FABIO NAGGI VICE PRESIDENTE AGIS/ASTRA IMPRESE, LAVORO, SOSTEGNI, STREAMING ED ALTRE STORIE

FABIO NAGGI

VICE PRESIDENTE AGIS/ASTRA

IMPRESE, LAVORO, SOSTEGNI, STREAMING ED ALTRE STORIE

Incontriamo Fabio Naggi a Torino, vice presidente dell’ASTRA/AGIS, la prima storica associazione di imprese che si occupano di Teatro per Ragazzi in Italia.

Facciamo un po’ di storia, raccontaci dell’ASTRA.

AS.T.RA è l’acronimo di Associazione Teatro Ragazzi ed aderisce all’AGIS, l’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo. La sua nascita si colloca alla fine degli anni ’70, allo scopo di dare rappresentanza ad una rete di imprese che, in virtù di una scelta artistica e organizzativa che fissa nel rapporto con le nuove generazioni il proprio baricentro, chiedono un riconoscimento istituzionale al loro fare da parte delle istituzioni locali e centrali, e l’accesso ai finanziamenti pubblici al teatro. Dal 2006, dopo un periodo nel quale il Teatro Ragazzi partecipa a vicende associative differenti, As.T.Ra inaugura una nuova stagione di lavoro. Sua caratteristica è la base di adesione dei soci, che avviene non per tipologia o funzione di impresa, bensì per il tratto identitario della destinazione a infanzia e gioventù del loro lavoro. Ciò fa sì che As.T.Ra riunisca Compagnie di Produzione e Centri di Produzione in un unico obbiettivo di valorizzazione del Teatro Ragazzi, valorizzazione che necessità un lavoro di rete tra soggetti che giocano ruoli differenti nel sistema teatrale italiano. Oggi As.T.Ra raccoglie 25 imprese, distribuite su tutto il territorio nazionale. Presidente è Lucio D’Amelio e con lui As.T.Ra gioca un ruolo attivo in FEDERVIVO, organismo che riunisce le Associazioni di teatro, musica, danza, l’azione multidisciplinare e il circo contemporaneo aderenti ad AGIS. Siamo infatti convinti che la specificità da noi rappresentata possa contribuire a determinare la massa critica necessaria a che il mondo dello spettacolo dal vivo promuova politiche di qualificazione e valorizzazione necessarie all’intero comparto.

Questa la fotografia. Ma per chi volesse saperne di più, è possibile contattarci tramite la pagina FB ASTRA – Associazione Teatro Ragazzi o dal sito di AGIS: www.agist.it, scorrendo l’elenco delle associazioni.

Qual è la principale attività di ASTRA.

As.T.Ra è un sindacato di impresa. Essa dunque rappresenta gli interessi e dà voce ai problemi delle imprese associate e lo fa, con particolare attenzione, sul piano del loro riconoscimento istituzionale. Storicamente questo avviene nella principale relazione con il MIBACT e sul fronte della definizione di funzioni e ruoli che, nel sistema teatrale, includano le specificità del sistema di produzione e diffusione del Teatro Ragazzi. Tutto questo per garantire al settore la destinazione di risorse del FUS. Il rapporto che storicamente le imprese del teatro ragazzi hanno con il mondo della Scuola rende inoltre il MIUR un interlocutore col quale costruire una relazione per politiche interministeriali. Ma il dialogo è aperto anche nei confronti di Regioni e Comuni, attraverso gli organismi unitari di rappresentanza. As.T.Ra affronta, poi, i temi specifici della gestione aziendale, e rappresenta le istanze che emergono sul fronte giuslavoristico, su quello delle politiche attive del lavoro o sulle applicazioni delle norme in materia di sicurezza o di privacy, affinché AGIS, con la voce dell’intera associazione e di quella di Federvivo, solleciti e richiami attenzione e interventi per le specificità del mondo dello spettacolo.

Cosa pensi dei contributi a pioggia che, almeno durante il primo lookdown sono caduti un po’ dappertutto.

Le azioni di ristoro si stanno susseguendo e stanno via via interessando i diversi settori dello spettacolo. Si è cominciato a giugno con i soggetti extrafus. Volendo parlare di questa prima iniziativa la mia opinione è che sia mancata l’adozione di parametri che consentissero di sostenere in modo sostanziale quelle imprese che garantiscono, attraverso una continuità aziendale fatta di lavoro e di conseguenti bilanci, posti di lavoro effettivi e duraturi. I criteri molto ampi adottati hanno allargato la platea, includendo così soggetti più fragili dal punto di vista imprenditoriale, soggetti la cui azione può essere discontinua, così come più debole la capacità di creare lavoro, con operatori dunque impegnati saltuariamente nel lavoro artistico e organizzativo.

Sebbene mi renda conto sia difficile fare delle scelte radicali, questo primo ristoro credo abbia avuto l’effetto di non sostenere in modo sufficiente e significativo quelle realtà effettivamente e costantemente attive, proprio quelle sulle quali l’investimento avrebbe invece un maggiore valore, perché prodromo di una futura tenuta e ripresa dell’azione e dell’occupazione. Tuttavia mi pare che i criteri del secondo sostegno ai soggetti extrafus non siano cambiati, con l’erogazione di una seconda tranche di alcune migliaia di euro che ripropone quello che a mio giudizio è uno squilibrio e una mancata scelta politica di fondo.

