SCUOLA E TEATRO DOPO IL COVID

Una serie di domande ci assillano in questo ultimo periodo, molte riguarda lo stato della scuola dopo il periodo terribile del Covid. Come teatranti, in particolare, ci interessa soprattutto conoscere se e come è cambiato il rapporto fra scuola e teatro dopo il Covid. Allora abbiamo chiesto a due nostre amiche dirigenti scolastiche di raccontarci un po’ di cose…

A rispondere alle nostre domande sono la prof.ssa Fabiana Iacovitti dell’I.C. n.1 “G.Mazzini – E.Fermi” di Avezzano e la prof.ssa Rossella Di Donato che dirige l’Istituto Comprensivo Pescara 7.

Voi siete due dirigenti scolastiche di un polo di scuole, quali?

Io sono Fabiana Iacovitti e sono la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo statale 1 “G.Mazzini-E.Fermi” di Avezzano, in provincia di L’Aquila

Io mi chiamo Rossella Di Donato e dirigo l’Istituto Comprensivo Pescara 7, che riunisce due scuole dell’infanzia, due scuole primarie e una scuola secondaria di I grado.

 

Volete brevemente parlarci delle vostre scuole?

RLe scuole dell’Istituto accolgono poco meno di 1000 alunni dai 3 ai 14 anni. Le sedi sono ubicate nel quartiere universitario e giudiziario della città di Pescara, spaziando dalla zona residenziale di Colle Pineta al rione periferico di San Donato, un’area caratterizzata da una composizione eterogenea della popolazione scolastica. Le diversità socioeconomiche e culturali che presentano i plessi portano l’Istituto ad articolare un progetto educativo che mira al conseguimento del successo formativo da parte di tutti gli alunni, offrendo a tutti pari occasioni di costruzione delle conoscenze, di valorizzazione delle diversità e dei rispettivi talenti.

 

F – La realtà del mio istituto è molto variegata. Ci sono tre scuole dell’infanzia con bambini e bambine di età tra i due anni e mezzo e i cinque anni, due scuole primarie con bambini e bambine tra i cinque anni e mezzo e gli undici anni, una scuola secondaria di primo grado, con ragazzi e ragazze tra i dieci anni e mezzo e i quattordici anni. Tenendo in considerazione solo la fascia di età complessiva di un istituto comprensivo, si comprende quante esigenze pone la realtà in termini di bisogni educativi e di esigenze formative. A questo si aggiungono le differenti situazioni sociali, le situazioni di disagio e/o di svantaggio culturale, la presenza di un buon numero di diverse abilità. La sfida dell’istituto è la creazione di un ambiente educativo per la crescita umana e culturale di tutti e di ciascuno.

Secondo voi il teatro a scuola ha rilevanza educativa oppure è semplicemente un’esperienza da dare agli alunni e passare ad altri stimoli, in tante strade diverse?

R- Il teatro ha una forte valenza educativa, una vocazione tanto più importante e rilevante in un ambito, quale quello scolastico, in cui le esperienze didattiche devono fornire agli alunni gli strumenti per leggere, comprendere e costruire la realtà.

In un tempo in cui la necessità di un’educazione alle emozioni appare sempre più urgente, così come l’esercizio dell’empatia e la comprensione dei processi che sottendono alle relazioni umane, il teatro non si limita ad essere uno stimolo tra i tanti da proporre ai ragazzi, ma si delinea come uno strumento privilegiato per entrare in relazione con il mondo interiore che anima ogni essere umano e con la fitta rete di relazioni emotive alla base di ogni comunità, portando gli alunni a svolgere un esercizio fondamentale per conoscere sé stessi e la realtà che li circonda.

 F –  Il teatro acquista grande rilevanza educativa quando agisce attraverso l’esperienza che si nutre di un insieme di canali sensoriali, emozionali, relazionali, apprenditivi. Spesso si ha un’idea distorta di teatro a scuola. In generale, ancora si pensa al teatro a scuola come esperienza di “copione da imparare” oppure di personaggi precostituiti da interpretare oppure a scenette confezionate, scontate e finanche noiose da proporre ad amici e parenti in alcune occasioni dell’anno.

