TEATRO FRA LE GENERAZIONI XII EDIZIONE – LE RECENSIONI DI RENATA REBESCHINI

TEATRO FRA LE GENERAZIONI XII EDIZIONE

Giallo Mare Minimal Teatro

recensioni di Renata Rebeschini

La primavera è iniziata con la dodicesima edizione della vetrina di Castelfiorentino. Quattro giornate intense, con 22 appuntamenti e ben ventun compagnie. Ben accolti e “accuditi” dagli organizzatori da Giallo Mare Minimal Teatro, sempre disponibili, abbiamo assistito a ben diciotto spettacoli nei vari spazi preposti.

Qui di seguito le mie recensioni sugli spettacoli. Cominciamo in ordine cronologico..

Il primo spettacolo, in prima nazionale, è stato rappresentato nel bel Teatro del Popolo dalla compagnia Fontemaggiore di Perugia con “Ulisse e la luna”. Ulisse non è il famoso eroe omerico ma un bambino, timido e introverso, che decide di esplorare il grande palazzo in cui vive fino a salire in alto, fino al cielo, fino alla luna. Sarà un viaggio pieno di avventure, così come la vita, che gli permetterà di crescere e trovare un’amicizia.

Cenerentola accross the universe” della compagnia La Luna nel letto di Ruvo di Puglia.Premessa: la regia e lo splendido uso delle luci posson essere solo di Michelangelo Campanale, una garanzia. Lo spettacolo fa rivivere la storia di Cenerentola con in scena (di grande effetto anche grazie al prodigioso uso delle luci) cinque attori coadiuvati da venti adolescenti, che da più di cinque anni frequentano i corsi di teatro e danza della compagnia. Cenerentola, una ragazza con una madre troppo buona, ci spiega che a volte, quando non si lascia spazio per vivere, quando si presume di sapere sempre ciò che è giusto o sbagliato, la bontà assomiglia alla cattiveria. I personaggi che prendono vita intorno a lei, a volte divertenti, a volte paurosi, a volte soffocanti, insegnano che, giocando e sognando, si può modificare la vita. Perché “domani è sempre un altro giorno” che vale la pena di vivere.

I padroni di casa, la compagnia Gallo Mare, presenta “Trame su misura”. Renzo Boldrini, il narratore, con rime e ironia, si ispira a testi di vari e famosi autori, Rodari, Perrault, Jacob, Grimm ecc. Testi che sono ricchi di genio creativo per creare nuove trame, che Renzo riprende in rima rigorosa. In scena anche la disegnatrice (Daria Palotti) che, con gran capacità, anima via via i racconti con i suoi disegni. Ed ecco che voce, immagini ed effetti sonori si mescolano in un unico, gradevole insieme, pur se si toccano argomenti non facili, trattati senza timore, essendo anch’essi parte della vita di ognuno.

Ancora in prima nazionale “Poco più in là” della compagnia Teatro Gioco Vita di Piacenza. In scena un’attrice e un attore, anche danzatori; siamo nella camera di Anna che non riesce a dormire perché sente che dalla parete vicina ci sono forti rumori… che mettono anche paura… Che ci sarà di là dal muro? Ecco che si apre un buco e… eh, sì, poco più in là c’è un’altra casa, un altro mondo, un’altra vita: quella di Jan. Il buco si allarga e possiamo sentire i ricordi delle storie dei due giovani, subito amici. E tutto diventa un gioco, così come va vissuta la vita. Spettacolo condotto con garbo in cui dialoghi, immagini e musiche si mescolano in una ovvia coesione.

Prima nazionale anche per la compagnia TPO Teatro Metastasio di Prato con ”Nome”. In un suo racconto Rodari raccontava del barone Lamberto che sosteneva la possibilità di una vita eterna, purché ci fosse sempre qualcuno a pronunciare il suo nome. Forse per quello Daniele aveva scordato la sua bambola alla quale non aveva mai dato un nome? La ritrova in un baule e lei ricomincia a vivere: uno spettacolo che gira sul racconto e sulla danza ma che talvolta lascia spazio all’imbarazzo (strano rapporto tra un ex bambino ormai uomo e una “bambola”…) che non può portare ad alcuna emozione.

