Incontriamo un personaggio unico nel panorama del teatro ragazzi italiano, un poliedrico artista capace di disegnarsi addosso un percorso di assoluta originalità che non trova uguali in Italia. Daniele De Bernardi è costruttore di pupazzi e burattini, musicista, pittore, scenografo, attore, autista, elettricista, facchino, performan, è un artista/artigiano curioso, capace di passare attraverso tutte le competenze che produrre uno spettacolo comporta. I suoi lavori hanno un marchio di fabbrica immediatamente riconoscibile e sono realizzati con un one man show davvero impressionate. Nelle nostre programmazioni siamo abituati a vedere persone che lavorano da sole, soprattutto burattinai, che arrivano con la baracca e fanno lo spettacolo. Daniele, come un paziente demiurgo, allestisce grandi spettacoli, dissemina i palchi di interruttori, come la Dea Calì muove le sue sei braccia riscendo a far parlare decine di pupazzi, cambiare le luci con gli interruttori a piede, mandare i brani musicali mettendo la mano in tasca e azionando il dispositivo. Tutto come se fosse la cosa più normale di questo mondo. Si muove sulla scena come uno sciamano, e forse lo è davvero, tra pupazzi che si è costruito, musiche che ha composto e registrato, scene che ha costruito, copioni che si è scritto. Cerchiamo di conoscere il suo percorso.
Ho cominciato nel 1980 quando avevo vent’anni, in quel tempo nel savonese si organizzavano diversi corsi e laboratori di teatro, ero curioso, come lo sono ancora, li ho fatti tutti, da quelli sul lavoro dell’attore a quelli sulla costruzione di maschere e pupazzi, ricordo in particolare una serie di incontri con Mario Mirabassi (Tieffeu Perugia) al quale debbo molto per il futuro del mio lavoro. Erano periodi eroici, si facevano tante cose, si parlava, si sognava di creare una compagnia di teatro. Ho cominciato allora a lavorare la gomma piuma e a creare i primi pupazzi della mia vita, era un processo affascinante, veder nascere una figura, dargli voce e movimento, aveva la sua magia. Le prime esperienze le ho fatte con il “Teatro dell’Archivolto” di Genova nel 1985, collaborando come attore ad una loro produzione, poi il “Centro Ricerche Espressive” di Savona, finché nel 1988 ho creato il “Teatrino dell’Erba Matta”, cominciando un ciclo di lavoro che tutt’oggi continua. All’inizio ho cercato di partecipare a quanti più festival e vetrine possibili, con l’intento di far conoscere il mio lavoro e crearmi un giro.
Non è facile, neppure per me, capire come sono arrivato al lavoro attuale, ho di certo avuto delle suggestioni, penso ad esempio al film “Satyricon” di Federico Fellini, c’era una scena in cui due attori interpretavano vari ruoli utilizzando maschere, tessuti ed altro, sostanzialmente facevano tutto da soli, quella capacità è certamente restata in incubazione dentro di me. Ho lavorato, sempre agli inizi, con il “Terzo Studio”, organizzatori di “Mercanzia”, il festival degli artisti di strada di Certaldo, andavo in piazza con un baule e raccontavo storie, ero un affabulatore che utilizzava pupazzi che si era costruito. In seguito ho provato con le Scuole e la cosa mi ha aperto ulteriori orizzonti, ero onnivoro, mi piaceva fare ogni cosa di questo mestiere. Il resto è venuto con gli anni di lavoro, durante i quali inevitabilmente una persona trova la propria strada. In questo momento, mentre parliamo, sono nel mio laboratorio dove vedo davanti a me le 70 scatole, piene di altrettanto materiale, che ho preparato per “Alice”, uno degli ultimi spettacoli prodotti.
Te ne vai in giro con le tue 70 scatole, riempi i palcoscenici, scarichi, monti, fai lo spettacolo, rimpacchetti e riparti, tutto da solo. La domanda te l’avranno posta in tanti, perché è inevitabile, hai difficoltà a lavorare con gli altri?
Non credo, ho sempre lavorato e con piacere con altre persone, suonavo in una band con 12 elementi, ho collaborato con diverse compagnie, oltre l’Archivolto, con il “Teatro del Piccione” e altri ancora, il fatto è che la dimensione solitaria si confà al mio carattere, è stato per me un percorso moto naturale, senza stress.
Sarà così anche per il futuro?
Non lo so, le porte sono sempre aperte. Mia figlia sta frequentando la scuola “Alessandra Galante Garrone” di Bologna, il suo compagno ugualmente, sono due giovani moto motivati, non escludo che si possa fare in futuro un percorso insieme, poi magari proseguire ciascuno per la propria strada. Il futuro è sempre un libro aperto e tale deve restare, mai mettere limiti a questo.
Parliamo della pandemia, non sei tra quelli che durante questo triste anno sono stati particolarmente attivi sul web, come mai?
Non ho nulla contro il teatro on line, in questi periodi stò seguendo un piccolo progetto per una Scuola dell’Infanzia con la quale mi collego attraverso la LIM, mi diverte, è una cosa nuova che non avevo sperimentato ancora. L’ho fatto perché me lo hanno chiesto le Insegnanti e mi stimola. Non credo certo che il teatro on line possa in nessuna maniera sostituire l’evento in presenza, neppure lontanamente, però penso che abbia una sua ragione di essere. Da ragazzi tutti quanti abbiamo visto teatro alla televisione, da Eduardo in avanti, non che questo ci abbia allontanati dall’andare al teatro, non mi sembra. Sò che c’è un grande dibattito attorno a questo argomento, secondo me se qualcuno lo commissiona e lo paga non ci sono dubbi che vada fatto. Ai miei spettacoli ho da sempre affiancato la produzione di un dvd con la registrazione del lavoro, proponendolo al pubblico, questo a fatto storcere il naso a molti. Ricordo a Torino, durante un’edizione del “Gioca Teatro”, come si discutesse se fosse un’operazione opportuna o meno. Ho fatto poco teatro on line durante la pandemia perché non sono così caparbio da andarmelo a cercare, se qualcuno me l’avesse chiesto sarei stato disponibile.
Cosa bolle nella pentola del tuo futuro, a cosa stai lavorando?
Attualmente sto lavorando ad un progetto molto speciale, mi è stato affidato da una Cooperativa di Sanremo per i 700 anni di Dante Alighieri. Mi hanno proposto di gestire uno spazio dedicato ai bambini su questo argomento, una sfida molto grande. Ho cominciato a lavorarci già da mesi e alla fine ho trovato la chiave che mi sembra giusta per avvicinare Dante al mondo dei più piccoli. Sarà un lavoro proponibile alle Scuole Primarie e Medie, dove riprendo un’antica passione che non ho mai smesso di coltivare, quella di dipingere. Farò uno spettacolo di cantastorie e il cartellone illustrato sarà composto da 40 dipinti su tela di 100 x 170 cm, ciascuno dei quali, come pagine di un libro, si sfoglierà, aprendo la strada verso l’immaginario e popolato mondo dell’Inferno. Un impegno ingente al quale sto lavorando con grande entusiasmo. Il debutto è previsto per il mese di Settembre a Sanremo. Finalmente avrò modo di mettere in uno spettacolo il mio lavoro di pittore, nel senso pieno della parola. Ristudiare Dante a 60 anni è stata una scoperta, ho ritrovato i vecchi libri di Scuola, i commenti critici del Sapegno, gli appunti sui libri. Una piacevole riscoperta che in questo momento di stasi mi ha dato un grande sostegno, soprattutto psicologico. Un uomo quando ha un progetto in testa, è felice.
intervista a cura di Marco Renzi