Il teatro è inteso invece come metodologia educativa, come esperienza educativa e formativa: è un teatro vivo che parte dagli interessi reali degli alunni, ne esplora e ne interpreta le domande. Il laboratorio teatrale parte da letture che fungono da bussola, amplia l’orizzonte letterario, sviluppa il lessico e la scrittura, spinge alla reinvenzione, alla creatività, all’espressione di sé, alla connotazione dei personaggi, alla scelta dell’essenziale, alla relazione con l’altro, al rispetto dei tempi, del silenzio, delle emozioni, all’invenzione scenica, all’intuizione del valore simbolico degli oggetti. Il teatro inteso come sopra non è preconfezionato ma è frutto del lavoro di ognuno in rapporto a un gruppo e, soprattutto, diventa frutto di un vissuto collettivo di significati condivisi e negoziati. Faccio un esempio.

Una tematica può essere affrontata in diversi modi. Dalla lettura di un testo un gruppo, connotato da un contesto e guidato a certe riflessioni, può concentrarsi su un aspetto ritenuto prioritario; un altro gruppo, connotato da altre peculiarità, può concentrarsi su un altro aspetto. Ciò che si è letto può essere interpretato in forma semplice oppure può essere ampliato grazie all’utilizzo di laboratori di scrittura creativa: in questo caso l’esperienza di lettura si arricchisce dell’esperienza reale, un personaggio incontrato su un testo acquisisce caratteristiche di un altro personaggio che è reale e che in quel momento confluisce nel fantastico.

In questo caso aumenta l’aspetto connotativo del linguaggio, si amplia la percezione delle sfumature, si costruisce nel gruppo, appunto, un significato condiviso, si dà vita a convenzioni all’interno di specifiche relazioni, ci si comprende anche con un semplice gesto convenuto, si costruisce un clima di cooperazione e di interdipendenza, si educa al riconoscimento e all’espressione delle proprie emozioni.

 

Le scuole del polo che dirigete hanno promosso negli ultimi anni progetti di teatro?

R – Gli alunni delle scuole dell’infanzia, primarie e della scuola secondaria di I grado hanno avuto la preziosa opportunità di assistere a diversi spettacoli teatrali, sia presso la nostra sede sia presso teatri cittadini; per la scuola media sono state proposte anche rappresentazioni in lingua straniera. Non sono stati realizzati veri e propri progetti di teatro, puntando invece sulla possibilità di avvicinare i bambini e i ragazzi alla magia del palcoscenico attraverso spettacoli allestiti da compagnie teatrali che li portassero ad immergersi e lasciarsi coinvolgere dalla pluralità dei linguaggi espressivi e dal fascino dell’immaginazione.

Al termine dell’emergenza epidemiologica, quando più forte si è avvertita la necessità di vivere esperienze di socialità che consentissero agli alunni di esprimere le emozioni anche sperimentando nuovi linguaggi, sono state organizzate diverse attività estive, tra cui un laboratorio teatrale in collaborazione con un’associazione culturale locale e due piccoli musical realizzati in lingua inglese.

Nel corrente anno scolastico sta riprendendo la partecipazione degli alunni di scuola primaria a spettacoli messi in scena da compagnie teatrali abruzzesi, come “L’isola dei pirati” de “I guardiani dell’Oca” e “Il rifugio segreto” della Compagnia “Fantacadabra”.

 

Perché? – In che modo?

R – L’esperienza del teatro ha sempre rappresentato per i bambini e per i ragazzi un’occasione unica per sperimentare l’integrazione dei diversi linguaggi con la dimensione emotiva legata ai vissuti esperienziali portati in scena.

