OTELLO SARZI 7 febbraio 1922-7 febbraio 2022 NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DEL GRANDE MAESTRO BURATTINAIO. L’OMAGGIO DI UTOPIA

Una volta, in un tempo che non riesco più neppure a focalizzare, eravamo sotto il sole d’estate a Porto Sant’Elpidio, fuori dal ristorante dove avevano fatto pranzo, e parlavamo, perché ad Otello la cosa che gli veniva meglio, dopo i burattini, era parlare. Non c’era mai un unico argomento, si spaziava dal teatro, alla politica, alla cronaca, sta di fatto che ad un certo punto venne fuori che dovevamo fare qualcosa per promuovere il teatro dei burattini e più in generale quello di figura, forse un Premio da destinare ai giovani che volevano cimentarsi con questa antica forma d’arte, magari con lo scopo di incoraggiarli e farli sentire meno soli. Intrecciammo ipotesi, fattibilità, criteri e lui era felice, l’idea di fare qualcosa che potesse sostenere il teatro dei burattini lo accendeva sempre. Negli ultimi anni che ci siamo frequentati, nonostante facesse fatica a parlare e a camminare, continuava a dire che voleva mettere in piedi una compagnia e chiamarla “Teatro Burattini, Teatro dei Burattini e ancora Teatro dei Burattini”, lo diceva guardandoti negli occhi e con quelle precise parole, a rimarcare il legame profondo che lo univa a questo genere di spettacolo.

Qualche giorno dopo, sempre sotto lo stesso sole, gli dissi che secondo me la cosa più giusta sarebbe stata quella di dare il suo nome al Premio, mi guardò sorpreso, si accarezzò la barba e accennando con l’altra mano a delle corna, rispose che i Premi si dedicavano alle persone solo quando queste non c’erano più. La cosa restò sospesa nell’aria di quell’estate, in seguito ne parlammo ancora e l’anno dopo nacque il PREMIO NAZIONALE OTELLO SARZI, era il 1995. Otello ha presenziato la giuria del suo Premio fin quando gli è stato possibile, poi nel 2001 ci ha lasciato. Sono contento che quel progetto ancora oggi sia vivo e vegeto (festeggia nel 2022 la sua ventottesima edizione) continuando a svolgere il compito per cui era nato e tanto di questo merito va iscritto a Isabelle Roth che lo ha difeso dai predatori di turno.

Otello veniva tutti gli anni a Porto Sant’Elpidio, ospite del festival, stava con noi dieci giorni e la cosa più impressionate era la sua energia, come pollicino lasciava sul suo cammino briciole di gommapiuma, aveva sempre un paio di forbici in tasca e dove si sedeva cominciava a sagomare teste di burattini. Alla sera, mentre noi “giovani”, dopo sei spettacoli consecutivi, eravamo completamente fritti, lui continuava a voler parlare, ne aveva oltre che voglia anche piacere e discuteva dei lavori che si erano visti, delle cose che andavano e di quelle che non gli erano piaciute e comunque e sempre col sorriso sulle labbra. Mi mancano i suoi occhi svelti, la sua barba rassicurante, il suo incerto incedere, oggi più che mai sono certo che nessun nome sia mai stato più appropriato per il nostro Premio.

Marco Renzi