e in tutta la zona dell’est è molto diverso dal nostro. Molto interessante. E ho notato, loro sono in automatico più predisposti a qualsiasi forma di teatro, partono da una mentalità più elastica. In generale, credo che l’ispirazione vada presa un pò da tutto. Parlavo con il mio docente di composizione: la creazione è una cosa molto personale ed inaspettata, tu immagazzini-immagazzini-immagazzini ed ad un certo punto esplodi. Non è una cosa controllata, non si può spiegare la creazione, di qualsiasi tipo di forma d’arte. Quindi bisogna attingere da ogni parte -dalla vita stessa- ed essere pronti all’esplosione. Dobbiamo nutrirci, e dobbiamo nutrire il pubblico. Abbiamo un compito importante nel teatro ragazzi.
Parlaci del tuo ultimo lavoro. La tua prima regia. Tra poco comincerete le prove.
“La regina delle nevi” vuole distruggere l’arte, perché rende gli umani liberi di essere aperti alle emozioni. Lei la vuole distruggere perché a sua volta ha sofferto e quindi ha voluto eliminare le emozioni, ha voluto creare del ghiaccio dentro di sé. Questo è il punto di partenza. Stiamo utilizzando linguaggi multimediali, tutte le scenografie verranno mappate e avrò occasione di applicare i miei studi a questo lavoro. Ci sarà pochissima parola, tanta giocoleria, clownerie e danza. Il protagonista è il folletto custode della musica che insieme allo spirito dell’arte (la danzatrice) intraprendono il cammino che fece Gerda. Devono raggiungere il castello della regina, non per distruggerla ma per sciogliere il ghiaccio e ritrovare tutti i folletti custodi delle arti fatti prigionieri e ridare l’arte all’umanità.
Ed è con questa immagine che salutiamo i lettori e ringraziamo Enza per il tempo trascorso insieme.
intervista cura di Pierpaolo Bonaccurso e Greta Belometti