Ora in chiave evocativa, nella suggestione della narrazione storica; ora in una dimensione giocosa e divertente, nelle performance più coinvolgenti dedicate ai più piccini; ora stimolante e motivante, nella valorizzazione e nella scoperta di culture e lingue diverse dalla propria, il teatro offre agli alunni la possibilità di aprire varchi verso nuovi panorami da esplorare sia dal punto di vista emotivo che cognitivo.

La possibilità di vivere uno spettacolo teatrale nel contesto scolastico implica, inoltre, il valore aggiunto determinato dalla condivisione di un’esperienza che diventa arricchimento dell’intera classe, offrendo spunti di riflessione, di dibattito, di confronto, di rielaborazione collettiva, che ne fanno una opportunità di crescita del gruppo, oltre che dell’individuo.

Quali scuole sono state coinvolte nell’iniziativa e quali spettacoli hanno messo in scena? Il progetto è entrato nell’orario curricolare?

R – Negli anni le iniziative sono state molteplici, come già detto, soprattutto prima del periodo dell’emergenza epidemiologica. La nostra scuola ha la fortuna di avere un’aula magna che è un teatro con palco, sipario, luci, per cui sono stati numerosi non solo gli spettacoli cui gli alunni hanno assistito a teatro, ma anche le rappresentazioni allestite dalle diverse compagnie presso la nostra sede e rivolte agli alunni dei tre ordini di scuola in orario curricolare.

Gli spettacoli proposti hanno spaziato tra i temi più vari: dal mondo delle fiabe per i più piccini della scuola dell’infanzia al suggestivo “No. Storia di un rifiuto”, ideato, scritto e messo in scena da Giacomo Vallozza, che con intensità ha fatto rivivere il tempo della seconda guerra mondiale avvicinando i ragazzi della scuola media alla tragica esperienza degli Internati Militari Italiani; dalla fiaba musicale “Pierino e il lupo” di Prokofiev eseguita dai musicisti del Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara al suggestivo percorso sulla canzone d’autore italiana attraverso la voce della cantante Andrea Mirò e i racconti del critico musicale Paolo Talanca; dalla rievocazione del terremoto de L’Aquila in “La storia che non si deve raccontare” del giornalista e scrittore Silvio Sarta, alla rassegna per il centenario della nascita di Gianni Rodari con le storie per grandi e piccini che hanno preso vita fra i versi delle sue filastrocche, gli indimenticabili personaggi e il racconto delle sue esperienze, in un incredibile gioco a fare e disfare realizzato dagli attori della compagnia “Fantacadabra”, tra le suggestive musiche di Paolo Capodacqua…

Le brevi esperienze laboratoriali sono state condotte nel periodo estivo, quando gli alunni di scuola primaria sono stati coinvolti nella redazione e nella successiva rappresentazione di un breve testo teatrale sul tema dei diritti dei bambini, in un percorso curato dalla Cooperativa “La Minerva” di Pescara. Sempre in estate, due corsi in lingua inglese curati da un docente madrelingua hanno portato gli alunni di scuola primaria e secondaria I grado a mettere in scena due brevi musical in lingua inglese.

F – Nei progetti a lungo termine, che hanno riguardato l’intero anno scolastico ovvero la gran parte di esso, sono state coinvolte le scuole primarie e la scuola secondaria di primo grado, seppure con esperienze diverse secondo la fascia di età.

Nella Scuola dell’Infanzia sono state sempre privilegiate le occasioni di fruizione e di educazione all’ascolto, anche interattivo.

I bambini e le bambine della scuola primaria amano essere spettatori e spettatrici e, contemporaneamente, amano proporre al loro pubblico le loro produzioni. Sono inclini a comunicare facilmente i propri vissuti, soprattutto quando vivono l’esperienza del teatro in forma ludica e gratificante. Amano ascoltare le letture iniziali, scegliere storie fantastiche popolate da paesaggi, personaggi, atmosfere ed emozioni varie. “Recitare” è condividere con l’altro un po’ di sé e dà la gioia di portare a compimento un lungo percorso che, di per sé, nella preparazione, è già completo dal punto di vista degli educatori. Insegnanti e operatori teatrali, infatti, lavorano lungo il percorso teatrale sull’espressione, sulla lettura, sulla scrittura-riscrittura, sulla creatività, sull’originalità, sul gruppo, sulla relazione, sulla comunicazione. E’ come se il percorso fungesse da “sfondo integratore”, orizzonte di significato dell’attività educativa. La rappresentazione, lo spettacolo finale, è invece la conclusione del percorso, il punto d’arrivo, il momento in cui il lavoro svolto si apre al “sociale altro”.

