ULDERICO PESCE – IL TEATRO UTILE, I SOGNI, L’IMPEGNO, L’AMBIENTE.

INIZIAMO AL CONTRARIO, QUANTO PENSI SIA IMPORTANTE OGGI, IN QUESTO MOMENTO, IL TUO TEATRO DI IMPEGNO CIVILE

Sin da quando ho iniziato, ho istintivamente pensato di fare un teatro “utile”, e tutto questo è avvenuto grazie a due fattori: il primo è che mio padre era un sindacalista , pertanto era sempre impegnato coi braccianti agricoli e vedevo che alla base del suo impegno c’era il provare a migliorare la condizione del lavoro di questa gente; seconda cosa il teatro per me è legato alla scoperta del teatro greco, avendo studiato al liceo classico, mi sono accorto che le opere di teatro greco erano tutte improntate a migliorare la vita delle persone.

Ho cominciato con il portare in scena “PASSANNANTE”, la storia di un anarchico che attentò alla vita di Re Umberto I e che fu arrestato dai Savoia, portato su una torre che si trova sotto il livello del mare, nell’isola d’Elba, per 10 anni legato, Torre che esiste ancora oggi e si chiama appunto “Torre Passannante” e la catena alla quale era legato gli consentiva di fare un solo passo, una cella alta 1,50 mt e lui era alto 1,60 mt… condannato a stare piegato o disteso. Entrava acqua perché stava sotto il livello del mare. Dopo 10 anni Passannante venne ucciso, decapitato e il cranio venne esposto al museo del crimine a Roma.

La battaglia che ho voluto fare è stata quella di portare il cranio a sepoltura. Un anarchico che attenta alla vita del re, non è un criminale, è un rivoluzionario, è una persona da stimare. Questa è stata la storia dalla quale ho iniziato. Dopo questo lavoro, ho realizzato lo spettacolo “STORIE DI SCORIE”, sul pericolo nucleare, poi, ancora con altri lavori, ho parlato dei pericoli dell’amianto, di operai sfruttati, ed infine ho realizzato lo spettacolo “PETROLIO” e lì ho raccontato tutti i danni ambientali collegati al tema delle trivellazioni e della estrazione selvaggia che sta colpendo la mia regione. Ho avuto sempre un occhio di riguardo per l’ambiente e le battaglie sociali.

Oggi, in questa strana situazione, nella quale siamo tutti confinati in casa, ho capito che da trent’anni probabilmente sono sulla strada giusta, perché l’uomo ha perso il rapporto con l’altro e con la natura. L’esterno però non è un luogo da sfruttare, da ingabbiare, da cementificare. È un luogo in cui realizzare l’armonia tra gli esseri viventi, l’uomo, la natura, gli alberi, gli uccelli.

In questo lungo anno ho lavorato a nuovi progetti, uno fra questi è il dramma di Anton Cechov ZIO VANJA. In particolare mi sto concentrando su uno dei personaggi del lavoro di Cechov, il Dottor Astrov, dottore e filosofo.

Il dottore ha una mania: piantare alberi, e rimprovera gli altri di distruggere foreste, inabissare fiumi, dice a tutti che gli animali nelle tane muoiono, parla di epidemie, di tifo, di condizioni terribili dell’uomo, indicando a tutti la via. Questa messa in scena sarà ambientata all’esterno e ad ogni spettacolo pianteremo un albero, che sarà monitorato, come desiderato proprio da Zio Vanja. Il pubblico potrà organizzare lo spettacolo negli orti, nei giardini, nei parchi, cosi speriamo di poter piantare tanti alberi.

Un altro progetto sul quale sto lavorando è su Dante Alighieri, parleremo di lui non perché siamo nel settecentesimo anno dalla nascita, ma perché Dante analizza un passaggio importante per tutti, quello tra inferno, purgatorio e paradiso. Secondo la nostra visione ognuno deve analizzare il proprio comportamento verso gli altri e verso l’ambiente e andare, si spera, verso il paradiso. Lo spettacolo è per credenti e laici, quello di Dante è un viaggio di purificazione, che appartiene a tutte le religioni, al mondo laico e anche agnostico, soprattutto dopo il Covid rappresenta una rinascita.

Sto preparando anche un lavoro su “I PROMESSI SPOSI”, Alessandro Manzoni si occupa a lungo della pestilenza del 1600 che coinvolge Milano, della morte, del desiderio del cibo, dell’oppressione spagnola, anche se lui si riferisce a quella austriaca del 1800; oggi ad opprimerci ci sono altri stranieri, ci sono le multinazionali, del petrolio e non solo, come quelle dell’alimentazione che invadono la tv con pubblicità e che trasformano cittadini in consumatori. Continuerò quindi col teatro civile e anche a leggere classici, col desiderio di migliorare sia la mia vita che la vita degli altri.

