Solitamente con la rivista UTOPIA diamo voce a personaggi di spicco del teatro per avere un punto di vista sul mondo degli spettacoli per ragazzi.
Questo mese sarà il mio turno. Mi sono interrogato su quali potevano essere i personaggi significativi per l’intervista e ho riflettuto su quanto affermato da più voci in questi ultimi decenni:
“Il teatro ragazzi ha fra le sue peculiarità quella di avere un pubblico particolare: le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi.”
Così mi sono chiesto: e se facessi un’intervista a questo pubblico particolare?
I ragazzi quando arrivano a teatro sono chiassosi e allegri, durante la rappresentazione fanno commenti, ridono e sbadigliano, hanno reazioni immediate e spontanee, sono irruenti e meravigliosi ma anche meravigliati e attenti. Sono perfettamente ricettivi e non condizionati. Adoro questo pubblico.
Certo che trovare uno spettatore emblematico e significativo non sarebbe stata una missione facile. Così ho deciso di condurre un’intervista con diverse classi delle scuole primarie e da queste ho distillato le risposte che a me sembravano più significative e suggestive, ho cercato di evitare il riferimento al singolo spettacolo cercando di dare voce al senso dell’andare a teatro. Dalla DISTILLERIA DEI PENSIERI INGENUI è uscito un nettare di LEGGEREZZA e PROFONDITA’.
Ecco il risultato.
P.s. I nomi che ho usato sono nomi di fantasia. Grazie ai bambini e alle maestre che hanno collaborato.
LE DOMANDE E LE RISPOSTE:
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COME TI SENTI QUANDO ENTRI IN TEATRO?
FRANCESCA – Io quando entro mi sento subito come… come se mi fossi cambiata il vestito. Già quando vedo il teatro mi sento diversa e aspetto che succeda qualcosa di bello.
MARCO – L’ultima volta pioveva e quando siamo entrati era tutto bagnato. Anche noi. E poi ci siamo spogliati e lì dentro era caldo e c’era una luce come in un posto che luccica.
LUISA – Quando vado a teatro con la scuola ho sempre un po’ paura anche perché la maestra ci dice un sacco di cose su come bisogna comportarci e io ho sempre un po’ paura di sbagliare. Poi però mi sento allegra perché ci sono in teatro tutti i miei amici e ci salutiamo e la paura mi passa. Cioè non mi passa ma me la dimentico. Poi quando comincia è tutto in un altro posto, non è come a scuola dove non capisci bene quando inizia. A teatro lo capisci proprio.
LUIGI – Perché si spengono le luci?
LUISA – Si ma non è solo quello è che … insomma si spengono le luci tutti urlano e poi c’è il silenzio!
GIORGIO – Io non c’ero mai stato poi ci sono andato e non me l’ero immaginato così ma pensavo che ci fossero come delle cose strane. Poi però si stava bene e sembrava di non essere a teatro. Anche se eravamo a teatro. Hai capito?
ELEONORA – Io ho pensato che ero dentro una cosa molto grande. Dentro una cosa così grande non c’ero mai stata!
E’ quindi molto importante predisporsi all’ascolto, andare a teatro con l’idea di affrontare un’avventura e vivere tutto quello che accadrà come un’esperienza nuova. La curiosità vince su tutto, poi si diventa grandi.
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HAI AVUTO PAURA?
ALESSANDRA – No. Cioè un po’ si quando si è spenta la luce ed è fatto buio, però poi hanno cominciato tutti a urlare e allora ci è scappato da ridere. Anche a me. Poi però siamo stati zitti…quasi. Quasi sempre.
IACOPO – Si, c’era uno con una faccia che ci guardava male. Poi però è diventato buffo e faceva ridere. Ridere insieme è divertente.
MARTINA – C’era un pupazzo che era pauroso però era finto, ma quando è arrivato era vero. Solo dopo ho capito che era finto… però … insomma.
