Francesco Silvestri è stato senz’altro uno dei più innovativi ed interessanti drammaturghi contemporanei, ma è sul suo preziosissimo lavoro di Animatore Teatrale ed Autore per l’Infanzia che vorrei mettere il focus in questo breve articolo, consapevole che in qualche modo, molti di quelli che tra noi operano in questo settore gli sono debitori.
Anche se poi, alla fine, se ci pensiamo,la poetica, i linguaggi, le sensibilità, le trovate sceniche che appartengono al Teatro di Francesco sono le medesime, sia che egli si rivolga all’infanzia che ad un pubblico adulto; le sue meravigliose visioni, le sue “illusioni” si mescolano, si fondono, e mutano forma a seconda del fruitore cui sono dirette, ma la loro paternità è inequivocabile. Tuttavia, la distinzione tra i due percorsi va operata, anche perché Francesco stesso (come mi ha ricordato il suo collega e amico Pino Miraglia, in una bellissima chiacchierata di qualche giorno fa) era molto attento nel definire le fasce d’età cui ci si rivolgeva con gli spettacoli. E sapeva bene che l’infanzia è una cosa seria. Che il gioco è una cosa seria. E mai come oggi, gli strumenti preziosissimi che ha offerto ai suoi fortunati allievi, tra cui ho il privilegio di ascrivermi, sono fondamentali
L’Animazione Teatrale di cui Francesco è stato pioniere in Campania (e non solo) è materia viva e stimolante, e non solo nel suo utilizzo come strumento didattico, ma anche e soprattutto come potente mezzo di socializzazione, stimolo creativo capace di potenziare l’espressione emotiva e potenziare le capacità comunicative.
E nell’era post Covid, in cui impera l’isolamento sociale amplificato dall’utilizzo smodato dei social media, riproporla nelle scuole è addirittura necessario.
Francesco, laureato in Psicologia, si avvicina a questa pratica da giovanissimo, contaminato dalle esperienze di Franco Passatore, Gianni Rodari, Mario Lodi, Loredana Perissinotto, cui si aggiungono le suggestioni dei suoi riferimenti puramente teatrali. Lindsay Kemp e Victoria Chaplin, evocatrice di meraviglie con il suo “Circo Immaginario” Con questo bagaglio di stimoli, all’inizio degli anni ’80 opera con laboratori e azioni psicopedagogiche presso l’ex Filangeri, e poi con i ragazzi diversamente abili dell’Istituto “Tropeano”, sperimentando e costruendo quella che poi sarà la sua Pedagogia Teatrale. Questa attività proseguirà a fasi alterne nel corso degli anni sfociando in progetti nelle Scuole, nei Comuni, e verrà trasmessa ai suoi allievi nei corsi di Formazione, ma, “fino ad un certo punto” – ci diceva- “ io vi trasmetto la mia ricerca, ma voi dovete continuare la vostra”.
Contestualmente alle attività laboratoriali, grazie ad una serie di incontri fortunati, nel 1982 fonda la Cooperativa “Lanterna Magica”, insieme a Melina Formicola,Pino Miraglia, Francesco Bovicelli e Liliana e Antonia Pedaci. La Cooperativa, oltre ai progetti per Enti e Comuni, produce Spettacoli per l’Infanzia e Spettacoli di Teatro serale.
Tra le prime produzioni per le nuove generazioni ricordiamo “Ci saranno tante volte”, una sorta di “insalata di fiabe” alla Rodari, che poi in tempi più recenti è stato trasformato in un racconto pubblicato dall’Unicef.
Nel 1984 lo spettacolo partecipò alla prima edizione del Festival Nazionale di Teatro per Ragazzi di Battipaglia,organizzato dell’associazione “Il Punto” di Carmine Battipede.
Per il medesimo Festival, che l’anno successivo selezionava spettacoli ispirati al mito, venne prodotto “Ali”, scritto a quattro mani con Melina Formicola. Nello spettacolo si raccontava d’un giovane, una sorta di Icaro, che, in un viaggio alla ricerca del padre, si imbatteva in personaggi ora ironici, ora crudeli, grotteschi, ma sempre ispirati a figure mitologiche, Quaranta personaggi per tre soli attori, in una rappresentazione visionaria che mescolava linguaggi teatrali d’ogni specie, dal teatro d’ombra a quello d’attore.