LA BASILICATA APPARE SEMPRE COME UNA REGIONE “DEPRESSA” COSA VUOL DIRE FARE TEATRO DA PROFESSIONISTA IN UN TERRITORIO CHE SEGNA UNA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE TRA IL 35 E IL 40%

È utile lavorare, proporre teatro e laboratori in luoghi dove la disoccupazione giovanile è così alta, per fare in modo che la gente si innamori del territorio dove è nato e in qualche modo cerchi di trovare lavoro, diventando “sentinella” dei territori. Noi del sud partiamo da un grande svantaggio che ha radici molto forti, dalla dominazione spagnola alla dominazione delle multinazionali, dai Borboni ai Savoia, veniamo dalla questione meridionale che è ancora viva, abbiamo un Sud arretrato rispetto a un Nord che ha certamente più capacita di trovare occupazione. Oggi però il Sud italiano rappresenta un unicum paesaggistico, naturalistico, proprio perché, paradossalmente, conservato bene in quanto arretrato. E’ arrivato il momento di mettere a sistema questa arretratezza e di farne un’alternativa al mondo globalizzato.

I piccoli paesi, i borghi, possono rappresentare una pietra miliare nel futuro, questo anno passato in casa ci ha dimostrato quanto si viva meglio nelle piccole realtà piuttosto che nelle grandi città. Credo quindi che il teatro sia più utile nelle aree a rischio.

UN PO’ DI TE E DELLA TUA STORIA. QUANDO E COME INIZIA IL TUO PERCORSO E CON QUALI SOGNI E QUANTI DI QUEI SOGNI SONO DIVENTATI REALTÀ

Il mio percorso parte da mio nonno che era un arrotino col dono di raccontare storie molando coltelli e forbici per strada, davanti alle macellerie. Ero molto piccolo e mio nonno mi portava con lui. Mi piaceva la sua voce alta, mi piaceva che la gente si fermava ad ascoltarlo, anche coloro che non avevano nessuna lama da affilare. Questo, unito al lavoro di sindacalista di mio padre e alla scoperta dei classici greci, ha fatto nascere in me la voglia di coltivare teatro “utile”, che faccia da specchio alla comunità per fare dei passi in avanti. I sogni che avevo non si discostavano molto da quello che faccio, sognavo di raccontare, di lavorare narrando con semplicità. E questo, nonostante le mille difficoltà, mi ha dato da vivere, almeno fino ad oggi.

Sognavo di fare un percorso, non di arrivare alla vetta del successo, inteso come grande popolarità o riconoscibilità. Mi piace molto il viaggio che ho intrapreso, a prescindere dall’arrivo. Mi sono fermato a parlare con tutti, a raccogliere fiori, la bellezza vera è il fermarsi, non l’arrivare. Un sogno che ho, è quello di avere una compagnia teatrale più forte, riuscire ad avere più risorse per meglio riconoscere il lavoro di chi sta con me, per avere una sicurezza maggiore. Mi piacerebbe avere un teatro con tante persone che ci vivono attorno, piano piano sto cercando di realizzare anche questo. E poi sogno di vivere molto a lungo, adesso ho 57 anni e mi auguro di avere molta forza fisica, per continuare a sognare…. Ecco il sogno è di continuare a sognare… avere salute forte, io e tutti quelli che mi circondano compreso Maurizio Stammati e tutto il suo mondo, per continuare a sognare.

I RAGAZZI, I GIOVANI, LE SCUOLE, HO POTUTO VERIFICARE, QUANDO TI HO OSPITATO IN DIVERSE OCCASIONI, CHE NONOSTANTE I TEMI FORTI E IMPEGNATI CHE UTILIZZI, LA LORO ATTENZIONE E IL LORO COINVOLGIMENTO È SEMPRE ALTISSIMO. QUANTO BISOGNO C’È DI TEATRO NELLE SCUOLE E QUALE POTREBBE ESSERE SECONDO TE LA MODALITÀ PER UNA DEFINITIVA CONSACRAZIONE DEL TEATRO COME MATERIA CURRICOLARE

La scuola è strutturata in genere sulla ripetizione. Il professore spiega, i ragazzi ripetono. Ci sarà chi ripete meglio e chi, non avendo prestato attenzione ripeterà meno bene. Il ragazzo è relegato ad una funzione di ripetizione di saperi, di competenze, di conoscenze. La didattica futura dovrebbe essere incentrata non sulla ripetizione ma sulla produzione. Il ragazzo deve produrre cultura, non ripetere cultura. I giovani odiano la scuola per l’impossibilità di produrre. I ragazzi dovrebbero essere inseriti in un percorso creativo di produzione di cultura.

Lo studio di eventi storici, ad esempio la seconda guerra mondiale, posta come ripetizione, è quanto di più distante possa esserci dalla vita di un sedicenne. Portiamo i ragazzi davanti al monumento ai caduti, facciamo capire loro quanto questo gli sia vicino, attraverso incontri coi discendenti dei caduti, raccontiamo loro la storia delle persone. Da quale casa è partito, amava una donna?

