Era il 2001. Il 12 settembre, giusto il giorno dopo la tragedia delle Torri gemelle.
Era il primo convegno internazionale “È vietato uccidere la mente dei bambini”, organizzato dal Teatro Ragazzi – Centro Studi Giovanni Calendoli di Padova e cominciava con animo angosciato.
Eppure, il successo è stato incredibile: Teatro gremito, un pubblico di prestigio proveniente da tutta Italia (direttori di psichiatria, di psicologia), relatori indimenticabili, di livello altissimo, professori, e ne cito solo alcuni, del calibro di Vittorio Andreoli, Duccio Demetrio, Ivano Spano, Pierangelo Pedani, Paolo Crepet, Gustavo Pietropolli Charnet…
E per il teatro Riccardo Pazzaglia, Ottavia Piccolo, Chiara Rapaccini…
E poi l’omaggio a due artisti: Paolo Capodacqua, autore di musiche per il teatro e il padre del Teatro Ragazzi: il nostro indimenticato Carlo Formigoni.
Aveva iniziato la sua storia artistica al London Accademy of Music and Dramatic Art per passare al Ensemble di Bertold Brecht, lavorando poi a Vienna, a Monaco, a Barcellona. Dal 1971 aveva cominciato ad occuparsi di teatro per i ragazzi, dando vita alle Compagnie Teatro del Sole di Milano, del Kismet di Bari e del Cerchio di Gesso di Foggia.
Da anni, lontano dai classici palcoscenici, nel suo buen retiro in Valle d’Itria, aveva continuato a donare il suo sapere agli allievi pugliesi che lo seguivano nella sua splendida Masseria di Trulli, diventata poi un vero teatro all’aperto e al chiuso.
Ebbene, durante il suo indimenticabile intervento, fatto non solo di parole ma soprattutto di atti e scene, le 500 persone che gremivano la platea hanno applaudito, urlato, senza limiti, senza imbarazzo.
In quell’occasione il Sindaco della Città di Abano Terme gli ha consegnato le chiavi della Città, e il Centro Studi Calendoli gli ha dedicato il suo premio e a consegnarglielo un altro Padre del Teatro Ragazzi, Luciano Castellani, ideatore di quel Festival Nazionale del Teatro per i Ragazzi che giunge quest’anno alla 43esima edizione.
Carlo, con quel suo essere meravigliosamente bambino, aveva gradito l’omaggio alla sua vita artistica (che da anni sembrava richiusa nel suo magico altopiano) come fosse l’Oscar e ha regalato ai fortunati presenti momenti ispiratori di vera arte e incantesimo. Grande grande grande!!!
Sono tornata più volte, ospite nei suoi trulli: ho visto nascere il teatro nell’aia, ho visto nascere la grande sala prove, a immagine del Castel del Monte, ho visto i suoi spettacoli, ho assistito alle lezioni di Iva, moglie coltissima, specializzata sull’uso della voce (insegnante al Piccolo di Milano) e ancora bellissima; ero alla festa dei suoi 80 anni organizzata a sorpresa da Carlo e ho pensato: che coppia spettacolare!
Si può invidiare qualcuno con amore? Sì. Io li ho invidiati entrambi e li avrò per sempre con me. Ricordo anche i consigli e gli aneddoti di Iva e di Carlo sulla scuola di Bertold Brecht, a Berlino. No, non ve li dico: li ho fatti miei e li racconto solo in certi “fortunati” corsi di teatro.
E come non raccontare della fresca, varia e ricca colazione sul tavolo di pietra vicino a casa, del pranzo su un altro enorme lastrone di marmo (dieci metri o più?) sotto il ramo di un enorme quercia, ramo che riusciva a fare ombra a tutto il tavolo? Spettacolare!
Carlo si alzava molto presto, prendeva il suo motorino e andava a comperare latte, burro, cibi freschissimi dei dintorni. Tutto genuino, saporito: sapeva pure cucinare bene! Ho sempre avuto chiaro il perché della sua scelta di vita. Ancora sana e amicale invidia!
E il fascino di quel trullo, senza copertura, che faceva da sala da bagno (anzi salone da bagno!), in cui ci si poteva abbronzare anche nell’intimità? Ne vogliamo parlare?
La storia di questo grande artista non può essere raccontata in questo mio ricordo. La si può trovare in qualunque enciclopedia, su internet, ovunque.
