MONI OVADIA, SUL TEATRO E SULLA VITA

LA TUA CARRIERA ARTISTICA È UNA GRANDE MONTAGNA. COSA HA RAPPRESENTATO PER TE LA POSSIBILITÀ DI INCONTRARE UN PUBBLICO DI RAGAZZI.

Quando mi è capitato di fare spettacoli per le scuole, incontri e conferenze per i ragazzi, sono stati sempre momenti straordinari, ho sempre evitato di usare qualunque moralismo con loro, dicevo: io sono una proposta non la verità. Ho sempre usato una dimensione ludica e un linguaggio molto comprensibile, giocando con l’ironia.

Mi hanno spesso chiamato a parlare della memoria e quello che mi preme sottolineare è che la memoria serve per vivere nel presente e nel futuro, non nel passato, uso sempre un linguaggio libero, la memoria serve all’umanità, non è mai rigida. Aborrisco la retorica, che spesso invece è molto frequentata in questo genere di manifestazioni.

Gli incontri con i ragazzi sono sempre folgoranti. Mi aggancio alla memoria e parlo loro di bullismo, di quando ad esempio iniziano a non invitare alle feste il compagno che è ciccione o la compagna che è piena di brufoli, dico loro che questa è una forma di violenza che può segnare la vita delle persone. Al termine capita che vengano a parlarmi delle ragazze, sono sciolte in lacrime per aver toccato con grande semplicità temi così importanti e vicini a loro.

Io non ho avuto figli ma sono nonno e vi racconto come sia stato possibile : quando era in vita, sono stato molto amico di Rita Borsellino e quando lavoravo a Palermo presi con me sua nipote, allora diciassettenne, nel coro di uno spettacolo che feci con Mario Incudine. Rita era già molto malata e un giorno mi chiamò e mi prese le mani dicendomi e pregandomi di fare da nonno alla sua Valentina, da allora mi sento investito di una responsabilità verso di lei e i suoi coetanei. Scherzo molto con loro. Mi piace creare una comunità.

 

COME VEDI IL SETTORE CULTURA E SPETTACOLO DAL VIVO IN QUESTO MOMENTO

Intanto noi in Italia abbiamo un enorme problema, non amiamo la lotta. Non si ottiene nulla senza lottare. In Germania Angela Merkel, che è una conservatrice, ha dichiarato che i lavoratori dello spettacolo e della cultura sono lavoratori di primaria importanza per la Germania, di conseguenza abbiamo consistenti finanziamenti per il teatro che viene posto continuamente all’attenzione della gente. In Italia siamo molto indietro, il nostro non è considerato ancora un lavoro. In Inghilterra gli attori sono guardati con grande rispetto, diventano baronetti. La verità è che in Italia non sappiamo combattere, quelli che fanno i doppiaggi, ad esempio, se si imponessero e bloccassero tutto, riuscirebbero a farsi ascoltare.

A proposito di lottare, io sono considerato un sovversivo, soprattutto dalla sedicente sinistra, perchè difendo i diritti dei Palestinesi, per questo mio agire non posso più entrare in Israele, non posso attraversare il ghetto a Roma, ma non per questo rinuncio a combattere. La sinistra ha paura, teme le ire di Israele e accetta i suoi soprusi, i giornali della sinistra non ospitano più chi ha il coraggio di lottare. Il Manifesto e il Fatto Quotidiano sono gli unici quotidiani che ancora mi lasciamo spazi per parlare. Tornando alla cultura, ho sempre sostenuto che noi non siamo quelli che fanno divertire ma quelli che concorrono a creare l’identità del paese. Facciamo un esempio, alieniamo il teatro e la cultura italiana, dopo di che ti domando: cosa è l’Italia? Nulla. Lo specifico dell’Italia come identità è il melodramma, la commedia dell’arte, Federico Fellini ecc.. I nostri monumenti non sono venuti su da soli, sono stati gli uomini che li hanno fatti, Brecht ci insegna che ci sono i nomi dei re dietro quei monumenti ma sono stati architetti, scalpellini, maestri a realizzarli. I lavoratori dello spettacolo non hanno una forza contrattuale, eppure sono molti di più degli operai della FIAT.