MASSIMO – Non è che ci si spaventa però lì ci sono le cose vere e allora ti può succedere qualcosa. Che tu non lo sai ma può succedere a te. Anche se ci sono i tuoi amici.
ELEONORA – Certo, anche tanta. Però poi se applaudiamo siamo tutti contenti e io sto bene.
Questi commenti sembrano dirci che la paura c’è e ci sarà sempre ma bisogna affrontarla, magari insieme agli altri, e conoscerla e trovare i modi per superarla. Il teatro serve anche a confrontarsi con ciò che ci spaventa.
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QUAL’E’ LA COSA PIU’ BELLA DEL TEATRO?
TOMMASO – Le poltrone perché sono da grandi e sono morbide.
ROBERTA – Le luci, le luci colorate che piovono giù dall’alto e anche da terra.
LORENZO – Gli attori che fanno i versi e le voci e a volte cantano e ballano. Poi anche i pupazzi che sono veri. Si muovono da tutte le parti.
ALESSANDRA – … a teatro mi sento meglio… ci sento meglio!
“A teatro ci sento meglio.” Questa frase è una sintesi perfetta e magari potrebbe andare bene anche per il pubblico dei più anziani che hanno qualche problema di udito! Non c’è bisogno di altri commenti.
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A TEATRO E’ SUCCESSO QUALCOSA DI STRANO CHE NON AVEVI MAI VISTO O SENTITO PRIMA?
SILVIA – Arrivano le musiche che partono da sole come se ti prendessero in collo.
LORENZO – A teatro ho sentito delle belle storie che non conoscevo. A volte però ho visto anche delle storie che conoscevo già ma erano raccontate in modo diverso, strano. Insomma erano reinventate!
ROBERTA – Ho visto che degli uccelli volavano ma non volavano veramente però gli attori li guardavano volare e anch’io li vedevo. Insomma a teatro si vedono anche le cose che non ci sono. È un po’ … con la fantasia! Anche altre volte ho visto delle cose che non c’erano ma si vedevano veramente. Veramente per finta.
Il teatro è una vera palestra dell’immaginazione. I progressi civili, democratici, scientifici che nei secoli hanno segnato il progresso dell’umanità prima di diventare concreti sono stati immaginati. I sogni servono a rendere la vita migliore e il teatro ti aiuta a fare questo.
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COM’E’ ANDARE A TEATRO INSIEME AI TUOI COMPAGNI DI SCUOLA?
ROLANDO – … però io volevo andare davanti invece la maestra mi ha messo dietro.
NICOLA – Siamo tutti contenti perché di solito vai a scuola invece quel giorno lì si va da un’altra parte. Anche se io c’ero già stato un’altra volta.
SILVIA – E’ come andare in gita però quella è una cosa seria anche se poi si ride.
Il teatro si conferma essere “un altro mondo”. È come se fosse una vita parallela e noi che lo facciamo di continuo lo sappiamo bene ma pare che anche il mondo dei piccoli spettatori sia consapevole di questa ingenua verità.
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TI E’ CAPITATO DI ANDARCI CON LA TUA FAMIGLIA? È DIVERSO?
CINZIA – Si quando vado con mamma e babbo è bello perché anche loro ridono e poi la mamma mi spiega delle cose ma a volte sono anche io che spiego delle cose a loro perché non le hanno capite. Poi a casa ce le raccontiamo ancora.
TOMMASO – Si è diverso però poi è uguale perché in teatro incontro tutti i miei amici e guardiamo lo spettacolo insieme.
È fondamentale dal punto di vista educativo e umano andare a teatro INSIEME. Il teatro è prima di tutto un rito collettivo. È in assoluto un momento di pacificazione e come tale deve essere vissuto. Prendetevi per mano e andate a teatro.
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SE TU POTESSI SCEGLIERE CHI PORTERESTI A TEATRO CON TE?
LINDA – Geppi, il mio cane. Gli piacerebbe parecchio. Anche a me.
