LETTERA ALL’ANNO CHE VERRA’

Caro anno nuovo, la mano ci trema nello scriverti questa lettera. Speriamo tu sia diverso dagli altri che ti hanno preceduto, soprattutto dall’ultimo. Ti vediamo saltellante, voglioso di fare, pronto a mordere la strada che hai davanti, capace di infondere in tutti una grande forza per affrontare le sfide che ci attendono. Caro anno nuovo non ci deludere, abbiamo lavorato duro per consolidare le mille e una iniziative che abbiamo messo in campo, fatte di gente e di teatro, di crescita, di valori, di idee. Nelle nostre sale nessuno ha mai scatenato una rissa contro quelli dell’altra parte, solo sorrisi, sguardi ed emozioni. Questa terribile crisi sta sgretolando il lavoro di una vita e mettendo in pericolo non solo tanti posti di lavoro ma un grande patrimonio nazionale, fatto di drammaturgie, attori, ricerca, tecnici, organizzatori, quello che era ed è tutt’ora un vanto del teatro nazionale italiano (il teatro per le nuove generazioni) sta vacillando pericolosamente. Caro anno nuovo, stiamo tenendo duro, alcuni sono più spaventati di altri, tutti ci guardiamo intorno alla ricerca di segni diversi, di schiarite nel cielo. Molte parole si rincorrono, sciogliendosi in misteriose litanie del nostro tempo: il look down, la ripresa, il vaccino, le zone rosse, il dpcm. Caro anno nuovo siamo confusi, tutti urlano, ognuno ha la ricetta infallibile in tasca ma la vita reale somiglia ogni giorno di più ad uno slalom truccato, dove addetti dispettosi posizionano le porte sempre più vicine le une alle altre. I ricchi rafforzano i loro poteri, i poveri stanno zitti, i calciatori continuano a guadagnare in un’ora quello che altri neanche in una vita, c’è chi perde il lavoro e chi ne ha cento, chi prega e chi bestemmia. Davvero ci sarà il regno dei cieli? Davvero un cammello passerà per la cruna dell’ago? Caro anno che stai arrivando, trascorreremo insieme 365 giorni e ti accompagneremo fino al 31 dicembre prossimo, la cosa che ti chiediamo è di essere, nei limiti del possibile, significativo, troppe scemenze intasano l’aria e ancor di più l’etere, abbiamo bisogno di qualcosa che arrivi alla spina dorsale del pianeta, di una parola nuova che sia finalmente comprensibile a tutti.

La Redazione