Qui voglio raccontare Carlo grazie ai ricordi dei suoi amici discepoli. Fra i tantissimi ne ho voluto sentire due; due Carli: Carlo Loiudice e GianCarlo Luce.
Carlo Formigoni: da Berlino alla Puglia – Carlo Loiudice: dalla Puglia a Berlino
L’incontro che cambia la mia vita (ricordo di Carlo Loiudice)
Quando incontro Carlo Formigoni per la prima volta, sono un ventenne in un momento di grandi incertezze sul mio futuro. È il 1995 e sto aspettando di partire per il servizio militare. L’unica certezza che ho è la mia passione per il teatro.
Un’amica, a Roma, mi parla di un maestro di teatro che sta tenendo un corso al Teatro Kismet di Bari. Si chiama Carlo Formigoni, ha studiato a Berlino Est al Berliner Ensemble di Bertolt Brecht e, dopo aver fondato diversi gruppi teatrali in Italia, sta lavorando a un nuovo progetto.
Decido di iscrivermi al corso.
Quando vedo Carlo per la prima volta, mi appare subito come un maestro: vestito di bianco, scalzo, con una presenza magnetica e una dedizione assoluta al lavoro. Parla di teatro con una serietà e una passione che ci affascina.
Propone un esercizio brechtiano e tutti ci mettiamo alla prova. In quel momento sento, per la prima volta, una connessione più profonda con il mestiere d’attore.
Il corso si conclude con uno spettacolo, ma nel frattempo, la cartolina del militare è arrivata. A pochi giorni dalla partenza, un giorno, mia madre mi dice: “C’è un certo Carlo Formigoni che vuole parlare con te.” Rimango sorpreso. Rispondo e dall’altro capo c’è davvero Carlo che mi dice che ha appena fondato una compagnia a Foggia, il Cerchio di Gesso, e che mi vuole con lui. Il mio entusiasmo è immediato, ma dura pochi secondi: devo partire per il militare. Con amarezza, gli dico che non potrò. Carlo mi risponde con calma: “Non preoccuparti, ti aspettiamo. Chiamami quando torni.”
Trascorro un anno intero con quella promessa nel cuore. Quando, alla fine del servizio militare, chiamo Carlo, quasi senza speranza, la sua risposta è semplice e diretta: “Finalmente. Vieni.”
Da quel momento inizia la mia carriera d’attore. Lavoro con Carlo per dieci anni, è la persona che più influenzerà la mia vita. Se oggi vivo a Berlino, la città che ha segnato profondamente il suo percorso artistico, credo che non sia un caso. In qualche modo, la mia scelta è il riflesso di quell’incontro.
Il giorno in cui vengo a sapere della sua morte ho un appuntamento importante con un agente cinematografico. Cinque minuti prima di entrare, ricevo la notizia. Rimango sconvolto. Per un attimo penso di annullare tutto, poi sento la voce di Carlo che dice: “Il lavoro è lavoro. Adesso vai all’appuntamento. Dopo penserai al resto.”
Così faccio. L’incontro va bene, ma subito dopo inizio a camminare per la città. Senza una meta precisa, mi ritrovo davanti al Berliner Ensemble. Compro una rosa e la deposito sulla statua di Bertolt Brecht, di fronte al teatro. In quel gesto c’è tutto: la gratitudine, il dolore, il riconoscimento di una fiducia data a un ragazzo ventenne pieno di incertezze.
Grazie di tutto, Maestro.
Gian Carlo Luce: passato, presente, futuro
Il Futuro del Teatro Italiano nel Segno di Carlo Formigoni
Nel 1982, un incontro cruciale segna l’inizio di una lunga collaborazione tra il giovane diciassettenne Giancarlo Luce e Carlo Formigoni, il Maestro che avrebbe influenzato profondamente il suo cammino artistico. Luce, con il sogno di diventare attore, si unisce a Formigoni, che diventa per lui una guida. Nei successivi anni, Giancarlo segue Formigoni come allievo, attore, collaboratore e organizzatore, imparando il suo metodo e affiancandolo in ogni sua creazione. L’ultimo grande lavoro a cui partecipano insieme è “La nostra città”, una rivisitazione dell’opera di Thornton Wilder, scelta da Formigoni come testamento artistico e spirituale prima della sua scomparsa volontaria.