I ragazzi e le ragazze della scuola secondaria di primo grado hanno comportamenti diversi. Molti sono inizialmente diffidenti, soprattutto all’inizio di un laboratorio teatrale. E’ importantissimo stabilire un clima di serenità e un atteggiamento di ascolto continuo dell’altro. Nella fascia preadolescenziale gli alunni e le alunne amano lavorare sui loro problemi, sui temi della relazione con l’adulto, della trasformazione, dei cambiamenti fisici e mentali, del gruppo dei pari. Vogliono essere coinvolti in prima persona nella scelta del percorso, devono sentirsi parte attiva di esso. Bisogna agire sulla molla emotiva della motivazione per poi ottenere una partecipazione attiva, piena, responsabile.

Il nostro istituto ha sperimentato diverse forme di laboratorio, sia in orario curricolare che extracurricolare. La differenza organizzativa è notevole ma il vero discrimine non è nell’orario quanto nel legame con l’attività curricolare.

Se un laboratorio è proposto in orario completamente extracurricolare funzionerà sicuramente con una parte degli alunni: quelli più interessati, quelli che lo scelgono per particolare interesse e/o inclinazione personale. Funzionerà sotto la responsabilità diretta dell’operatore teatrale e diventerà un percorso parallelo a quello curricolare.

Come sappiamo, però, due rette parallele non si incontrano.

I laboratori teatrali attivati in orario curricolare e/o quelli svolti in orario extracurricolare ma che hanno come esperto l’operatore teatrale e come tutor un docente di classe, nella nostra esperienza, sono notevolmente più formativi, in termini di partecipazione, di inclusione e di risultati. L’operatore teatrale che interviene in orario curricolare può farlo apportando competenze specifiche sul lavoro già concordato con i docenti. Già l’ideazione del percorso, dunque, “costringe” a condividere un progetto da punti di vista diversi e vicendevolmente arricchenti. Le competenze dell’operatore, inoltre, vanno a innestarsi su attività che continuano anche in sua assenza e che, come spiegavo precedentemente, orientano l’impianto dell’azione curricolare. Gli alunni sono tutti completamente coinvolti. La condivisione diventa, all’inizio, più difficoltosa ma, durante il percorso, più allargata ed efficace, soprattutto per gli obiettivi di tipo relazionale.

Nella scuole primarie e nella scuola secondaria di primo grado sono stati messi in scena spettacoli di ogni tipo attraverso vere e proprie rassegne, proposte nel mese di maggio e aperte al pubblico.

Quale ricaduta ha rilevato sulla scuola?

R –  La ricaduta maggiore non è tanto sull’organizzazione della scuola quanto sugli alunni: l’innalzamento dei livelli di motivazione, interesse, curiosità dei bambini e dei ragazzi si unisce alla sollecitazione del pensiero critico, allo sviluppo delle competenze di cittadinanza e alla crescita culturale e sociale. Fondamentale appare inoltre quell’esercizio di empatia che consente di mettersi nei panni dell’altro, capirne motivazioni e emozioni, spostando il proprio focus da sé stessi verso l’altro e scoprendo che è possibile osservare la realtà attraverso occhi diversi e molteplici punti di vista, in una dimensione totalmente inclusiva e funzionale allo sviluppo di competenze sociali e civiche.

 

I genitori sostengono queste opzioni educative verso il teatro o le intralciano?

R – Ogni esperienza proposta ha sempre trovato il pieno favore da parte delle famiglie, che in ogni occasione hanno collaborato per la realizzazione delle diverse attività.

