VIAGGIO IN SICILIA 2 – FABIO NAVARRA, CON NAVE ARGO COSTRUENDO TEATRI

Per la costruzione di un Teatro” è la frase che accompagna Nave Argo, una compagnia siciliana che opera sin dal giorno della sua fondazione, nel 1992, nel settore della prosa contemporanea e del teatro per l’Infanzia. Dell’ attività svolta da Nave Argo in questi anni e di altri argomenti “caldi” per il nostro settore ne parliamo con Fabio Navarra, suo Presidente nonché Direttore Artistico, assieme a Nicoleugenia Prezzavento, della compagnia.

Più dichiarazione d’intenti e mission che semplice slogan, la “costruzione di un teatro” è per noi sia la costruzione di un luogo fisico che di quella rete di relazioni e sinergie che consentono a una comunità di riconoscersi, ritrovarsi, raccontarsi, rappresentarsi.  Lo abbiamo iniziato a fare sin da subito, nel 1994, a Caltagirone (dove noi risediamo) con il festival Teatri in Città che aveva la peculiarità di presentare gli spettacoli in spazi della città di grande interesse, non solo architettonico e urbanistico ma anche sociale, creando una speciale alchimia nella relazione che si creava tra gli artisti, alcuni tra i più interessanti della scena italiana, e gli spettatori. Un’idea di città che, attraverso il teatro, proponevamo in maniera diversa, ricreando la dimensione della socialità di cui le Comunità hanno assolutamente bisogno. E per questa sua peculiarità il nostro ha ricevuto, nel 2005 e 2007, un premio di rappresentanza da parte della Presidenza della Repubblica Italiana.

E ancora con il Teatro “Vitaliano Brancati”, sempre a Caltagirone che, dal 1995 al 2005, è stata la sede di tutta la nostra attività di programmazione, produzione e formazione diventando un punto di riferimento per la vita sociale e culturale della nostra Comunità. Alla sua chiusura “forzata” non ci siamo persi d’animo e, per tornare alla nostra condizione di “costruttori di teatro”, abbiamo fatto letteralmente di necessità virtù, moltiplicando le rassegne e i festival (Teatrinfiniti, Famiglie a Teatro, Panorami della Contemporaneità, il Chiostro dei Piccoli) che abbiamo organizzato in diversi spazi, all’aperto e al chiuso, della nostra città e di altre della Sicilia Orientale.

In Sicilia voi siete tra le compagnie più attive tra quelle che si occupano di teatro ragazzi, sia per quanto riguarda la produzione che la programmazione.

All’interno della nostra compagnia è attivo da più di dieci anni un nucleo consolidato di bravi e affiatati professionisti con cui abbiamo realizzato otto produzioni che proponiamo agli alunni delle scuole dell’infanzia e primaria la mattina e alle famiglie in pomeridiana nei fine settimana. E questo ovviamente lo facciamo all’interno delle Rassegne da noi direttamente organizzate e in quelle promosse da altri colleghi di tutta la Sicilia con i quali collaboriamo proficuamente da tempo e assieme ai quali stiamo cercando di consolidare un piccolo circuito regionale di teatro ragazzi, per adesso a livello informale. Contestualmente al lavoro di creazione artistica si porta avanti un faticoso e complesso lavoro di tessitura di relazioni con le Istituzioni, i Comuni e la Regione Sicilia, alle quali si chiede di condividere e sostenere, nelle modalità più opportune, una progettualità che si fonda sull’idea del Teatro come strumento di crescita sociale e civile di una comunità.

Vuoi dirci qualcosa di più sui vostri spettacoli di teatro ragazzi e qual è il processo creativo e produttivo con cui arrivate a realizzarli?

