CUORE DI CLOWN – PETER ERCOLANO RACCONTA JANGO EDWARDS

Quando hai visto per la prima volta Jango hai immediatamente pensato che avresti dovuto seguirlo?

La prima volta è stato nel 1992. Tutti mi parlavano di lui, io non lo avevo mai visto in scena. Quell’anno faceva spettacolo a Napoli al Teatro Bellini, andai. Nel vederlo capii immediatamente che lui faceva tutto quello che io pensavo dovesse fare ed essere un clown moderno sul palco.

Sono rimasto folgorato dal suo spettacolo. Mi convinsero ad andare a salutarlo in camerino. Essendo tutti e due americani stabilimmo subito una connessione. Quella stessa sera siamo andati a cena insieme e li ci siamo raccontati, io della mia vita, della mia condizione di allora e al periodo di crisi che stavo attraversando rispetto la mia creatività, al mio clown. Lui mi disse che sarei dovuto andare a fare un corso con lui. Da li a qualche mese tenne un corso a Roma e scoprii, con mia grande sorpresa, che tutto quello che io pensavo fosse spento e morto dentro di me, fosse in realtà soltanto dormiente, da li ho ritrovato una carica, una allegria, una positività, una vena comica e soprattutto una libertà di espressione, in quei 4 giorni di corso, che non mi aspettavo di ritrovare.

Dopo quel corso ne seguirono altri, poi alcuni Master, uno in Svizzera e poi in Francia e capii che avevo a che fare, non dico con la mia anima gemella, ma con una persona con la quale poter finalmente lavorare divertendoci insieme. Decisi allora di seguirlo il più possibile, fino a quando non ho iniziato ad insegnare anche io nei suoi corsi e master. Dopo qualche anno mi propose di realizzare insieme un duo artistico e di realizzare insieme spettacoli e da quel momento abbiamo lavorato in tandem per oltre 12 anni.

Jango era una persona molto carismatica e coinvolgente, un grande trascinatore e questo mi ha molto influenzato nella scelta di seguirlo, oltre la grande intesa che avevamo.


Come costruiva i suoi numeri. indimenticabile quello del tuffo nel bicchiere.

Jango era una sorta di enciclopedia vivente del clown e della comicità, ha visto migliaia di film e video, studiava tantissimo, conosceva tutti i clown e tutti i loro numeri. Affermava sempre: tutto è stato già fatto, la differenza sei tu e come fai e realizzi i tuoi numeri.

Lui realizzava i suoi partendo da una semplice idea che poi sviluppava e successivamente inseriva quello che per lui era un elemento molto importante: la musica che serviva ad accompagnare quello sketch.

Altre volte partiva direttamente da una musica e su quella costruiva tutto lo sketch. Quando lavoravamo in due era prassi che ci chiudessimo per un certo tempo, ascoltando musica, visionando video e buttando giù idee e piano piano iniziavamo a sviluppare il tutto, questo sulla carta poi arrivava la fase di lavorazione sul palco dove oltre a seguire il canovaccio che ci eravamo costruiti davamo grande spazio all’improvvisazione, sino a quando lo sketch non veniva definito.

Importante però è che per quanto definito fosse, lo sketch, era sempre diverso a seconda del pubblico che trovavamo di fronte, sempre l’improvvisazione era presente, non in modo casuale ma studiata e frutto della grande esperienza maturata negli anni. Questa era la nostra forza, la grande capacità di improvvisazione attraverso un’intesa unica. La durata degli sketch era per questo sempre molto relativa perché l’elemento fondamentale che ci univa era la nostra predilezione al gioco, a giocare tra noi e con il pubblico.

Avete girato mezzo mondo forse tutto raccontaci un paio di aneddoti.

In effetti abbiamo girato tantissimo. Oltre a divertirci sul palco eravamo malandrini nella vita quotidiana, amavamo fare scherzi, solo che a volte erano pesantucci.

Un anno eravamo a Giardini Naxos in un grande villaggio turistico, dove tenevamo dei corsi per animatori e facevamo spettacoli, in occasione di uno di questi, durante un cambio costume, Jango viene punto da un’ape e lui era allergico alle punture d’ape, porta a termine comunque lo spettacolo, al termine del quale faccio dal palco l’annuncio che bisognava portare immediatamente Jango in ospedale.