Nel corso degli anni, Giancarlo avverte il bisogno di trasmettere gli insegnamenti del suo Maestro. Così, nel 1994, fonda il Teatro delle Forche a Massafra, una cittadina a breve distanza dalla residenza di Formigoni. Qui, organizza eventi, rassegne e spettacoli che portano la firma del Maestro, e cura la rassegna estiva annuale dei suoi spettacoli, una tradizione che nasce con l’obiettivo di offrire un momento di svago ai contadini locali, nel piccolo anfiteatro di 150 posti che sorge sull’antica Aia di Formigoni.
Nel tempo, il Piccolo Anfiteatro diventa un luogo iconico, frequentato non solo dai locali, ma anche da numerosi artisti, compagnie teatrali e spettatori provenienti da tutta Italia e dall’Europa. Qui, ogni estate, si tiene una vera e propria fucina di idee e scambi artistici, dove gli artisti esplorano temi e linguaggi legati ai mutamenti sociali contemporanei. Questo spazio, che ha visto crescere generazioni di attori e creativi, è diventato il cuore pulsante di un teatro che si rivolge al presente, coinvolgendo una comunità eterogenea di agricoltori, turisti, intellettuali, politici e professionisti, pronti a scambiarsi emozioni, esperienze e conoscenze.
La recente scomparsa di Carlo Formigoni, avvenuta il 6 febbraio 2024, ha lasciato un vuoto profondo nel mondo del teatro europeo, ma ha anche segnato l’inizio di una nuova fase per Giancarlo Luce. Con l’eredità artistica di Formigoni, l’attore e la sua compagnia sono pronti a continuare il suo operato, portando avanti il suo messaggio e mantenendo viva la comunità che è nata intorno alla sua figura. La rassegna postuma 2024, Estate a Teatro nel Piccolo Anfiteatro di Carlo Formigoni, è stata l’ultima a essere pensata e voluta dal Maestro stesso, ma segna anche l’inizio di un nuovo progetto artistico.
Dal 2025 al 2027, la cooperativa Teatro delle Forche intende dare vita a un vero e proprio festival teatrale, con la direzione artistica di Giancarlo Luce. Il festival, intitolato “O ciel lucente” è inserito in una progettualità più ampia dal titolo Qui e Ora!, si ispira agli ultimi versi di Mario Luzi, raccolti nel libro che Formigoni ha lasciato sulla sua sedia da regista, poco prima di intraprendere il suo viaggio finale. “Qui e ora” diventa così un invito a vivere intensamente il presente attraverso il teatro, un’opportunità per esplorare la scena contemporanea in un territorio ricco di storie e tradizioni.
Nel 2025, il Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica dell’Università di Bari dedicherà due giorni di studi a Carlo Formigoni e alla sua opera, avviando un progetto di catalogazione dei suoi scritti e del suo metodo teatrale. Inoltre, la Regione Puglia, in collaborazione con Puglia Culture, ricorderà Formigoni con uno showcase internazionale, per far conoscere la produzione teatrale pugliese contemporanea, ospitato nel Piccolo Anfiteatro e nel Teatro Paolo Grassi di Cisternino.
Giancarlo Luce intende proseguire il lavoro di Carlo Formigoni, trasformando il Piccolo Anfiteatro e l’Aia di Ostuni in residenza teatrale internazionale, dove compagnie emergenti potranno sperimentare nuovi linguaggi e processi creativi. Il festival estivo sarà l’occasione per presentare al pubblico nuove formazioni teatrali e drammaturgie, non solo italiane, ma anche europee e internazionali.
Il progetto di festival rappresenta la continuazione di un sogno iniziato cinquant’anni fa, quando Carlo Formigoni ha creato il Piccolo Anfiteatro come un luogo di bellezza e di cultura. Oggi, i suoi allievi sono pronti a raccogliere il testimone e a guardare al futuro, con l’ambizione di far crescere il teatro contemporaneo, valorizzando le esperienze artistiche emergenti e accogliendo il pubblico in un luogo che continua a respirare l’arte e la passione del Maestro. Un’eredità che non si ferma, ma che evolve, per coltivare un presente innovativo e un futuro visionario.
Lì, in quella terra felice, rimarrà per sempre lo spirito di Carlo, la sua cultura, la sua umanità, la sua inarrivabile arte. Lunga vita all’arte di Carlo, Carlo, Carlo Formigoni!!!