PALLA AL CENTRO 2021 – PESCARA – Report di Renata Rebeschini

Non so com’è o come non è… ma mi trovo sempre io a parlare chiaramente e (fin troppo?) schiettamente. Ma tant’è: o non scrivo per niente (forse per la gioia di qualcuno) o lo faccio con tutta l’onestà culturale che ho sempre messo nelle mie recensioni.

Ma andiamo per ordine.

Dopo una lunga attesa, il Teatro si è riaperto e con lui le vetrine del Teatro Ragazzi. Dopo una “toccata e fuga” a Segnali, di cui non ho avuto modo di scrivere, eccomi con piacere a Pescara, per la vetrina del centro Italia “Palla al Centro”, organizzata, quest’anno, dal Florian Metateatro di Pescara, così come da anni viene fatto alternando Umbria, Marche e Abruzzo. Ma di questo ha già scritto Marco Renzi e non voglio annoiarvi con le ripetizioni riguardo le recensioni degli spettacoli di cui ha scritto lui (comunque io sarei stata meno generosa…), anche se mi ha “rubato” la recensione che avrei voluto fare per lo spettacolo “Il bambino e la formica” di Fontemaggiore Teatro.

Su questo lasciatemi aggiungere che si tratta di uno spettacolo tra quelli che ho apprezzato di più, con in scena due bravi attori (non semplici animatori dei personaggi) che, con discrezione e eleganza, hanno mosso e dato vita, con voci e movimenti perfetti, ai due protagonisti rendendoli vivi, reali e creando una forte empatia con il pubblico, anche grazie alle splendide creazioni dell’impareggiabile Marco Lucci, che sa creare “pupazzi” (termine riduttivo per i suoi lavori) che diventano veri esseri viventi.

 

E ora iniziamo dalla prima giornata, accompagnati sempre dall’accogliente atmosfera che

l’intera equipe del Florian sa regalare ai suoi ospiti. Grazie a tutti.

 

TERRA CHIAMA TOMMY (Politheater di Città di Castello)

Tommy, figlio di un astronauta stranamente scomparso nello spazio, è un ragazzino, inutile dirlo, appassionato di ufo. Ha addirittura inventato una macchina per comunicare con gli esseri di altri mondi e un giorno incontra una ragazzina, verde e con un solo occhio, che è arrivata sulla terra perché è dovuta fuggire dal suo pianeta attaccato da crudeli predatori…

Ovviamente i due fanno amicizia, si aiutano fino all’ovvio lieto fine. Silvia Fancelli e Damiano Augusto Zigrino hanno dato voce ai vari personaggi della storia con ottime qualità interpretative, cosa che ci fa ben sperare sui nuovi giovani; quello che, invece, manca, è una mano registica e una scrittura scenica più strutturata (ora a volte è lenta e altre troppo frettolosa, come nel finale dove tutto avviene in modo troppo sbrigativo). Qualche aggiustatina e un occhio esterno potrebbero far crescere lo spettacolo. Belli i pupazzi.

 

ECOMONSTER PUPPET SHOW (Teatro del Drago/All’incirca Teatro di Ravenna)

Gianluca Palma (professor SpUtnik, scienzato pazzo) e Mariasole Brusa, coprotagonista, usano pupazzi e marionette assolutamente uniche, fatte con vari pezzi degli oggetti di tutti i giorni, ormai fuori uso; gli oggetti si muovono, camminano impiegati con grande maestria dai due attori, pure loro con tempi che rendono una buona verve comica. Giovani e bravi.

Una storia che è solo la scusa per 50 minuti di puro divertissement. E non è poco!

 

FEDROESOPOLAFONTAINE (Teatro dell’Erba Matta di Spotorno)

Un collage tra le più famose storie dei tre scrittori, di epoche diverse, ma uniti nelle classiche favole sugli animali. Daniele Debernardi ne racconta otto, ognuna realizzata con pupazzi e allietata da musica e canzoni divertenti, scritte appositamente per i vari racconti.

 

CHIAMATEMI PIG G (ATGTP di Iesi)

Tratta da “Memorie di un giovane re” di Ball, si racconta la storia di un ragazzo, troppo giovane per fare il re, che fugge per cercare la libertà, superando prove anche difficili, trovare se stesso e, forse, diventare davvero un re migliore.

La narrazione è tutta nelle mani (nella voce, nelle intenzioni, nel divenire) della giovane Candida Ventura, che ne è anche coautrice. E qui il termine “giovane” mostra tutta la sua fragilità: mancano esperienza, ritmi, una scrittura scenica più immediata… Bisogna lavorarci ancora, visto che non c’è stato mai un momento di particolare incanto, di emozione, di condivisione, cosa di cui, con il Teatro di Iesi, eravamo abituati. Ma i presupposti ci sono, quindi, avanti con tante prove e continui confronti.