Non devi adottare un libro scritto da un altro, fai scrivere il loro libro, fai acquisire ai ragazzi una territorialità che racconta un argomento globale, diventando un produttore culturale. Da questo punto di vista le logiche del teatro aiutano molto. Il teatro deve essere inserito tra le materie curriculari, perchè se esiste un codice espressivo che prevede l’intervento attivo di un essere umano, questo è il teatro. Quindi ben venga, perché mentre la didattica tradizionale prevede che un ragazzo debba ripetere, il teatro prevede la produzione espressiva, la produzione di senso. Il teatro deve arrivare nelle scuole. Il teatro deve essere fatto anche in altro modo. Vedo, purtroppo, anche teatro che allontana i giovani, che non parla alle viscere, lontano dalla gente e fatto in maniera meccanica. I giovani necessitano di un teatro di verità, di messa a nudo degli esseri umani.

UN ANNO DI PANDEMIA, I TEATRI CHIUSI, COSA PENSI DELLO STREAMING

I teatri non dovevano chiudere perché sono luoghi sicuri. Il teatro è fatto di carne e di ossa, di sudore, di pulsioni, è l’anti mascherina per eccellenza. È il luogo dell’unità, dell’unione, del contatto. Non si può fare attraverso uno schermo. Dovrebbe essere illegale farlo in streaming.

SE FOSSI MINISTRO DELLA CULTURA PER UN GIORNO, DA DOVE INIZIERESTI

Avrei portato le scuole a teatro, a turno. Avrei innovato da un punto di vista spaziale tutti i codici espressivi. Ad esempio, io ho uno spettacolo dove chiamo dei ragazzi in scena e faccio loro mimare le barricate, la triplice alleanza, la triplice intesa. Avrei utilizzato i teatri e i musei per fare scuola, con l’aiuto di attori. Abbiamo teatri e musei pieni di spazi riscaldati. Sarebbe stato un modo per innovare spazi e metodi. Avrei provato un collante scuola – teatro – turismo. Avrei fatto scrivere ai ragazzi, ogni cosa… turismo, teatro, arte.

Si sarebbero dovute tenere aperte le palestre, i musei, i centri sportivi, i teatri, per non bloccare l’incontro.

ULTIMA DOMANDA. PROFETICI I TUOI SPETTACOLI SUI TEMI AMBIENTALI, DAI RIFIUTI AL TEMA NUCLEARE. È DI QUALCHE GIORNO LA NOTIZIA DELLO STOP ALLE TRIVELLAZIONI PER L’ESTRAZIONE DEL PETROLIO NELLA TUA BASILICATA. COSA NE PENSI

Il petrolio non è più una fonte energetica necessaria, essenziale e unica. Ci sono nazioni come la Norvegia e la Svezia, nazioni vicine al polo nord, che si sono affidate ad altri sistemi energetici: il sole, l’idrogeno. Ci sono però ancora interessi delle multinazionali che spingono verso il petrolio. Penso che dovremmo liberarci definitivamente dal petrolio. L’ambiente va rispettato, tutelato, quindi ben venga il blocco delle trivellazioni petrolifere. Abbiamo il centro petrolifero più grande dell’Europa continentale, con annesse discariche. La mia terra ha la Val d’Agri, un’intera terra dedicata al petrolio. Bisogna liberare quell’area, restituirla alla vocazione agricola, turistica. Tutto il mondo deve andare verso una nuova direzione. Prendere Zio Vanja, il dottor Astrov, la Genesi della Bibbia o l’Apocalisse e farne modelli di vita, non invento nulla. Oggi gli alberi dovrebbero avere una carta d’identità, dei diritti giuridici. I fiumi dovrebbero avere carta d’identità, codice fiscale, e coloro che li maltrattano dovrebbero essere denunciati. Perché il Garigliano, il golfo di Gaeta non possono fare denuncia? Perche l’arroganza degli esseri umani che mira a sopraffare i mari non può essere denunciata? I mari, i fiumi, gli alberi, devono avere dei diritti. È tempo di mettere da parte l’arroganza umana e di iniziare a vivere in armonia con la natura, se i nostri progetti di vita vanno verso la sopraffazione dobbiamo fare dei passi indietro. Costerà rinunce, ma andrà benissimo perché significherà privarsi di cose inutili e incamminarsi verso nuove forme di vita comune. La chiusura delle trivellazioni in Basilicata perché altamente contaminanti deve essere un segnale importante per tutto il mondo, che deve iniziare ad andare in altre direzioni, quelle del rispetto della natura e dell’ambiente. Anche noi teatranti, muoviamoci verso altre direzioni, iniziamo a sperimentare, facciamo pedalare il pubblico nei palchi a pedale. Il pubblico dimagrisce, il colesterolo si abbassa. La forza del pubblico accende la narrazione. Necessitiamo di qualcuno che sia un po’ folle, un po’ poeta a governarci. Un idealista, un utopico.

Intervista a cura di Maurizio Stammati