F I genitori appoggiano sempre lo svolgimento dei laboratori teatrali nel momento in cui vengono coinvolti. Vanno sicuramente spiegati accuratamente: il significato del lavoro che si va a svolgere, gli obiettivi che si perseguono e le modalità organizzative che si utilizzano.

 

Gli insegnanti delle vostre scuole hanno avuto anch’essi un ruolo?

R –  I docenti sono sempre attenti alle diverse proposte di esperienze teatrali, pronti ad individuare ed accogliere quelle maggiormente rispondenti ai percorsi formativi progettati per le loro classi, sì da arricchire l’esperienza degli alunni con il prezioso apporto del teatro e dei suoi molteplici linguaggi.

 F- Assolutamente sì. Soprattutto nei laboratori curricolari i docenti, negli anni, hanno toccato con mano la bellezza dei rapporti che si creano e l’incremento della motivazione e dell’impegno degli alunni. Sono proprio loro che, ogni volta che si appronta la programmazione annuale delle attività, propongono i laboratori.

Il teatro può essere uno strumento di integrazione e di inclusione? Quali sono i meccanismi profondi che permettono a un’attività di finzione di raggiungere risultati duraturi sul piano etico?

R – Il laboratorio teatrale, con il suo insieme di linguaggi espressivi, rappresenta una preziosa risorsa per l’inclusione e uno strumento fondamentale per coinvolgere alunni con bisogni speciali, dando modo a ciascun bambino di esprimere il proprio mondo interiore, ma anche di far emergere le proprie potenzialità e i propri talenti attraverso il linguaggio verbale e non verbale.

L’insieme di parola, gesto, suoni, immagini costituisce una combinazione attraverso cui poter dar voce al proprio io e avvicinare l’altro; il gioco, la collaborazione, la rappresentazione dei rispettivi ruoli diventano elementi essenziali per sentirsi partecipi nella realizzazione di un obiettivo comune. Non ultimo, sperimentare l’emozione di riuscita è fondamentale per incrementare anche negli alunni più fragili il senso di autoefficacia e l’autostima.

Allo stesso modo, assistere ad una rappresentazione teatrale consente di ritrovare sé stessi, riconoscersi nei personaggi con il carico di emozioni, paure, attese, che appartengono a ciascuno di noi, smontando le situazioni per osservarle da angolazioni inesplorate e, al contempo, individuare chiavi di lettura del reale assumendo punti di vista sempre differenti, in un processo di crescita e maturazione essenziale.

F – L’esperienza teatrale è sempre altamente inclusiva: essa accoglie, dà voce e trasforma le emozioni, si fonda sullo scambio, sul rispetto reciproco, sull’ascolto dell’Altro. Non può esserci espressione teatrale se in un gruppo vi sia anche un solo elemento non incluso. Ognuno è parte del tutto. Il tutto è il risultato di ognuno. Tutto ciò è estremamente motivante. La finzione è la chiave strategica della comunicazione. Anche i problemi più delicati possono essere espressi attraverso la finzione. La comunicazione verbale e formale può essere difficile: oggettivizzare un problema attraverso le parole lo rende ancora più reale rispetto a un pensiero interiore. La finzione permette di esprimere se stessi attraverso un meccanismo di “protezione”, permette di sperimentare senza le conseguenze del reale. Essa permette, inoltre, di essere altro o altri. Posso diventare ciò che non sono o anche ciò che penso di non essere. Posso essere divertente, scanzonata, irriverente o santa, posso essere una scienziata, una insegnante, un’astronauta, un animale. Posso viaggiare ed essere in qualsiasi ambiente la fantasia mi suggerisce: basta ricostruirlo con oggetti tematici. Mentre si realizza la finzione si interagisce costantemente con gli altri, si impara a condividere tempi, spazi, interventi e reazioni. E queste sono esperienze reali!

 

A suo modo di vedere, il teatro giova solo ai ragazzi o può essere uno strumento utile anche agli insegnanti o ai giovani che aspirano a diventarlo?

