MAURIZIO STAMMATI – SEMAFORI ROSSI

Riflessione sul tempo che è.

La continua e perpetua chiusura dei teatri e di ogni forma di spettacolo dal vivo, sta facendo calare sul nostro mondo una sempre più pesante coltre di indifferenza. Ci si sta poco a poco abituando a farne a meno, una patina di rassegnazione sta avvolgendo tutto l’ambiente, che sembra ormai accontentarsi di qualche mancia e di una pacca sulla spalla. Del resto non si percepisce nemmeno il tentativo di rendere veramente chiare le motivazioni di questo provvedimento, così rigido e perpetuo, tanto da far venire il dubbio che forse proprio i teatri siano i responsabili di questa maledetta pandemia. Un’altra cosa balza agli occhi, non si riesce a comprendere per quale motivo le funzioni religiose, giustamente, possono continuare a svolgersi regolarmente, rispettando le norme del distanziamento, mentre per i teatri tutto questo non è assolutamente ammissibile. Nell’ultimo periodo, purtroppo, ho partecipato ad un paio di funerali, dove ho potuto constatare la fattibilità della funzione in presenza, con posti distanziati, mani igienizzate e personale di controllo. Ma perché a teatro tutto questo non si può? Carissimi teatranti colleghi che di mestiere avete preso questa strada, forse è arrivato il tempo di agire, ma non troppo, con calma, prima che sia troppo tardi. L’unico spazio di rappresentazione che ci resta è il semaforo all’incrocio. Chiediamo l’utilizzo prioritario, in concessione, con bando europeo, a rendicontazione, con anticipo senza ristoro, battiamoci almeno per guadagnare qualche secondo in più sul rosso, non troppo per non essere tacciati di essere sempre i soliti reduci di quel che non c’è più.

Maurizio Stammati