Come dicevo prima abbiamo un nucleo artistico (Iridiana Petrone, autrice, regista e attrice; Anita Indigeno, Giuseppe Brancato e Fabio Guastella, attori; Tiziana Rapisarda, scenografa e illustratrice; Giuseppe Nicolosi, compositore) molto affiatato che costruisce ogni spettacolo a partire da alcune suggestioni iniziali che possono venire da storie e vicende note o da idee originali. Da lì andiamo sviluppando la storia, portando attenzione a tematiche d’interesse per i nostri spettatori, piccoli e grandi. Il copione definitivo, dopo varie riscritture, è sempre originale e mai trattasi di adattamento di testi noti, come lo è anche il lavoro che viene fatto con le musiche di scena appositamente composte. Lo spettacolo poi lo si va costruendo assieme alla nostra scenografa che ormai conosce ogni nostra necessità, anche di natura pratica legata alla necessità di rendere “trasportabili” i nostri spettacoli. Stiamo parlando di spettacoli “leggeri”, con non più di due attori in scena e che possiamo rappresentare in teatro come in spazi meno convenzionali. Ovunque abbiamo portato il nostro lavoro abbiamo ricevuto apprezzamenti e attestati di stima che ci danno forza e ci incoraggiano a trovare sempre nuovi stimoli per migliorare il nostro lavoro.

La condizione di emergenza sanitaria connessa alla diffusione del Covid-19 ha bloccato ogni attività del nostro settore. Cosa siete riusciti a fare e come avete pensando di riorganizzare il vostro lavoro nell’attesa della riapertura dei teatri?

Ovviamente come i colleghi di tutta Italia siamo stati spiazzati da questo stato di emergenza generale che ha determinato lo stop di ogni attività di programmazione con l’annullamento di tutte le repliche che avevamo in programma nel periodo da marzo a giugno e quelle a partire da novembre dello scorso anno. La “finestra temporale” che si è aperta nel periodo estivo ci ha permesso di lavorare con l’organizzazione di due nuove Rassegne all’aperto a Modica e Grammichele, sempre in Sicilia, e con la circuitazione dei nostri spettacoli. Non abbiamo preso in considerazione l’idea di continuare a lavorare con progetti in streaming preferendo piuttosto iniziare a pensare a nuovi progetti, per quando sarà possibile tornare ad incontrare il pubblico. Tra le diverse possibilità che abbiamo in programma quella a cui stiamo lavorando adesso è un nuovo spettacolo ispirato ad uno dei racconti della tradizione popolare siciliana raccolti a inizio Novecento dallo studioso Giuseppe Pitrè. E’ chiaro che, quando sarà nuovamente possibile, nostra preoccupazione sarà quella di ricostruire la relazione con il pubblico che in questi anni ci ha seguito, e che ci auguriamo avrà ancora di più voglia di tornare a frequentare teatri e arene all’aperto, per ritrovarsi e incontrarsi. Per continuare, assieme, a costruire comunità coese e solidali.

In questo tempo di emergenza sanitaria che ha obbligato ad interrompere ogni tipo di attività lavorativa ritieni che il sostegno delle Istituzioni sia stato adeguato?

Questa grave crisi ha rivelato ciò che a noi era chiaro da tempo: la fragilità assoluta del nostro settore con un sistema assolutamente precario e insufficiente di sostegno pubblico agli organismi teatrali, e di tutela dei lavoratori occupati, che frequentemente nei propri territori si sostituiscono agli Enti Locali nella funzione di veri e propri “Presidi di civiltà”, svolgendo un importante lavoro di produzione di servizi culturali e sociali offerti ai cittadini. L’extra FUS, il sistema con cui il MIBAC ha concesso contributi alle imprese e agli enti di produzione e distribuzione di spettacoli di musica, al netto delle criticità rappresentate dal mettere sullo stesso piano il teatro professionale e quello amatoriale, ha quindi messo in evidenza come su tutto il territorio nazionale sia presente un articolato e complesso sistema di gruppi, spazi, esperienze che rappresentano un grande patrimonio di competenze, idee, economie e socialità da tutelare e rafforzare.

Per saperne di più: www.naveargo.org

intervista a cura di Maurizio Stammati