R – È fondamentale che i docenti conoscano la portata educativa e formativa dell’esperienza teatrale, per tutte le ragioni esposte fin qui ma anche per l’importanza che le metodologie attive rivestono nei processi di insegnamento/apprendimento.

Sino ad ora abbiamo fatto riferimento a spettacoli e laboratori appositamente predisposti, ma il linguaggio teatrale è uno strumento di incredibile portata anche nella didattica quotidiana: ho assistito a suggestive lezioni di storia realizzate attraverso la rappresentazione, da parte degli alunni, dei personaggi e delle loro vicende, tra dibattiti e argomentazioni espresse con incredibile padronanza, perché calarsi nei panni dei personaggi studiati, rappresentare le loro vicende, dar loro voce, consente di non fermarsi alla narrazione storica ma approfondire i processi che hanno determinato gli eventi, assumere i diversi punti di vista, comprendere le motivazioni delle scelte.

Un ulteriore esempio è l’insegnamento della matematica in laboratorio teatrale: una sperimentazione oramai consolidata anche in Italia, oggetto di numerose ricerche universitarie che stanno attestando il rilevante incremento dei livelli di competenza degli studenti coinvolti.

 

F –  Nel mio istituto sono stati realizzati diversi laboratori per i docenti. In ognuno di essi si sono messe in moto le stesse identiche dinamiche dei laboratori con i ragazzi. L’unica differenza è da ravvisare, forse, nella plasticità di alcune persone che, da adulte, sono profondamente plasmate da convenzioni sociali o dall’immagine di sé che auto percepiscono. Ad ogni modo anche queste persone traggono beneficio dall’attività teatrale in quanto sono portate a riflettere su questo aspetto che normalmente, nella vita quotidiana, non emerge. E’ come se alcuni adulti siano talmente abituati a “recitare dei ruoli sociali” che non si rendono neanche più conto di avere tante altre possibilità comunicative. Dunque il teatro giova anche ai docenti e ai futuri docenti. Il mondo della scuola, senza il sale della fantasia, della creatività, dei sogni e delle possibilità, sarebbe arido. Il teatro sottolinea e dona queste dimensioni.

Quali sono stati i momenti o le parole che più l’hanno emozionata?

F – C’è stato uno spettacolo molto bello, realizzato nella scuola secondaria di primo grado “E.Fermi”. Proposi a una classe che stava affrontando un periodo di crescita davvero difficile di vedersi nel pomeriggio sotto la regia di una loro ex docente, operatrice teatrale, che li aveva avuti, in gran numero, nella scuola primaria e di realizzare un percorso che partisse dai loro problemi. Parteciparono tutti, seppure in orario extracurricolare. In quel caso la figura del docente e la figura dell’operatore teatrale coincidevano. Il laboratorio iniziò dai loro testi che diventarono dialoghi che diventarono scrittura scenica che diventarono prove, impegno, relazioni, incontri, spettacolo. Il giorno in cui ospitarono il pubblico gli adulti ammutolirono. I ragazzi e le ragazze erano stati in grado, sotto la guida della regista, di dare voce alle loro emozioni, di chiedere di essere ascoltati, di disegnare la loro idea di società, di scuola, di famiglia, di amicizia, sottolineando le incoerenze degli adulti, l’effimero che caratterizza certi modi di vivere la vita, la consapevolezza e l’angoscia della morte, la forza e l’importanza dell’amicizia, la distanza da certe posizioni degli adulti e, soprattutto, il valore dei sogni e il loro diritto di viverli!

 

 “Scuola e teatro”: due mondi diversi ma le cui strade si intrecciano. le scuole a teatro e il teatro nelle scuole: quali frutti possono nascere da questo connubio?

F – Si tratta di un connubio ricco e fecondo. La scuola a teatro indica la dimensione della fruizione, della capacità di ascolto, dell’immedesimazione, dell’emozione, del coinvolgimento davanti a una rappresentazione compiuta.

