MAGGIO ALL’INFANZIA 2025 – L’opinione di Renata Rebeschini

MAGGIO ALL’INFANZIA 2025

L’opinione di Renata Rebeschini

Un grazie sentito, immancabile e speciale va agli organizzatori di questa edizione, che con impegno, passione e grande dedizione hanno reso possibile, ancora una volta, la splendida Vetrina di Maggio.
Un abbraccio particolare a Teresa e Cecilia, la cui cura e attenzione hanno permesso a tante compagnie di esprimersi e di incontrare operatori provenienti da diverse regioni italiane, in un percorso che ha toccato Bari, Ruvo di Puglia e Molfetta.
Un appuntamento prezioso che continua a offrire spazi di confronto, crescita e visibilità per il teatro ragazzi.

Iniziamo seguendo l’ordine cronologico con cui gli spettacoli sono stati presentati.

Nella luzzatiana Casa di Pulcinella, a Bari, il primo appuntamento è stato purtroppo deludente, anche perché, a conti fatti, non si trattava realmente di uno spettacolo teatrale. La Ditta Brandoni si è proposta con CANZONI PER UNO SPETTACOLO CHE NON ESISTE: e in effetti così è stato. Una serie di musiche e canti che tentavano di evocare un’atmosfera, di costruire una narrazione… ma senza riuscire davvero a farsi teatro. Forse, in un altro contesto, in un’altra cornice, l’esperimento avrebbe avuto maggiore senso, ma qui è rimasto sospeso, incompiuto.

 

Siamo poi passati al Teatro Kismet, dove la compagnia La Luna nel Pozzo ha presentato DREAMBORN. Qui ci si è ritrovati tutti sul grande palcoscenico, con il pubblico che circondava l’azione scenica. Lo sciamano John, strani spiriti e creature selvagge hanno guidato gli spettatori in un viaggio visionario, surreale, a tratti inquietante, tra riti arcaici, musiche ipnotiche e danze ancestrali. Un bimbo, ancora nel grembo materno, rifiuta di nascere perché non sente più i Canti del Mondo. Seguire fino in fondo il filo logico del pensiero di Robert McNeer non era semplice, ma è stato più facile lasciarsi trasportare dalle suggestioni e dalle immagini. Spettacolo strano, tra musiche, danze, recitativo in italiano e in inglese.

 

Con ANIMA CAPRAE ET LUPUS, la compagnia Plim Creazioni ha dimostrato con grande efficacia come il teatro-danza possa risultare potente e comunicativo. Piera Giannotti Rosenberg ci ha condotto in una narrazione ispirata al culto ancestrale della capra, animale totemico venerato nei riti primordiali, e al simbolo del lupo. Le immagini sceniche erano di grande impatto, con interpreti che hanno saputo incarnare – letteralmente – capre, caproni e dare vita all’agnellino appena nato, in una sintonia perfetta tra gesto, musica e ambientazione. Uno spettacolo di teatro danza seducente, raffinato, che ha lasciato il segno.

 

A Ruvo di Puglia, La Luna nel Letto ci ha accolti con grande calore nel suo teatro e ci ha proposto TOC TOC, uno spettacolo dolce, lieve, costruito con cura. È la storia del percorso di conoscenza di due sorelle: all’inizio distanti, quasi estranee, gelose l’una dell’altra, incapaci di condividere persino l’amore della madre. Ma attraverso il viaggio scenico impareranno a scoprirsi, a fidarsi, a crescere insieme fino a diventare vere sorelle. Un racconto semplice ma profondo, reso vivo da belle scene e costumi e dalle interpretazioni di Deianira Dragone e Anna Moscatelli, dirette con sensibilità da Raffaella Giancipoli, autrice e regista.

 

Con LA FORESTA DEI NO (primo studio), la Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, in collaborazione con Pimoff Milano, ci ha proposto un testo purtroppo estremamente attuale. Racconta la storia di Mia, una ragazza prigioniera di una fitta foresta di divieti, paure e insicurezze: la foresta dei “No”. Una strana fata, che in realtà fata non è, la tiene imprigionata in questa selva interiore, impedendole di esplorare il mondo. Sarà l’arrivo del “ragazzo del mare” a spezzare l’incantesimo e a guidarla verso una nuova libertà, rischiando la propria vita per farla uscire “a riveder le stelle!”. Uno studio ben costruito, con una drammaturgia curata da Giuliano Scarpinato, che ne firma anche la regia, e con le convincenti interpretazioni di Giulia Di Sacco, Francesco Santarelli e la voce narrante dello stesso Scarpinato.

 

A Molfetta ci ha accolti HO PERSO IL FILO, produzione Arditodesìo / Teatro a Dondolo. Il filo, in questo caso, è quello del baco da seta, amico di Rosa e Berto, compagni di una serie di piccole avventure. Purtroppo, però, il filo dello spettacolo non riesce ad avvolgere e a tenere legato lo spettatore: si spezza, si perde, si aggroviglia senza trovare un vero percorso. L’idea era interessante, ma l’esecuzione ha lasciato a desiderare.

 

Finalmente è arrivata LA BURLA, della Compagnia Madame Rebiné, a regalarci momenti di leggerezza e tante, sane risate. Tre vecchietti gestiscono un vecchio negozio di giocattoli ormai in rovina. Sono stanchi, logorati dal tempo… oppure no? Forse sono ancora capaci di incredibili prodezze, forse sono abili giocolieri, acrobati, illusionisti. Lo scopriremo solo lasciandoci sorprendere dalla loro energia contagiosa. Uno spettacolo piacevole, divertente, assolutamente da vedere.