ANDREA – Io il mio fratello piccino, però è piccino e non so se capisce.
SARA – Io una volta ho portato il mio coniglio Andrea … No non è un coniglio vero … volevo dire … è di peluche!
Certo vai a teatro con chi vuoi e se vai da solo troverai lì qualcuno vicino a te, magari di peluche!
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MA IL TEATRO E’ FINTO O E’ VERO?
IACOPO – Secondo me è vero perché… perché io ci credo. Cioè se ho paura ho paura davvero anche se lo so che è per finta.
MARCO – E’ divertente e se è divertente non importa se è finto o vero.
FRANCESCA – Non lo so. Io però una volta, dopo lo spettacolo, sono salita sul palcoscenico per davvero!
È bella questa confusione fra finzione e realtà è l’essenza del gioco e del teatro. Sono le pratiche che ci insegnano a vivere meglio. Mi fa piacere citare, a questo proposito, due frasi che hanno attraversato le riflessioni del teatro ragazzi per tutti questi anni e anche queste sono state dette da dei bambini e parlano della verità:
“Al cinema si vede grande, in televisione si vede piccolo, a teatro si vede vero.”
“Andare a teatro è come entrare nella bocca dell’immaginazione.”
Noi operatori teatrali sappiamo bene quanto sia importante accogliere il pubblico dei ragazzi nel modo giusto. Dobbiamo essere decisi ma gentili e dobbiamo stimolare la curiosità. Dobbiamo mettere il pubblico nella condizione di potersi aprire ad un mondo inaspettato.
È IMPORTANTE anche per i genitori portare i bambini a teatro creando e preparandoli all’attesa e allo stupore, è una responsabilità.
Una volta ho osservato e sentito una madre che, a fine spettacolo, rivestendo la figlia le diceva con dolcezza: “Ora andiamo a casa , mangiamo, poi ci laviamo, andiamo a dormire e ci risogniamo tutto lo spettacolo.”
Lo diceva alla bambina in un modo come se i sogni fossero dei bisogni primari.
I bambini inoltre vedono tutto, ogni dettaglio sia in scena che fuori dalla scena. Sono ingenui ma non stupidi, vivaci ma non distratti. Quante volte attraverso le parole dei piccoli spettatori scopriamo nei nostri lavori dei significati ai quali non avevamo pensato?
Il nostro pubblico speciale ha una visione d’insieme su tutto l’evento.
Un tesoro prezioso che abbiamo a disposizione sono i disegni che vengono fatti dopo gli spettacoli. Questo patrimonio fa parte del progetto COME I BAMBINI VEDONO IL TEATRO. Queste piccole opere sono dei saggi sulla visione. Spesso nei disegni si vedono tutti i dettagli dello spettacolo: i fari, il sipario. Non solo, spesso i bambini disegnano il loro punto di vista. In quanti disegni sono presenti quelle che a noi piace chiamare “le testoline”? Sono le teste dei compagni seduti davanti che si frappongono fra lo spettatore e lo spettacolo! Alcuni bambini nei loro disegni riescono a sintetizzare i punti salienti della storia narrata. Dividono il foglio da disegno in tanti quadretti e realizzano una sorta di story bord!
Per testimoniare la profondità di percezione dell’evento mi fa piacere porre la vostra attenzione sul disegno di MIRA (di 7 anni) in quello che io ho chiamato il Teatro Trasparente.
Mira ha disegnato l’edificio teatrale visto dall’esterno ma con le pareti trasparenti in modo da far vedere ciò che è successo all’interno con spettatori e attori, platea e palcoscenico visti di profilo! Ha creato un racconto disegnato immaginando un punto di vista impossibile nella realtà. Ha esteso la famosa quarta parete del palcoscenico, quella che non esiste, a tutto l’edificio teatrale. Ecco la lezione di Mira a tutti noi: “Il teatro abbatte i muri.”
A cura di Livio Valenti
le foto sono di Mara Giammattei