Stessa considerazione va fatta per i lavoratori dello spettacolo. I bonus ad essi destinati hanno avuto parametri di accesso che sembrano negare il principio stesso di professionalità. Come si può pensare, infatti, che si possa vivere con 7 giornate di attività versate in un anno? Per quale altro comparto professionale questo parametro sarebbe valso lo status di lavoratore di quel settore? Beninteso, i lavoratori precari vanno certamente sostenuti ma aver fissato quel parametro dice dell’urgenza di una azione che doti il mondo del teatro e dello spettacolo dal vivo di un sistema di ammortizzatori sociali disegnato sulle specificità e fragilità di questo mondo. Se oltre alle immani difficoltà che sta determinando, vogliamo individuare nell’attuale crisi pandemica l’innesco di un possibile cambiamento, ebbene c’è da augurarsi che questo si attui proprio sul piano della definizione di politiche non emergenziali di sostegno al lavoro e ai lavoratori dello spettacolo.

Parliamo adesso del teatro on line e dello streaming, cosa ne pensi?

Il Teatro Ragazzi ha nel suo DNA ascolto, frequentazione, relazione. È una fase metodologica che spesso permea i progetti produttivi. A questo livello, nel momento in cui si cercano momenti di relazione e di scambio, trovo naturale il confronto con la tecnologia, con gli strumenti attraverso i quali le nuove generazioni producono pratiche di contatto tra di loro e con il mondo e con i quali creano contenuti, e dunque visioni del mondo. Ad un secondo stadio credo che la relazione a distanza consentita dall’on line possa valere un potenziamento e anche uno sforzo creativo nel pensare, progettare e condividere con i nostri destinatari – ragazzi, educatori, genitori – materiali ed esperienze utili a creare attorno al momento dello spettacolo dal vivo attesa, riflessione, pensieri e invenzioni suscitate dall’esperienza teatrale. Con poca originalità penso ad incontri con gli attori, con gli autori; o a materiali multimediali e multidisciplinari che possono aumentare, per così dire, la realtà dello spettacolo. Sono invece distante dall’idea di trasmettere uno spettacolo in streaming. Il linguaggio audiovisuale e quello teatrale sono ovviamente diversi e ciascuno ha le sue grammatiche e sintassi. L’uno è autonomo dall’altro, e l’uno non può parlare in vece dell’altro. Il Teatro si sostanzia nel corpo a corpo tra spettatori e attori. Al di fuori di questo c’è qualcosa di diverso, forse qualcosa che può esprimersi in forme ibride che sono ancora da scoprire, ma che io, personalmente, pur curioso di quanto possa emergere, non chiamo teatro.

Cosa pensi della proposta del ministro Franceschini di creare una piattaforma tipo Netflix per il Teatro.

Non sono capace di esprimere giudizi senza aver visto qualche esempio di spettacolo dal vivo trasferito su quella piattaforma. Posso invece dire la mia sul teatro in televisione. Giudizio parziale di spettatore: lo ritengo noioso. E ciò anche quando l’operazione è fatta con un impegno produttivo di alto livello professionale e con il dispiegamento di mezzi tecnici più che adeguati. Ma al di là dell’annunciata piattaforma, sono molti gli esperimenti in corso in questo momento e la migrazione multiforme del teatro on line è un fenomeno evidente. Se sia l’effetto di un violento e squilibrato spostamento d’aria dovuto al vuoto pneumatico determinato dalle platee deserte e quale possa essere il risultato finale di tali movimenti, una volta ristabilito l’equilibrio tra le parti, francamente non so. Torno alla risposta precedente e mi piace pensare che la tecnologia possa aiutare nella ricerca, nell’ascolto, nell’incontro e nell’aumentare una realtà che è però tale solo nella presenza.

Oramai non dobbiamo più farci illusioni, la stagione è compromessa e l’inverno sarà molto lungo, torneremo a lavorare in estate. Cosa senti di poter dire a tutti i colleghi che si apprestano a fare questa difficile traversata.

Nella prima fase di questo anno indimenticabile, ci siamo tutti richiamati ad un atteggiamento resiliente. E infatti è arrivato giugno e, pur essendo tradizionalmente il momento in cui – e non a caso – i teatri chiudono, questi ultimi sono stati aperti. Coerentemente, le imprese hanno riavviato le iniziative, ciascuno secondo il proprio ruolo e la propria funzione, investendo nelle attività, per lo più economicamente in perdita. È stato giusto farlo. Appena possibile abbiamo tradotto in concreto la volontà di non perdere il legame con i nostri pubblici, nonostante le condizioni ne avrebbero limitato qualità e frequenza. E abbiamo esercitato una funzione pubblica che si sostanzia nella ricaduta sociale del nostro lavoro. La seconda ondata rende di fatto impossibile portare a buon fine gli investimenti fatti. Per questo occorre ora essere molto prudenti e mettere al primo posto la sostenibilità economica delle nostre azioni, per cercare di attraversare il deserto che rappresentano questi mesi.

Mesi che, però, non devono passare invano. Sul piano istituzionale, infatti, occorre che al mantenere gli interventi di sostegno immediato si accompagnino iniziative strutturali, come quelle relative agli ammortizzatori sociali sopra richiamate. Il combinato disposto di queste due azioni ha il primario scopo di impedire la dispersione del capitale umano che è la vera ricchezza di qualunque impresa culturale e che, di converso, è il più grande rischio che tutti noi corriamo. Sul piano del sistema teatrale, credo invece che occorra predisporre azioni perché una volta tornata la possibilità di frequentare i teatri sia promossa la domanda, ovvero si affronti la necessaria azione di riavvicinamento di un pubblico che nel frattempo potrebbe aver contratto il timore del tornare a vivere gli spazi della cultura, soprattutto quelli al chiuso. E allo stesso tempo penso che il sistema teatrale e le sue componenti debbano predisporre la veloce ripartenza della circolazione degli spettacoli a livello nazionale, invertendo nettamente l’attuale tendenza – pur nel poco che è possibile fare – ad una forse necessaria e comprensibile regionalizzazione della distribuzione.

intervista a cura di Marco Renzi