 

CORPI AL VENTO (Teatro Evento/Ruggiero-Gelmi di Vignola e Castellana Grotte)

Che meraviglia! Lo dico subito: uno spettacolo che mi ha convinto e avvinto. Sì il tema era importante: Arianna, Fedra, Parsifae, le donne di Creta, uno dei miti classici. Tre donne unite dallo stesso destino e dalle umane passioni: in fondo storia di ieri ma ancora e sempre storia di oggi! Una narrazione a due che ascolterei ogni giorno, con la messa a punto delle narrazioni di Elisa Cuppini e delle stesse protagoniste, Ilaria Gelmi e Antonella Ruggiero; il lavoro sulle attrici è fatto dall’inconfondibile mano del sempre bravo Roberto Anglisani, una garanzia! Ma Roberto ha trovato ottimi elementi nelle due brave attrici, sempre presenti nel ritmo serrato e affascinante. Una storia da raccontare agli adolescenti e agli adulti, ironica e moderna.

 

MALDANNO-STORIE CHE CURANO (Florian Metateatro di Pescara)

Guarire con le parole: mi piace l’idea! E così ecco che, in mezzo alla scena, la Torre (a immagine dell’Aurum) può sembrare una torta matrimoniale a vari strati. E ognuno dei quattro attori in scena se ne prende uno strato e va tra il pubblico (ci sono quattro postazioni apposite) a raccontare la sua storia, passando al suono di una campanella, da una all’altra postazione. E Flavia, Alessio, Emanuela e Zulima hanno tutti dato vita, con grazie e simpatia, alle proprie storie, tratte da Rodari, Tagnolini, Nanetti, Pietrusevskaja, allietando i presenti con uno spettacolo snello, immediato e fattibile in vari spazi.

 

SEGRE, COME IL FIUME (Teatro del Krak di Ortona)

Alberta Cipriani diventa Liliana Segre e racconta la terribile realtà (fatico sempre a parlarne) dell’assurdità, della stupidità, della crudeltà, della vergogna di uno dei peggiori momenti della storia. Sì, lo so, le guerre sono terribili, crude, incomprensibili: quand’ero bambina, e ne sentivo parlare, credevo che non ce ne sarebbero state più, che le guerre appartenessero al passato, che fossero cose da stupidi, da incivili… E poi eccone ancora e ancora… Eppure ogni volta che si racconta della shoah… beh, lo stomaco si rivolta: come può essere davvero accaduta? Certo che la memoria portata in questo “spettacolo” la si sente nella sua pulita verità, anche grazie all’interpretazione della brava Alberta che, con un fondale fatto da un’enorme lavagna, scrive via via i passaggi delle terribili vicende. Memoria.

 

SOLI (Sosta Palmizi/Panedentiteatro/Fontemaggiore di Perugia)

Enrico De Meo e Benedetta Rocchi ci portano nella camera di due fratelli, che non riescono a dormire perché i genitori sono fuori e li hanno lasciati “soli”. I giochi, i piccoli dispetti, i cuscini che volano e i due attori che si muovono quasi ballando (le coreografie sono di Aldo Rendina) tengono viva l’attenzione con garbo e con il sorriso. Una lezione per i genitori?

 

PAOLO DEI LUPI (Bradamante Teatro di Pescara)

Francesca Camilla D’Amico, un nome da tenere presente. Perché lei è una che ci sa fare: sa scrivere per il teatro (e ha fatto un testo avvincente), sa muoversi in scena, sa recitare, sa narrare. E anche qui la mano di Roberto Anglisani si sente ad ogni sospiro. Francesca è particolarmente catturata dal suo stesso racconto, quello della vita di un giovane biologo, che sta tra le montagne della Maiella per studiare i lupi. Lupi che impariamo ad amare attraverso il racconto e grazie alla voce, alle emozioni che la bravissima narratrice ci fa provare e vedere: sì, perché lei quello che racconta con le parole lo vede e anche noi lo vediamo: gli animali, il gelo, la fame e i lupi. Gli amici lupi. E pensare che ho paura anche delle lucertole!

 

FREE-ESCAPE (C’è Chi C’ha Teatro di Tavulla)

Due vecchietti in fuga da un ospizio trovano rifugio in un vecchio teatro abbandonato. Uno spettacolo di teatro/circo con vari elementi per giocoleria e piccoli esercizi circensi e una enorme ragnatela fatta di corde, che troppo poco i due protagonisti hanno usato.

 

ULISSE (TIB Teatro di Belluno)

Ancora la guerra… e Ulisse non ci voleva andare…! Tutti conosciamo la storia dell’eroe greco con gli episodi più noti che qui ci viene raccontata dalla nutrice, la vecchia Euriclea, interpretata dalla brava Piera Dattoli e dallo stesso Ulisse, il greco Labros Mangheras (ha nel sangue i passi di danza tipici della sua grande terra, affascinante e ricca di storie). Una scrittura colta, intelligente, quella di Daniela Nicosia, che ne cura anche la raffinata regia.

 

ARTURO (Nardinocchi-Matcovich/Rueda-Habitas/Florian di Pescara/Roma)

Un puzzle di racconti e di ricordi in omaggio ai padri, che i figli vedono come eroi per poi scoprirli, e forse amarli di più, nient’altro che uomini. Un tema che tocca le corde di ognuno di noi, con i propri ricordi, con i propri dolori, con i propri addii.

 

Renata Rebeschini