Sai chi ha detto che la cultura è fondamentale all’economia? il presidente della Confcommercio lombarda, perchè è cosciente che creiamo un immenso indotto. Il problema è trovare una strategia di lotta, ad esempio tutte le volte che il pubblico viene ai nostri eventi potremmo dare, insieme al biglietto, un breve questionario, nel quale chiediamo se per loro questi eventi sono importanti e di lasciare un indirizzo email, così nel giro di 3 anni avremmo un database enorme da poter condividere.

Renderei il teatro e la musica materie di obbligo dalle scuole dell’infanzia alle università. Tutti dovrebbero imparare a suonare uno strumento. Costruire orchestre, cori, compagnie teatrali, insegna tante cose per la vita e crea un pubblico motivato che difenderà dai politici ignoranti il teatro.

A Dario Fo hanno dato premi e onorificenze, ma un teatro no, lui che è stato il drammaturgo più rappresentato al mondo. Molti vanno ad esibirsi in televisione ma poi scelte vere non se ne fanno mai. A me non mi invitano in televisione, perché dico cose che fanno saltare sulla sedia, dico degli intellettuali pavoni, che dobbiamo attuare un disarmo progressivo ed investire in salute e cultura. I negazionisti ad esempio sono frutto dell’incultura, cosi come lo sono  la mafia, la ndrangheta, la camorra. Di contrastarle non siamo in grado ma con la retorica del faremo siamo i primi nel mondo .

Noi uomini di cultura non sappiamo combattere. Nessuno si è contagiato andando a teatro però abbiamo permesso che li chiudessero, questo è lo specchio di tutto il ragionamento.

Il teatro è un sistema fatto di officianti e pubblico, il teatro è vita. In testa a tutte le riflessioni sul teatro mi piace mettere un sonetto di Gigi Proietti che recita così: “Viva er teatro dove tutto è finto, ma niente c’è di falso”. Il teatro è un sacrario di verità, è fondamentale per una società.

 

A QUESTO PROPOSITO VOLEVO CHIEDERTI COSA PENSI DEL TEATRO IN STREAMING

Non sono contrario ma certo il teatro ha bisogno di emozioni e queste le raggiungi in presenza. E’ anche vero che se uno spettacolo piace in video poi lo trovi anche in teatro, il mio spettacolo “Oylem Goylem” nel ‘93 divenne un successo straordinario anche per alcuni passaggi in video che fece. L’uso di grandi schermi ormai fa il cinema a casa, immaginiamo se fosse possibile avere un 3d di qualità sarebbe straordinario.

Io sono per integrare le due forme, non per sostituire, il vero problema è che noi siamo divisi e per questo ci guardano tutti come pezzenti, non come risorse, io purtroppo non dirigo un teatro, sono considerato un “cattivo” e nonostante abbia 40 anni di militanza a sinistra sono osteggiato soprattutto a sinistra.

Sarò sempre dalla parte dei lavoratori, dei popoli in lotta, delle minoranze, sempre, ma con i partiti ho chiuso, sono centri di potere che distribuiscono posti a incompetenti e non solo nei teatri ma anche, purtroppo, negli ospedali, ci sono delle eccezioni sia chiaro, dei galantuomini. Vorrei un partito colto, che fa quello che deve perché sa quello che fa.

Un altro esempio è stato quando a Catania mi ero candidato per dirigere il teatro, ma hanno dato quel posto ad una incompetente per appartenenze, l’unico che mi ha difeso è stato Vittorio Sgarbi.

SE TI DOVESSE CHIAMARE FRANCESCHINI CHIEDENDOTI UN CONSIGLIO, DA DOVE INIZIERESTI

Gli direi di andare in consiglio di ministri, di battere il pugno sul tavolo e dire che la cultura deve andare ai primi posti dell’azione di governo, in questo ordine: STATO SOCIALE, SANITÀ, CULTURA, poi il resto, un uomo colto non pensa alle settimane bianche, ha altre priorità. Diceva Pasolini: la miseria è brutta, la povertà è nobile. Bisogna guardare i poveri per sapere come va il mondo. Direi al Ministro Franceschini di farsi finanziare il ministero almeno tre volte tanto, così diventerebbe uno dei tre ministri più importanti in Italia.

intervista a cura di Maurizio Stammati