Durante il tragitto inizia a sentirsi sempre peggio. Arrivati al pronto soccorso io e lui corriamo dentro, lasciando gli animatori che ci avevano accompagnato fuori ad aspettare preoccupatissimi.

Quella sera, nel suo ultimo numero aveva usato un pene finto glitterato, che, appena tolti i pantaloni, schizzò fuori tra lo spavento e l’ilarità dei medici e delle infermiere. Non contenti fingiamo con i nostri accompagnatori che Jango in realtà fosse deceduto. Esco fintamente affranto ad avvisarli e tutti loro entrano disperati e in quella che avevamo attrezzato come improvvisata sala di obitorio, dove tolto il lenzuolo appare Jango con il braccio penzolone, nudo con il suo pene glitterato!!! Gli scherzi a terzi erano il nostro forte e tantissime sono state le nostre vittime.


La vostra è stata anche una grande missione di diffusione delle tecniche e della filosofia clown, sempre e ovunque avete realizzato laboratori e sessioni di lavoro per principianti e professionisti.

In effetti l’aspetto più importante e più profondo del lavoro che abbiamo fatto insieme, riguarda proprio i laboratori, i corsi, i Master che abbiamo tenuto rivolti a principianti e professionisti, nel cercare di diffondere quella che noi definivamo la FILOSOFIA CLOWN, che è una filosofia molto semplice: vivere la vita e guardare il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto.

Nei nostri corsi cercavamo di sottolineare l’importanza di un linguaggio, quello del clown, attraverso il quale si può affrontare in modo diverso la vita, questo permette di relazionarsi in modo più autentico con il prossimo, permette di riscoprire l’importanza della spontaneità, della leggerezza, della sincerità, della curiosità, dell’empatia e del sorriso.

In realtà nei nostri corsi di tecnica ce n’é ben poca, perché come spesso Jango ripeteva, il mimo lo puoi imparare anche attraverso un testo, così come le giocolerie o i numeri di magia, la tecnica è importante ma quello che più conta è il cuore, il clown è il bambino che abbiamo dentro, e siamo stati tutti clown, perché tutti i bambini lo sono, è diventando adulti che diventiamo “persone serie” e dimentichiamo il nostro lato più bello, quello infantile.

Nei nostri corsi cercavamo, ed io cerco ancora, di far riscoprire la magia di ritornare bambini e ritrovare il proprio cuore di Clown ed una libertà che dimentichiamo troppo spesso di avere. In effetti il Clown in senso puro è la combinazione tra l’innocenza e la maturità e nei nostri corsi cercavamo di unire queste due qualità permettendo ad ogni partecipante di scoprire il clown che è in lui per poterlo poi applicare e farlo vivere nella vita di tutti i giorni.

Jango affermava sempre che il posto meno importante per un clown è il palcoscenico. C’è bisogno di clown per strada, in famiglia, nei posti di lavoro, lì c’è bisogno del clown, perché il suo è un linguaggio, prima di essere artistico, quotidiano, egli riflette la società. Chaplin prendeva gli aspetti più duri della società e li rivoltava in comicità ed era il suo modo di lanciare un grido di allarme sui problemi sociali. Ecco noi nei nostri corsi cercavamo di insegnare questi processi che portavano e portano alla comicità con tutte le sue regole, come allenare l’occhio umoristico per leggere la vita da un altro punto di vista.


Cosa resta di un cuore di clown cosi esuberante e pieno di energia.

Penso che resti molto, penso che la cosa più importante di Jango è stato il suo essere promotore di una vera e propria rivoluzione nell’arte del clown, una modalità trasgressiva assoluta, una libertà esagerata, un giocare sempre a stretto contatto con il pubblico. Tutti i clown della nostra generazione, e non solo, considerano Jango un vero e proprio rivoluzionario.