Nel 1986 la Compagnia ricevette il Primo contributo Ministeriale, pur se esiguo, e in quello stesso anno vide la luce uno degli spettacoli più fortunati della produzione per l’infanzia di Francesco :”La guerra di Martin”, anch’esso prodotto grazie alle sollecitazioni del Festival di Battipaglia. Erano gli anni della guerra del Golfo, e a Francesco venne l’idea di raccontare d’un disertore e d’uno “scemo per non andare in guerra”, e di farlo attraverso sei puntate- una al giorno per sei giorni- di dieci minuti l’una,rappresentate ai piedi del palco, prima dello spettacolo in cartellone, fino ad arrivare al settimo giorno e rappresentarlo -completo di scenografia e nella sua interezza- sul palco. L’idea fu vincente, il pubblico si appassionò e ritornò di sera in sera per seguire l’evolversi della storia. Lo spettacolo era fuori concorso, poiché non attinente al tema del Festival di quell’anno, ma la giuria ne decretò ugualmente la vittoria, ribadendo che non avrebbe premiato altro spettacolo che quello. Fu un vero trionfo, inatteso per la Compagnia, che secondo il ricordo di Pino Miraglia, che interpretava il Generale, era stato realizzato in economia, viste le risorse esigue del tempo. I bellissimi costumi realizzati da Pasquale Mellone richiesero la collaborazione di tutta la cooperativa , poiché furono cuciti con materiale di risulta (stracci,abiti dismessi,pezze vecchie) che tutti, un mese di laboriosissima attività, ritagliarono all’uopo)
Lo spettacolo vinse anche il Festival di Teatro Ragazzi di Padova nel 1987, partecipò alla vetrina di Teatro Ragazzi di Casina e fu rappresento in tutta Italia., contando circa 200 repliche. Uno spettacolo di Teatro d’attore, con canzoni e musiche originali di Mario Conte (un altro grande riferimento per Francesco era proprio il Musical) ancora oggi attualissimo ed universale.
Fu realizzato anche un sequel, “Martin 2”, tuttavia, sebbene l’attività di “Lanterna Magica” fosse in crescita (vantando anche una collaborazione con la Rai e la Trasmissione per ragazzi “Magic”, condotta da un allora giovane Piero Chiambretti) per una serie di incomprensioni la compagnia si sciolse nel 1988.
Negli anni successivi Francesco continuò a riscuotere grandi consensi con la sua attività di drammaturgo, nel 1989 gli venne riconosciuto dall’Ente Teatrale Italiano il compianto premio IDI come miglior autore under 35 per “Saro e la rosa”, e poi ancora nel 1990 ricevette il medesimo premio per “Angeli all’inferno” e nel 1991 una Segnalazione speciale, sempre per conto dell’Idi, per “Streghe da marciapiede”; nel 1999 ricevette il Premio Hystrio per la Drammaturgia, e contestualmente proseguì la sua carriera d’attore, facendo anche esperienza da scritturato, con Enzo Moscato e Toni Servillo.
Non a caso mi soffermo poco su questi avvenimenti pur degni di nota, e sono consapevole d’aver tralasciato di citare anche la fondamentale esperienza ed il legame fortissimo con Annibale Ruccello, ma,come ho premesso, è sul Francesco pedagogo e autore per l’infanzia che si concentra questo mio scritto.
E dunque è doveroso ricordare sia le ulteriori esperienze come Pedagogo teatrale, che quelle come drammaturgo, con la produzione di due spettacoli allestititi dalla Coop Le Nuvole: “Victor” nel 1999, liberamente ispirato al film di Francois Truffaut “Il ragazzo selvaggio” e nel 2001 “Il Ragazzo dai Capelli Verdi” tratto dal celebre film del 1948 di Joseph Losey, ” Si racconta la storia la storia di Peter, un bambino di 10 anni orfano di guerra, che un mattino si risveglia con i capelli verdi. ” Una favola pacifista contro la discriminazione razziale – come spiegava lo stesso Francesco – che riassume tematiche di grande attualità, quali l’odio per il conformismo, l’ipocrisia, l’intolleranza, la crudeltà e la sopraffazione”. Tematiche ancor oggi tristemente attuali, come del resto ancor di più avrebbe avuto grande riscontro negli accadimenti di questi ultimi anni la tematica del terzo spettacolo, che doveva concludere questa trilogia mai compiuta pianificata per “Le Nuvole” e avrebbe dovuto trattare la diversità di genere.
Nel volume “Questo legno è ancora vivo” (ormai introvabile) pubblicato da EdiArgo sono contenuti guerra di Martìn Senza speranza, scemo legale; Ali e Victòr, storia di un ragazzo selvaggio, mentre ( come già detto, le sue fiabe per bambini “ Ci saranno Tante volte” e ” Mani Mani” sono state edite per L’Unicef.)