Felici per sempre”, compagnia Teatro C’Art di Castelfiorentino, specializzata in teatro clownesco e circense, e Teatro Do Sopro (Brasile). Nella piazza arriva una vera, bella auto d’epoca con due “novelli sposi” ancora con l’abito da cerimonia. Stanno avviandosi per il viaggio di nozze, ma ecco che cominciano i primi problemi con l’auto che si blocca: Da lì, tra gag, acrobazie (l’auto stessa, con tettuccio e porte aperte, diventa strumento  per giocare con il teatro fisico, clownesco), litigi e riconquiste: “e vissero per sempre felici e contenti” è qualcosa che va conquistato ogni giorno, ogni momento. Davvero uno spettacolo divertente con due bravi attori che, nell’assurdità delle situazioni, fanno scoprire a tutti che, forse, l’assurdo non è poi tanto… assurdo!

Sulla “Dea del cerchio” ancora della compagnia La luna nel letto, e con la regia di Campanale,, mi sento di fare un pensiero a parte. Lo dico subito: mi ha conquistata dall’inizio fino al piccolo, divertente e inaspettato gesto finale! Una narrazione fatta con perfetta padronanza del palcoscenico, con un’attrice giovane (sembra già più che preparata) che mantiene il pensiero ad ogni respiro e che riesce a creare un’empatia straordinaria. Lei è Marianna Di Muro e credo che, se pur dovesse semplicemente leggere l’elenco telefonico, terrebbe tutti inchiodati sulle poltrone in un’attesa felice. Okay, l’ho già scritto, ma ho apprezzato lo spettacolo anche per la scelta di un racconto epico (amo particolarmente i miti dell’antica Grecia) riuscendo a raccontare della tessitrice Aracne che sfida la dea Atena, la grande dea della saggezza, della sapienza e delle arti. Il tema è l’invidia “chi non l’ha mai provata?”, e la capacità di imparare a riconoscerla; Marianna apre la scatola dei ricordi, dove ritrova i giochi che faceva con le amiche, quando da ragazzine si divertivano a gareggiare su varie cose e la più brava diventava la Dea di qualcosa. Marianna era stata per anni la Dea del Cerchio (non sto a spiegare di più: andate a vedere lo spettacolo), finché un giorno arriva dalla città una bambina bella, bionda… che supera tutte le altre in ogni cosa! Come andrà a finire? No, non è un racconto giallo, ma lo stesso non vi dico di più!

Felicia” compagnia Quinto Equilibrio di Vignola (MO). Un lavoro in cui l’animazione si avvale delle capacità di Stefania Ventura, che però non è sostenuta da un testo che permetta di seguire con chiarezza la storia. Il tema dovrebbe riguardare l’accoglienza, lo straniero, il diverso, le difficoltà… Difficile anche per l’adulto seguire bene i vari passaggi, che non permettono di sentirsi nella storia e nelle emozioni.

L’Orto degli Ananassi di Livorno ha portato, in prima nazionale, “Tuono” .Un racconto tratto dall’omonimo libro di Ulf Stark, che Andrea Gambuzza, accompagnato dal bravo musicista Giacomo Riggi, propone in una scena scarna ma con tanto spazio vuoto su cui scrivere e immaginare. E con voce e parole si possono vedere i personaggi, del ragazzino (non ha un nome), del suo amico Bernt, del padre e della madre che ama suonare il piano, e, soprattutto, conosciamo il signor Tunersson, che vive in fondo al bosco e che fa paura, così grande e sempre arrabbiato e con quella grossa pancia… Tutti lo chiamano Tuono. Per riconquistare l’amico Bernt, il ragazzo comincia l’avventura per mostrare il proprio coraggio andando fin nel giardino di Tuonoooo, dove invece scoprirà che il gigante è sì grande e grosso, ma un uomo come gli altri, solo e con la passione per la musica. Allora non c’è più paura, anzi, nasce un’amicizia che lo farà crescere.