Suo mentore e maestro è stato Carlo Colombaioni, della famiglia circense dei Colombaioni. Carlo è stato il primo Clown a lasciare il circo, a togliere il classico costume e trucco da clown e fare spettacoli in teatro. Prima di lui nessuno aveva mai avuto il coraggio di fare questo, l’arte del clown rimaneva sino ad allora all’interno delle famiglie circensi, tramandata da padre in figlio, non c’erano clown nei teatri.

Se non ci fosse stata la rottura di sistema operata da Carlo Colombaioni probabilmente non sarebbe esistito Jango Edwards ed altri clown. Sarebbe stata un’arte destinata a morire nei tendoni dei circhi. Per questa sua scelta Carlo Colombaioni fu disconosciuto dalla sua famiglia, considerato un traditore della tradizione.

Sull’onda di questa rottura Jango compie la sua rivoluzione, sconvolgendo in modo forte l’arte del clown. Esuberanza estrema sul palco, contatto strettissimo con il pubblico. Altro clown della sua generazione che ha lavorato sulla scia di questo cambiamento radicale è stato Leo Bassi, ma comunque tutto ha origine dalla prima rottura radicale operata da Carlo Colombaioni.

Questa rivoluzione è sicuramente una delle cose più importanti che ci lascia, oltre naturalmente alla sua grande capacità di trasmissione alle giovani generazioni che attraverso i suoi corsi hanno potuto affermarsi come clown professionisti in tutto il mondo.

Lui era una persona molto molto generosa, non era sempre molto semplice avere a che fare con lui, un po’ come tutti i geni con una forte personalità, ma donava tutto se stesso a chi volesse intraprendere la carriera di clown. Tecnicamente ci lascia una grande lezione di ritmo, è stato in grado di raddoppiare, triplicare il ritmo dei numeri anche classici dell’arte claunesca. Riusciva ad essere rapidissimo sempre nel rispetto rigoroso delle pause. Manca tantissimo nel nostro mondo ma ci rassicura la certezza che in tanti tantissimi stiamo continuando a portare avanti i suoi principi straordinari sull’essere profondo del Clown. Ecco questo era Jango per me.

Intervista a cura di Maurizio Stammati

JANGO EDWARDS BIOGRAFIA

Jango Edwards divenne noto principalmente come clown e intrattenitore, con numerose apparizioni in festival internazionali e alla televisione. Spese gran parte della sua poliedrica carriera in Europa, principalmente in Francia[2]SpagnaPaesi Bassi e Inghilterra. I suoi spettacoli furono in gran parte one-man show[3] che ricalcavano la tradizione cabarettistica europea. Vi combinò la clownerie tradizionale con la satira politica e culturale.

Edwards crebbe a Detroit. Durante la fine degli anni sessanta si interessò di politica radicale, filosofia, religione e scienze esoteriche. Dopo tre viaggi in Europa decise di cedere l’attività di famiglia al fratello e tornare in Europa per studiare l’arte della commedia e la clownerie. Diventò così un busker (artista di strada) a Londra e vi fondò alcuni gruppi di commedianti.

Nel 1975 fu uno dei principali organizzatori e attori del International Festival of Fools, un festival di commedia alternativa e clownerie che si tenne ad Amsterdam dal 1975 al 1984.[4]

Il 10 settembre 2022, durante un’intervista pubblica, annunciò di avere un cancro terminale. Edwards è morto a Barcellona il 4 agosto 2023 per la suddetta malattia.

Jango crebbe in una fattoria ed avrebbe dovuto aiutare la famiglia negli affari! Dopo 27 anni di matrimonio nel 1966 i suoi parenti divorziarono e Jango rimase con il padre, mentre la sua più giovane sorella rimase con la madre. Negli anni sessanta, durante il College, diventa uno studente radicale, pubblica poesia, studia filosofia e religione. Nel 1970 durante il suo terzo viaggio in Europa, lesse l’opera di O.P. Ouspensky. Tornando a casa qualche cosa in lui era cambiato. Incassò la sua quota di eredità abbandonò ogni cosa e tornò in Europa per studiare da Clown.