Ma di un un’altra piccola pubblicazione mi preme parlare, quattro preziosissimi libercoli,editi dalle Nuvole, che facevano parte della Collana “De animatione” una collana (cito Testualmente) “dedicata a tutti. Professionisti, studenti, insegnanti, artisti, sportivi … a coloro che sperimentano nella comunicazione. Il nostro desiderio è costruire insieme un percorso dello sviluppo delle capacità e del piacere che ogni uomo conserva, di stare insieme agli altri nel modo migliore. De Animatione è contemporaneamente progetto per il futuro, tentativo di fermare su carta la memoria del lavoro svolto in tanti anni a Napoli, rivalutazione del gioco, stimolo di creatività. Piccoli quaderni, non solo da leggere, ma da utilizzare in ogni occasione”
Questi volumetti raccolgono rispettivamente De Animatione, (saggio introduttivo) Giochi di Socializzazione, un saggio sulla Paura e il Piacere di Esporsi, e la narrazione della meravigliosa esperienza del “ Castello a dieci Piani”
Il castello a dieci piani è un percorso immaginativo , una sorta di viaggio verso la crescita e la conoscenza attuato attraverso giochi, prove di abilità e lavoriidell’immaginazione..La stesura originale del progetto risale al 1972, mentre è del 1984 una prima rielaborazione compiuta con l’apporto dello psicologo e psicoterapeuta della Gestalt Antonio Natale. Nel volumetto è riassunta una sintesi del lavoro compiuto con i bambini del 72° circolo didattico di Pianura dal 7 febbraio al 20 maggio del 1992, con la guida degli animatori Gaetano Vergara e Franco Zaccaro ed il coordinamento dello stesso Francesco Silvestri.
Da allievi, abbiamo sperimentato la meraviglia di questo progetto, perché Francesco ti faceva apprendere e comprendere attraverso l’esperienza diretta, si poneva a te come tu ti saresti dovuto porre con in tuoi discenti, e solo giocando con lui, sotto la sua guida sapiente, capivi l’effettiva potenza del gioco, il gioco che ti mette a nudo, rivela le tue fragilità e le tue abilità, ti stimola ad essere partecipe ad una situazione collettiva in cui esprimere il tuo io, riduce le esuberanze e vince le timidezze, Ancora ieri, in un PCTO in un fatiscente istituto tecnico della provincia casertana, ho avuto modo di esperire la potenza dell’Animazione teatrale, che attraverso i suoi esercizi ludici ha posto in condizione un gruppo di svogliati e scettici adolescenti di aprirsi,fidarsi di te, trovarsi ad agire in una situazione extra quotidiana in cui potersi esprimere senza giudizio, in piena libertà, e magari scoprirsi di nuovo gruppo.
Per il grande valore di questa memoria rimpiangiamo la non pubblicazione degli altri volumetti previsti dalla collana: la Fabulazione, i Giochi di espressione e immaginazione, e soprattutto il diario di quella che è stata una delle esperienze più belle mai realizzate in Campania:”Il Cantiere dell’ Immaginario” , un progetto realizzato nel 1993 dal Teatro Pubblico Campano presso la Città dei Divertimenti “Edenlandia”, in collaborazione con la Coop. Le Nuvole, per il coordinamento artistico di Francesco Silvestri e il coordinamento organizzativo di Luigi Marsano e Giovanni Petrone
Il Cantiere voleva essere un momento di confronto tra alcuni qualificati gruppi di animatori della regione per avviare una verifica sulle metodologie già acquisite e per una progettazione di nuovi interventi, grazie ad un proficuo scambio fra l’istituzione scolastica e l’animazione i n modo da contribuire alla definizione di un “repertorio” dell’animazione, dal quale attingere per i futuri interventi.. Si auspicava ad un ritorno al metodo puro dell’Animazione, che utilizzasse i molteplici livelli comunicativi offerti dal Teatro, ma che non si risolvesse esclusivamente in una messinscena teatrale tout court, avvertendo l’esigenza di indagare singolarmente la funzionalità dei molti strumenti creativi disponibili (la musica, la pittura, gli audiovisivi, la fotografia, la manipolazione, ecc.) che in definitiva convergevano poi tutti nel teatro.
Purtroppo, “Il Cantiere” non ebbe la continuità progettuale che si proponeva, ma per noi giovani generazioni che ci affacciavamo al Teatro Ragazzi fu un evento di un impatto straordinario, forse il canto del cigno di una meraviglioso percorso di sperimentazione e ricerca in un settore che oggi, forse,” Per andare avanti (citando Ettore Petrolini ) si dovrebbero fare due passi indietro.”
A Francesco ( e ad altri Maestri tra i quali senz’altro mi piace ricordare Michele Monetta) siamo tutti debitori.
Ed anche se i più lo ricordano per il suo talenti straordinario di drammaturgo, anche se è stato un attore straordinario,un regista visionario, la sua unicità nella sperimentazione e la divulgazione dell’Animazione teatrale non può non essere ricordata.
Ringrazio Patrizia Silvestri, Pino Miraglia, Morena Pauro e Luigi Marsano, che mi hanno acceso alcuni ricordi preziosissimi per la stesura di questo articolo.
Roberta Sandias, 20 febbraio 2025
Le foto sono di Pino Miraglia