Sulla rotta dell’isola del tesoro” di Kanterstrasse/Giallo Mare  Animal Teatro. La storia dell’isola del tesoro la conosciamo bene, ma… cos’è successo prima? Come si è arrivati a partire per quella famosa avventura? Eccoci, allora, portati nel periodo storico in cui la pirateria primeggiava in tutti i mari, quando le varie potenze cercavano di conquistare nuove terre e nuove ricchezze. E proprio allora un piccolo gruppo disperato e vario di filibustieri, di sognatori, di avventurieri decide di mettersi alla ricerca del famoso tesoro, alla ricerca di una terra, alla ricerca della libertà, alla ricerca di se stessi. Il racconto scorre fluidamente, strappando anche risate, grazie alle buone capacità dei tre attori, con bei costumi e scene funzionali allo spettacolo.

Teatro Nazionale di Genova con “Lettere da molto lontano”. Una scena (grande ricordo di Lele Luzzati) fatta di sedie accavallate a rappresentare un bosco con le case dei protagonisti, con porticine e spazi vari che vengono via via usati dai tre bravissimi attori che impersonano i vari personaggi della storia, gli animaletti del bosco: la formica, lo scoiattolo, la lumaca e molti altri. I costumi sono di grande impatto e vengono perfettamente fatti vivere grazie alla bravura di Simona Gambaro, Raffaella Tagliabue e Andrea Pangatti. Si racconta le storie deI suoi abitanti: dello scoiattolo che vuole scrivere una lettera alla formica, che sta per partire per scoprire dove finisce il cielo, quella dell’elefante e la chiocciola, dell’istrice, dell’orso; intanto il vento porta altre lettere con i desideri dei vari animali, con le stesse domande che si fanno anche i cuccioli umani: cos’è “domani?”, che forma ha il “nulla?”, cosa significa “mancanza?, sono “felice?”

Mio nonno e il mulo”, della compagnia Principio Attivo Teatro, di San Cesario di Lecce. Scritto e interpretato da Giuseppe Semeraro, narra la storia appunto del mulo del nonno, vicini fin da piccoli, quasi come amici, entrambi arruolati e spediti al fronte durante la guerra ma, purtroppo, divisi. Entrambi, nella follia delle guerre, fanno il loro “dovere” ma non si incontreranno più. Seguiamo il filo del racconto della vita del mulo, che sentiamo come quella del suo padrone e, incredibilmente, entriamo in empatia con l’animale così come con l’uomo fino al finale. Una bella conferma del lavoro della compagnia e di Giuseppe, visto spesso in altri spettacoli in cui quasi non parlava, che ha saputo creare emozioni e partecipazione.

L’uccellino azzurro”, compagnia Archètipo produzioni. L’attesa era smisurata, dopo aver scorso il foglio consegnatoci all’ingresso: un’intera pagina di nomi di diversi di attori importanti e conosciuti, lunga lista di vari “costruttori”, designer di animazioni, di assistenti, di fonici ecc. La seconda facciata scritta con note di regia e presentazione del regista stesso, e anche qui lunghe liste di nomi intoccabili. Wow!, mi son detta, chissà come sarà! A dire il vero un piccolo dubbio mi era venuto leggendo che i nomi “importanti” erano scritti sotto la voce di: in ordine di ascolto. Ma ero comunque convinta di assistere ad uno spettacolo “dal vivo” come si dice del teatro. Di vivo, invece, ho assistito solo all’esodo inesorabile di operatori e persino di mamme con bambini. Nemmeno nel teatro dei burattini si possono accettare le registrazioni, ma con le persone in scena proprio NO! Una storia desolante con immagini di nonni morti che si presentano al nipotino (un ragazzo, non un attore… e non solo lui) coperti da veli inquietanti, che si rivolgono al nipote senza andare in sincrono con le voci registrate, immagini continue, a volte fatte di scenografie probabilmente costose ma terribilmente antiteatrali, tentativi di incuriosire con “effetti speciali” che nulla hanno a che fare con lo spettacolo. Continui cambi scena con la relativa chiusura e riapertura del sipario… alla prima chiusura ho pensato (e sperato) che qualcuno avesse deciso di fermare lo spettacolo…

Insomma: tanto lavoro per nulla? Magari per nulla! Per distruggere i poveri spettatori e per distruggere il Teatro! Ma perché portarlo ad una vetrina di compagnie di professionisti? Per autoeliminarsi? Per mostrare come non si fa teatro? In questo caso: operazione riuscita… ma non sarebbe stato meglio evitare di distruggere anche gli spettatori?

