“PIG-MENTIAMOCI!” Intervista a Matteo Fresh, autore e regista di “PIG IL MUSICAL” a cura di Renata Rebeschini

PIG-MENTIAMOCI!” Intervista a Matteo Fresh, autore e regista di “PIG IL MUSICAL”

a cura di Renata Rebeschini

Premetto: non sono particolarmente amante dei musical. Ne ho visti un paio all’estero (ma non i più famosi) e alcuni italiani ma nessuno, a parte qualche grande del passato, mi ha mai regalato una serata soddisfacente.

Tuttavia, il musical ha una storia ricca e significativa in Italia, un genere che ha saputo adattarsi e riflettere le dinamiche sociali e culturali del Paese. Basti pensare a spettacoli come Rugantino o il bellissimo Aggiungi un posto a tavola di Garinei e Giovannini (!!!), che hanno saputo incarnare lo spirito dell’Italia del dopoguerra con una commistione di ironia e umanità, o a qualche produzione più recente che ha portato il musical italiano a confrontarsi con temi universali e di attualità.

Ora mi sono trovata inaspettatamente a godermi uno spettacolo davvero meritevole.

Una giovanissima compagnia, composta da quattro giovani provenienti non solo da diverse realtà teatrali, ma anche da scuole specializzate in musical, ha coraggiosamente messo in scena uno spettacolo scritto e diretto da Matteo Fresch. Lo spettacolo, come accennavo, si distingue per essere estremamente piacevole, ben scritto e organizzato. Le musiche, eleganti e raffinate, riescono a sostenere perfettamente il testo, conferendo al tutto una coesione rara da trovare.

La durata dello spettacolo, di circa un’ora e venti minuti, scorre velocemente, grazie a ritmi sostenuti e avvincenti. I quattro protagonisti dimostrano di essere davvero bravi sia come attori, sia come cantanti e ballerini, mostrando una poliedricità che è essenziale nel musical, dove l’interazione tra diverse forme d’arte diventa la chiave del successo.

Lo spettacolo racconta la storia di Pig, un maialino che sogna di andare sulla luna. Nonostante la sua struttura fisica (come per tutti i maiali) gli impedisca di alzare la testa al cielo, Pig non si arrende di fronte all’impossibile. Il messaggio di fondo è chiaro: mai abbandonare i propri sogni, anche se per realizzarli è necessario combattere contro l’ingiustizia, l’ignoranza, la prepotenza e la dittatura.

Il paragone con il Ventennio fascista è evidente, ma diventa quasi accettabile se presentato attraverso i simpatici maialini, che con la loro dolcezza riescono a mitigare la bassezza di alcuni personaggi. Questo gioco di simbolismi non è nuovo nel teatro e nel musical italiano, dove spesso si è ricorsi a figure allegoriche per criticare la realtà politica e sociale, mantenendo però un tono accessibile e popolare. È proprio questa commistione tra impegno e leggerezza a rendere il musical un genere tanto amato e in grado di coinvolgere pubblici di ogni età. Come in questo caso: Pig ne è l’esempio.

Un musical per tutti, ma proprio tutti, bambini, ragazzi, adulti: ognuno lo vedrà con la propria chiave di lettura, ognuno vedrà con occhi diversi cose diverse, ma certamente tutti avranno modo di pensare e divertirsi davvero molto. Un lavoro, questo, particolarmente riuscito, considerando anche la giovane età di tutti i protagonisti.
Sentiamo ora l’autore, regista nonché attore Matteo Fresch: giovane poco più che trentenne, alto, un viso tra l’ingenuo e il tenebroso, sorridente.

-Allora, Matteo, da dove arriva il tuo cognome?

– Bella domanda, sto cominciando ad avere anche io qualche dubbio: c’è chi dice di origine austriaca, chi slava, io credo possa essere semplicemente una contrazione veneta… Prima o poi lo scoprirò!


– Ti conosco fin da quando, dopo l’Accademia di teatro, per alcuni anni hai lavorato con la mia Compagnia. So bene quanto sognassi il musical; poi ti abbiamo visto volare via per andare a Milano, nelle scuole più importanti per realizzare il tuo sogno. Ci vuoi dire com’è stata l’esperienza?


