Izumi Fujiwara – Ritratti d’Autore

IZUMI FUJIWARA nasce nel 1975 a Yamaguchi in Giappone. Si è laureata in Graphic Design presso la Tama Art University di Tokyo nel 1999. Muove i primi passi nel mondo della Slam poetry di Tokyo e lavora come fotografa in una grande azienda. Nel 2002 lascia la metropoli, per due anni viaggia con la bicicletta in Giappone, cimentandosi in lavori stagionali agricoli e nella pesca.

Nel 2003 arriva in Italia per turismo e comincia a dipingere; si stabilirà definitivamente a Milano nel 2007. In questo periodo crea scenografie per Universal Studio di Osaka ed espone i propri lavori in Giappone collaborando con il gruppo di musica sperimentale “Stringraphy” di Tokyo.
In Italia collabora con compagnie teatrali per la realizzazione delle scenografie, propone laboratori di pittura, realizza grandi murales, crea illustrazioni per libri ed espone i suoi quadri in mostre personali.

Dal 2008 propone esibizioni e laboratori di Live Painting per i bambini delle Scuole dell’Infanzia e nel 2010 ha presentato il suo progetto al Festival di Teatro per Ragazzi Via Paal di Gallarate. Nel 2010 fonda insieme a Michele Cafaggi l’Ass. Cult. Fresche Frasche, con cui ha organizzato presentazioni di libri, corsi di calligrafia, mostre e spettacoli teatrali.

Nel 2013 fonda insieme a Michele Cafaggi lo Studio TA-DAA! E’ illustratrice, pittrice e scenografa per la Compagnia. Anche con lo Studio TA-DAA! continua a proporre nelle Scuole dell’Infanzia esibizioni e laboratori di Live Painting lavorando in collaborazione con le insegnanti in base al percorso didattico proposto (L’Arca di Noè, Ci vuole un Fiore, Aria Terra Acqua, Picasso-Ritratti!).

Intervista

Ciao Izumi questa è una chiacchierata che facciamo per il giornale di Utopia. Utopia è un’associazione che mette insieme compagnie di teatro a livello nazionale. Mi puoi spiegare come mai sei venuta in Italia e cosa facevi in Giappone (perché Izumi è giapponese.)

Carissimi amici di Utopia, sono arrivata per la prima volta in Italia nel 2003, in vacanza con degli amici, affascinata e incuriosita da questo Paese. Dopo il 2003, sono tornata altre volte in Italia e pian piano ho conosciuto alcuni giapponesi che abitavano a Milano e che studiavano lì. Erano impegnati in vari settori, specialmente nella moda e nella musica.

La cosa che mi ha affascinato è che tante delle persone che ho conosciuto a Milano erano lì perché stavano cercando di realizzare il proprio sogno, all’estero, e in modo particolare in Italia.

Ascoltando le loro storie anche a me è venuta la voglia di provare a vivere fuori dal Giappone: inizialmente facevo avanti e indietro verso l’Italia, lavoravo in Giappone per 6 mesi e con i soldi guadagnati ho cominciato a frequentare l’Italia. E’ stato così fino al 2007.

In Giappone invece cosa facevi? Quale era la tua attività prevalente a livello artistico?

In Giappone mi sono laureata presso l’Università di Arte a Tokyo, dove ho studiato graphic design e fotografia.

Dopo gli studi uno dei primi lavori che ho fatto è stato in uno studio di cosmetici chiamato Shiseido, ero assistente-fotografo. Ma per questa figura professionale non c’era, secondo me, un futuro interessante di lavoro, non vedevo una reale prospettiva di crescita professionale.

La mia mansione era quella di fotografare tutti i prodotti di cosmetici: non mi divertivo e inoltre, anche l’ambiente di lavoro non era sereno.

In questo stesso periodo facevo anche “poetry reading”: scrivevo poesie che leggevo live in locali e in giro. E’ stato in questo momento che ho conosciuto nuovi amici e insieme abbiamo iniziato a viaggiare, a conoscere l’Italia e persone nuove. Così è cominciata la mia avventura e da lì ho pensato che anch’io avrei voluto provare a vivere fuori dal Giappone.

Quindi la vita fuori dal Giappone e in particolare in Italia, l’hai trovata interessante e stimolante.

Sì, ho incontrato e conosciuto molte persone e possibilità interessanti. All’inizio è stato un po’ complesso, mi esprimevo con le parole e non sapevo parlare ancora l’Italiano.

Quindi le tue poesie erano in giapponese

Si esatto, erano in giapponese. E’ per questo che ho ricominciato a disegnare: era da tanto tempo che non lo facevo e il linguaggio del disegno è universale.

Izumi poi hai incontrato il teatro, prima di Michele Cafaggi o è stata tutta “colpa” di Michele ?

Colpa di Michele, però c’è stata anche una particolare coincidenza: mia mamma ha lavorato per 40 anni in Giappone, nel paese dove abitavamo, ad organizzare stagioni teatrali rivolte ai bambini, così da piccola sono sempre andata a vedere spettacoli in teatro.

Quando ho conosciuto Michele, che poi è diventato mio marito, ha riacceso la nostalgia di quando ero bambina, vedendo i suoi spettacoli, in piazza e in Teatro, con tanti bambini che erano incantati a seguire la sue performance.

Per questo qui in Italia ti è scattata la voglia di continuare con il teatro, non solo come spettatrice. Per un periodo hai seguito Michele nei suoi spettacoli, mentre realizzavi anche le illustrazioni nei libri dei suoi spettacoli.

Sì Michele ha realizzato a quel punto dei libri sui suoi spettacoli, io li ho illustrati , mentre mi dedicavo anche alla creazione di miei quadri.

E poi ad un certo punto ho cominciato a collaborare con una scuola materna di Milano che mi chiedeva un laboratorio di pittura per i piccoli, partendo da pittori famosi.

Ho provato per quella occasione a creare una esibizione, da presentare prima di cominciare un laboratorio: volevo in questo modo raccontare qualcosa in più.
C
osì è nato uno spettacolo, quasi per caso.

Con il primo spettacolo a quale pittore famoso ti sei riferita? E hai creato altri spettacoli?

Per il momento ho realizzato un solo spettacolo su Picasso. Ma utilizzando la stessa tecnica del live painting ho realizzato anche “Ci vuole un fiore”.

Parlami invece dello spettacolo “Picasso, Ritratti!”, di come è nato e come si è sviluppato.

Picasso è nato perché volevo far conoscere ai bambini il famoso pittore in un modo alternativo. Io ho studiato arte, conosco la storia e lo stile del pittore ma non volevo semplicemente insegnare chi fosse Picasso in maniera didascalica. Volevo raccontarlo con il mio modo di approcciarmi ai bambini, volevo dire loro:” Penso che Picasso dipingeva ascoltando questa musica, oppure usando questi colori e ogni colore è collegato a una sua emozione.”

E il laboratorio, dopo l’esibizione, vuole essere uno strumento per far provare ai bambini come dipingeva quel “Picasso” immaginato da me. Il laboratorio è a partire dai 4 anni fino alle medie (in classi omogenee) e può anche essere destinato ad adulti e insegnanti

Quindi, per concludere, questa esperienza italiana ti sta piacendo.

Sì ,assolutamente.

Izumi, questi spettacoli e laboratori li rappresenti anche in Giappone?

Sì, faccio molti interventi in Giappone , anche all’interno dei musei di arte moderna. Faccio anche interventi per bambini piccoli dai 2- 3 anni.

Grazie, Izumi

intervista a cura di Roberto Sala