La commedia più antica del mondo” compagnia I Sacchi di Sabbia-Massimo Grigò. Ed è proprio lui in scena, proprio Massimo che, con la sua bella voce profonda diventa un professore che dibatte sul tema: vale ancora la pena di mettere ancora in scena “ la più antica commedia del mondo”, gli Arcanesi di Aristofane? In un mondo in cui gli autori scrivevano le più grandi tragedie della storia, Aristofane scriveva, con ironia, commedie comiche, divertenti, profonde, utopiche. 2500 anni e ancora il testo è terribilmente attuale e sarebbe perfetto se anche ognuno di noi potesse fare come Diceapoli, il contadino che, stufo delle guerre (!), stipula, udite udite!, una pace personale fra i grandi contendenti. Se provassimo anche noi? Si può stravolgere e far in modo che non esistano più la fame, la guerra, la povertà, le ingiustizie, le ipocrisie. Massimo, con grande divertimento e maestria, proverà a rispondere alle domande nell’unico modo possibile: con il grande Aristofane!

Stelle” compagnia La Piccionaia di Vicenza. Carlo Presotto tiene una lezione sulle stelle del desiderio che popolano i sogni dei ragazzi del 2022. Sono tanti i desideri, dopo anni di pandemia e guerre che non smettono mai. Presotto si avvale di immagini video che mostrano un improbabile inventario delle stelle del cielo. Un pretesto per parlare ai ragazzi dei temi che li coinvolgono, che coinvolgono tutti, nella speranza di far nascere una stella, circondata da mondi diversi, in un firmamenti fatto di sogni. Utopia? E se fosse qualcosa di più?  

Taro il pescatore” compagnia Teatro del Piccione di Genova, con Danila Barone e Paolo Piano. Uno spettacolo senza testo, dove le parole non si sentono con le orecchie ma con gli occhi e il cuore. Paolo, sempre bravo anche con la voce, è perfettamente credibile nei panni del pescatore Tano, che in riva al fiume attende pazientemente che qualche pesce abbocchi. Ma questa volta, dopo una tempesta che affronta con la capacità della maestria ereditata, questa volta fa una pesca inaspettata che gli cambierà la vita.

Storia di luce” compagnia Teatro all’improvviso, di Mantova. Luce e buio, silenzio e rumore: gli opposti che si cercano, si rincorrono, si scambiano ma entrambi, per esistere, hanno bisogno dell’altro. Uno spettacolo difficile da spiegare, fatto di atmosfere, di parole, di rumori, di buio e di luce, orchestrato anche con la danzatrice a creare mondi e immagini che appaiono e scompaiono nella poesia dell’insieme. D’altronde inizia con la frase: “Per tanto che la luce sia veloce, davanti a sé troverà sempre il buio”.

Casa Mobile a pedali” ancora di Principio attivo Teatro, i bravi salentini, ha bisogno di un commento a parte. Non si tratta di uno spettacolo vero e proprio ma di una “coccola” che le due attrici rivolgono ai visitatori, o, meglio, al visitatore. Sì, perché l’incontro, di circa 20 minuti, è aperto ad una persona alla volta. Una specie di roulotte, fatta però con due biciclette affiancate e un carrello in cui è costruita una graziosa casetta, in cui le colorate Cristina Mileti e Francesca Randazzo accolgono, meravigliosamente abbigliate da antiche cantastorie, una nuova persona. Una piccola scaletta porta all’interno dello scrigno, che raccoglie oggetti, foto, ricordi di viaggi, racconti antichi, segreti: essere dentro, soli, avvolti da un’atmosfera emotiva e poetica, e ascoltare la voce della stessa casa che ti fa scoprire via via immagini, suoni, profumi, cullati da una serenità e calma interiore che emoziona e ridona respiro. Brave, amiche care (lo diventano subito). Speriamo di rincontrarvi, in uno dei vostri viaggi, mentre pedalate tra bambini e adulti, tra fiori e sogni, tra speranze e dolci carezze.