– È stato un azzardo! Come hai ben detto, per me la compagnia della Gran Guardia è stato l’inizio subito dopo l’accademia del Teatro Stabile del Veneto; sono stati i primi passi nel teatro ragazzi. Ho scoperto così un genere che amo sopra tutti gli altri. Dopo vari anni nel teatro professionale ho deciso di provare la carta del teatro musicale. Ho deciso di mettere tutto in standby e di azzardare il provino nell’SDM, La Scuola Del Musical di Milano: siccome è sempre stato un sogno nel cassetto ho pensato di provare a entrare l’ultimo anno possibile per limiti di età (per non avere rimpianti di averci provato) …

Preso!

Devo dire che è stata una delle scelte migliori della mia vita! Covid a parte, che ha impedito per un lungo periodo le lezioni in presenza, posso dire di aver trovato quello che cercavo da tempo! Tanta passione, tanta serietà e tanta umanità… Nonché i miei compagni di viaggio che mi sono portato con me a “Pig”.


– Eccoci: Pig. Come t’è venuta l’idea della scrittura scenica?


– Secondo me uno spettacolo ha senso di esistere solo quando c’è qualcosa da dire. Essendo una produzione musical è stata abbastanza impegnativa per cui da un lato cercavo un titolo forte, dall’altro una storia “coraggiosa”. Sicuramente ho dato priorità al secondo aspetto! La storia è arrivata di getto una notte, la mattina l’ho raccontata a qualche persona e quando ho visto un brillio di emozione ho capito che la strada era giusta! Io lavoro da anni con i ragazzi dalle elementari alle superiori ed ho pensato solo a loro mentre scrivevo. Cosa poteva emozionarli? Cosa poteva divertirli? E soprattutto, quale era un messaggio che poteva essere loro utile? Parlare di dittatura (prendendo spunto agli eventi storici a noi non troppo distanti) di sogni, di passione e di coraggio credo sia stato un qualcosa che ha fatto bene a me e ai miei compagni in primis.


– Come hai scelto i tuoi colleghi nello spettacolo, tra i tanti con i quali hai lavorato e studiato?


– I miei colleghi sono stati scelti anzitutto per il loro talento, poi per il loro coraggio e per la loro umanità. Come già detto, ho avuto la fortuna di conoscerli sul campo. Le coreografie dello spettacolo sono di Sofia Cantarelli, che è anche nel cast: un bello scambio di energie!
Diciamo che in primis sono persone che ammiro!


– Mi è piaciuta molto anche l’idea di coinvolgere gli studenti come scuola/lavoro. Un’esperienza unica, che io sappia, per una compagnia teatrale.

– Credo che questo sia stato un privilegio! Un regista è un comunicatore e deve sapere a chi sta parlando! I ragazzi del liceo artistico Munari che ho coinvolto per me sono stati fonte di ispirazione! Ho raccontato loro la storia e ho lasciato che fossero loro a “vederla”, a immaginare i costumi, la scena, le proiezioni, le grafiche… Tanti progetti erano molto vicini al mio gusto, altri diametralmente opposti ma che mi hanno comunque fatto pensare! Ho visto talento, tanto, e tanta voglia di raccontare (alla faccia di chi dice che i ragazzi di oggi sono superficiali). Spero per loro sia stato un modo per conoscere l’ambito teatrale professionale, e magari di avvicinarli al teatro.


– Leggo che le musiche sono inedite; vuoi dirci qualcosa?

– Certo, lo spettacolo è stato interamente musicato da Angelo Racz, che ho coinvolto per primo nel progetto. Lui è un direttore musicale e un compositore che ha fatto mille cose! Io ho scritto i testi e ho parlato delle ispirazioni musicali o dei climax che mi sarebbero piaciuti. Piccolo spoiler: nello spettacolo ci sono un sacco di “easter egg” ovvero di piccole citazioni musicali da altri musical, che il pubblico potrebbe scovare qui e lì. È stato divertente lavorare con Racz perché a qualsiasi ora del giorno e della notte mandassi qualche audio dove canticchiavo delle melodie e puf, dopo qualche giorno diventavano realtà.

Un’ottima realtà, devo dire, visto il risultato finale. E se questo è il suo primo lavoro…