L’ARTISTA…
Da allora Jango studia il teatro e l’arte del clown; non un lavoro ma uno stile di vita, una scelta di vita. Inizialmente si stabilì a Londra dove iniziò a studiare da solo e ad esibirsi in strada come buskers. Con Nola Rae ha formato la sua prima compagnia, “The London Mime Company”. Più tardi divennero famosi con il nome di “The London Black Theater Company” ed un giovane trio di studenti della Scuola dell’Arte e del Disegno di Londra “The Friends Roadshow” tutto ciò esplose in una comunità teatrale con sede a Londra, Amsterdam e Detroit. Oltre 400 artisti da ogni parte del mondo vi hanno attivamente partecipato. Finalmente la sua idea si concretizzò in quello che è stato internazionalmente conosciuto come il “Festival dei Pazzi” che dal 1975 sino al 1984 fu conosciuto in tutto il mondo come Nouveau Clowns. Ha stabilito le fondamenta e la forma di un nuovo modo di intendere il Festival Comico. Una riunione annuale della tribù del clown, ove tutti si esibiscono, insegna e scambia i propri segreti. Jango continua a lavorare per apprendere ed estendere le sue capacità sceniche; mimo, danza, giocoliere, stunt, compositore, autore, mago, professore, produttore, padre, amante marito, coreografo e direttore. Il suo pubblico è senza frontiere. La regina d’Olanda, il Primo Ministro Tedesco, Salvador Dali, Catherine Denueve, Fedrico Fellini, Francis Ford Coppolla, The Rolling Stones, questo solo per citarne alcuni. E’ stato ospite in serate al Sahara desert, the Ronald McDonald Comedy Awards, alla Conferenza Internazionale delle Banche in Svizzera, una spiaggia di nudisti, alla Cattedrale di Notre Dame e la toilette del Majestic Hotel a Cannes tutti questi luoghi hanno visto Jango esibirsi. Jango ha inciso quattro dischi, due video con Sony, pubblicato due libri, ed inoltre ha fatto apparizioni in molti film, nella figura di co – produttore a realizzato il proprio. Ha scritto, diretto ed interpretato svariati spettacoli live incluso musical, rappresentazioni teatrali, TV shows ed animazione da strada. Ha diretto il Balletto Nazionale Olandese in uno spettacolo per la corona e spesso è stato coinvolto come consulente artistico. Prova a dire che cosa, se ancora non lo ha fatto, lo farà presto!

PETER ERCOLANO BIOGRAFIA

Peter Ercolano, italo/americano, attore, clown, regista, teatro terapeuta ed educatore professionale ha lavorato in tutto il mondo promovendo e portando l’arte del clown in vari contesti. Da molteplici anni è formatore e trainer per clown dottori. Ha partecipato e partecipa ancora a progetti Erasmus in Italia e Europa tenendo corsi di teatro/clown e realizzando spettacoli con i partecipanti ai progetti sia in teatro che in strada. Peter è stato uno dei partner storici di Jango Edwards , considerato uno dei più grandi clown del ventesimo secolo. Per circa 12 anni hanno formato un due artistico girando il mondo con i loro spettacoli. Nel corso della sua lunga carriera Peter ha fondato diversi gruppi teatrali tra i quali il “Teatro Bertolt Brecht” di Formia e la “Milizia dei Folli” (gruppo di pronto intervento clown). Peter ha collaborato con grandi clown come Carlo Colombaioni, Leo Bassi, Johnny Melville e altri ancora. Da circa 16 anni lavora con pazienti psichiatrici conducendo laboratori teatrali e realizzando con loro spettacoli e cortometraggi. Il più bel complimento fatto a Peter dai pazienti psichiatrici: “Tu sei più pazzo di noi!”. Inoltre negli ultimi anni Peter insieme a Maurizio Stammati del Teatro Bertolt Brecht di Formia conduce laboratori teatrali in carcere realizzando spettacoli interpretati da detenute e detenuti. Per Peter clown non è semplicemente e superficialmente il naso rosso, il trucco oppure il costume colorato ma è una filosofia di vita, una missione. La sua missione di vita. E’ un mezzo per aiutare il prossimo attraverso l’umorismo, la positività, la leggerezza, l’empatia, l’allegria e soprattutto il sorriso.