Il teatro a scuola sviluppa la dimensione del fare in prima persona e, dunque, oltre alla relazione, all’emozione, all’apprendimento di cui ho ampiamente parlato, anche la consapevolezza. Si sviluppa, cioè, la conoscenza dei meccanismi, delle strategie, delle tecniche espressive e rappresentative che permette di essere sempre più critici e attivi davanti a una rappresentazione, di intuirne il lavoro sotteso, di apprezzare (o meno) l’opera proposta.

 

Ma se la scuola è il luogo privilegiato per fare teatro in giovane età, perché allora sono così poche e sporadiche le esperienze di teatro e così pochi i professionisti della scena che vi si dedicano?

R – Credo che un fattore fortemente condizionante sia quello economico, considerato che per la scuola non è sempre facile poter attingere a finanziamenti che consentano la realizzazione di laboratori teatrali che garantiscano un apporto significativo in termini di durata e di coinvolgimento degli alunni nelle diverse fasce d’età, né è possibile gravare sulle famiglie per affrontarne i costi; più semplice poter assistere con gli alunni a spettacoli teatrali, affrontando il costo del biglietto ed offrendo un’esperienza formativa ricca di spunti di riflessione e piste operative.

Immagino che se pochi professionisti si dedicano alle scuole sia per lo stesso motivo, inclusi i compensi che le tabelle ministeriali consentono di elargire.

F – La realizzazione dei laboratori teatrali implica l’intervento di competenze specifiche. I docenti non possono assolutamente improvvisare. L’intervento in questione, giustamente, ha un costo. Credo che, in generale, non si conosca a 360 gradi il vero significato di “laboratorio teatrale” e che, a volte, ci si limiti a una pseudo attività culturale fatta di apparenze, di copioni preconfezionati e di interventi memorizzati ma non vissuti, fatti per apparire. Lo sforzo organizzativo di una scuola sta nel cogliere le opportunità insite nei laboratori per poter dare una grande possibilità di crescita ai ragazzi e alle ragazze. D’altro canto il lavoro dei professionisti in questo campo è davvero impegnativo, poco remunerante, faticoso. Chi si dedica davvero a questo tipo di lavoro è un sognatore-visionario, è qualcuno che crede veramente in ciò che fa.

A vostro parere, la scuola, maestra di vita, anche attraverso il teatro riesce ancora a trasmettere valori educativi profondi per i futuri cittadini?

F – La scuola, attraverso il teatro, non “trasmette” valori profondi, li fa sperimentare in modo diretto.

 

In questi ultimi tre anni abbiamo avuto modo di ricordare il centenario della nascita di Gianni Rodari, Mario Lodi e quest’anno Italo Calvino… tre autori che hanno avuto molto a che vedere con i ragazzi, la letteratura, il teatro. state pensando ad iniziative per celebrare tali personalità anche in questo difficile periodo. Vuole parlarcene?

R – Nel 2020, nei giorni immediatamente precedenti il lockdown, presso la nostra scuola era in atto una rassegna teatrale di più giorni organizzata in collaborazione con la Compagnia “Fantacadabra” per la celebrazione del centenario della nascita di Gianni Rodari: nel giro di pochi giorni siamo passati dall’incredibile entusiasmo dei bambini che hanno assistito allo spettacolo, alla delusione di coloro che hanno dovuto rinunciare per l’improvvisa sospensione delle attività didattiche in presenza.

Le celebrazioni per il centenario sono proseguite in DAD, quando i racconti di Gianni Rodari hanno costituito uno sfondo motivazionale importante per le diverse attività programmate dai docenti; inoltre lo stesso regista dello spettacolo su Rodari, Mario Fracassi, ha offerto alla nostra scuola la preziosa opportunità di partecipare all’ambizioso progetto “Il mondo raccontato dai bambini”, raccogliendo i pensieri, le impressioni, le paure e i desideri dei nostri alunni nel lungo periodo di lockdown.

Riguardo a Mario Lodi, in occasione del centenario della nascita celebrato nel febbraio 2022 il Collegio dei Docenti e il Consiglio di Istituto hanno deliberato l’intitolazione di una delle nostre scuole dell’infanzia al grande maestro e scrittore, e siamo tuttora in attesa che l’istanza venga accolta dagli organi competenti per organizzare, insieme all’Università, una serie di eventi attorno alla figura di Mario Lodi.

F – Sono stati nominati tre giganti della letteratura! Nel nostro Istituto essi sono stati tra i protagonisti dei cicli di lettura proposti da “Libriamoci” al “Maggio dei libri”. In particolare, in questo anno scolastico, si sta lavorando su “Marcovaldo” nell’ambito del concorso letterario “Lettori di classe”. Sullo sfondo letterario “Leggere i luoghi del cuore”, sempre legato ai cicli di lettura nella scuola, dalla lettura de Le città invisibili di Calvino si è arrivati alle città immaginarie e immaginate dai bambini, che hanno preso forme e colori con le loro mani e sotto i loro occhi. In passato, “Cipì” di Mario Lodi è stato rivisitato dai bambini per uno spettacolo teatrale. Grammatica della fantasia di Rodari rimane, invece, sempre un classico e un faro tra le letture dei docenti

Ma per il mondo del teatro quali benefici ci si può attendere?

F – Come scuole, sarebbe auspicabile la costituzione di un sistema di collaborazione e di scambio stabile con il mondo delle associazioni teatrali. Si parla molto, in questo momento storico, di educazione all’affettività e spesso non ci si rende conto che ciò che si cerca esiste già. Andrebbe solo portato a compimento, a “sistema”. Allo stesso modo la comunicazione interpersonale sta subendo delle trasformazioni importanti, nei modi e nei tempi. Recuperare tale dimensione attraverso l’esperienza teatrale diventa fondamentale. Il mondo del teatro ha grandi potenzialità nella scuola ma va intercettato, proposto e sostenuto in modo diverso, più importante e più sistematico. Non so se i tempi sono maturi affinché il mondo del teatro si possa attendere dei benefici particolari. Anzi. Avverto il pericolo che, in alcuni casi, l’accento che si sta ponendo sull’utilizzo delle nuove tecnologie (fondamentale per esercitare la propria cittadinanza attiva) sia erroneamente confuso con la “soppressione” di altre attività  fondamentali per la formazione integrale della Persona

 

Perché la scuola rappresenta un territorio elettivo per la pratica del teatro e come questa potrebbe essere strutturata?

F – La scuola è un territorio elettivo per la pratica del teatro in quanto è il luogo delle relazioni. Il teatro è il “non luogo e tutti i luoghi” che vive e si nutre delle relazioni. Con il teatro sperimentiamo che cosa “arriva” all’altro, sperimentiamo la comunicazione, le sue difficoltà e le sue strategie, cerchiamo di capire la strada più efficace per esprimere qualcosa di sé, riconosciamo e integriamo le differenze, rispettiamo i punti di vista, esercitiamo memoria, visualizzazione ed empatia, favoriamo il benessere psicofisico utilizzando fiducia, gruppo, astensione dal giudizio.

Sarebbe auspicabile che i percorsi teatrali facessero parte integrante dell’offerta formativa di ogni scuola in modo stabile e continuativo. Dovremmo cercare di allargare un po’ l’orizzonte dell’azione. In primis ci sarebbe bisogno di monitorare quanto accaduto e quanto accade nelle scuole di un territorio per verificare lo stato dell’arte e le professionalità coinvolte: questo darebbe modo di condividere modelli di azione, energie, idee. Potrebbe essere realizzata una rete territoriale di scopo che punti a far conoscere e a implementare le attività, pur mantenendo delle specificità nell’ambito di ogni scuola. La rete potrebbe promuovere tematiche condivise anno per anno e legarsi, così, alle programmazioni territoriali, andando a reperire anche sponsor e investimenti di privati.

Intervista a cura di Mario Fracassi