 

La Bottega degli Apocrifi ci ha emozionato profondamente con C’ERA UNA VOLTA L’AFRICA, portato in scena da Bakary Diaby, che ha scritto la drammaturgia insieme a Stefania Marrone e Cosimo Severo, anche regista dell’opera. Una storia autobiografica che racconta la vita, i colori, i suoni, le difficoltà e le meraviglie della vecchia terra africana e della nuova patria. Canti, suoni suggestivi, e una narrazione che, anche se forse già sentita, riesce a toccare il cuore ogni volta che viene raccontata con autenticità. Alla fine, dopo l’applauso caloroso e lunghissimo, la commozione ha travolto tutti: Bakary, con le lacrime agli occhi, ha mostrato la sua umanità più profonda, e in quel momento il teatro ha raggiunto la sua massima espressione.

Perché il teatro, alla fine, è soprattutto questo: emozione, emozione, emozione.

 

KISS – STORIA DI UN BACIO PERDUTO E RITROVATO, Fondazione Sipario Toscana. È un racconto delicato e poetico che ci invita a riflettere su quanto un gesto all’apparenza semplice possa in realtà contenere mondi interi. Quanti tipi di baci esistono? Un bacio d’amore, un bacio d’addio, un bacio d’amicizia, un bacio rubato, un bacio mancato. In questa storia, è proprio un bacio, lanciato dalla mamma,  che  forse per distrazione diviene protagonista: sfugge, vola fuori da una finestra e comincia un lungo viaggio che attraversa una vita intera.

Quel bacio, apparentemente perso, si trasforma in un filo invisibile che collega il passato al presente, gli oggetti ai ricordi, le persone alle emozioni. Dopo tanto tempo, Luigi lo ritroverà in un mercatino dell’usato, in mezzo a cose dimenticate e trascurate, come se il tempo avesse custodito quel piccolo frammento di vita per restituirglielo al momento giusto.

Serena Guardone, autrice e interprete unica dello spettacolo, ci accompagna con grazia e autenticità in questo viaggio simbolico, dove il bacio diventa metafora dell’attesa, del ritorno, della scoperta e del potere che hanno i gesti più semplici di lasciare tracce profonde.

La  costruzione scenica è essenziale ma curata, capace di sostenere con coerenza il tono intimo e suggestivo della storia senza sovrastare la forza evocativa del racconto, contribuendo a creare un’atmosfera sospesa e onirica che sa dosare con equilibrio parole, movimenti e silenzi, coinvolgendo il pubblico in un’esperienza teatrale che incuriosisce e lascia spazio alla riflessione.

Un invito a riscoprire la poesia nascosta nei piccoli gesti quotidiani e a non smettere mai di rincorrere, o di ritrovare, i baci perduti lungo il cammino della vita.

 

Immancabile, come sempre, lo spettacolo portato in scena da Luigi D’Elia su testo dello stesso D’Elia  e del pure immancabile Francesco Nicolini e prodotto da Teatri di Bari e Fondazione Sipario Toscana con Inti.

 

FARE FUOCO è uno spettacolo intenso e profondamente evocativo che ci conduce attraverso un solo, ma lunghissimo, giorno di viaggio nel cuore della natura più pura e spietata: quella selvaggia del Grande Nord, tra ghiacci infiniti, neve fitta e gelo implacabile. È un percorso che interroga e mette alla prova: come sopravvivere in un ambiente così estremo? Come resistere quando tutto sembra spingere alla resa, quando il freddo non è solo una condizione fisica, ma diventa una sfida psicologica, un nemico silenzioso?

Nel suo cammino, l’uomo affronta non solo le insidie della natura, ma anche se stesso, i suoi limiti, i suoi sogni, le sue cadute. Ogni passo diventa un dialogo con la bellezza mozzafiato e con la crudeltà implacabile del paesaggio. In questo viaggio fatto di visioni e di memorie, la sopravvivenza si riduce a un gesto essenziale: accendere un fuoco. Un gesto semplice, apparentemente banale, ma che racchiude tutto: la salvezza, la speranza, la vita.

Eppure, la domanda più profonda resta sospesa: gli uomini, accecati dalla loro folle ambizione e dalla convinzione di poter piegare la natura alla propria volontà, sono davvero capaci di comprenderla, di rispettarla? O forse, nella loro arroganza, non fanno altro che sfidarla, dimenticando di essere solo una minuscola parte di quel tutto che li sovrasta?

L’interpretazione di Luigi è, come sempre, coinvolgente, intensa e autentica. Con una presenza scenica magnetica, riesce a trasmettere al pubblico ogni sfumatura di questo viaggio estremo: la paura, la meraviglia, la fatica, la solitudine e, soprattutto, la fragile speranza che arde in un piccolo fuoco acceso nel gelo.

Uno spettacolo che scuote e fa riflettere, capace di restituire tutta la potenza della natura e la vulnerabilità dell’uomo di fronte ad essa.

 

 

ANAPODA-UN’AVVENTURA A TESTA IN GIU’, Comp. Vicari/Aloisio/Pindoc.

Un’avventura letteralmente “a testa in giù” quella proposta da Vicari e Aloisio, che, con grande abilità tecnica e fisica, riescono a dar vita a una performance curiosa e coraggiosa: per l’intera durata dello spettacolo si muovono in una posizione complicata e innaturale, con la testa piegata fino al ginocchio, trasformando la schiena nel volto della protagonista, mentre i costumi si adattano magistralmente a questo mondo capovolto.
Il virtuosismo corporeo è evidente e sorprendente, ma dopo i primi dieci minuti l’effetto visivo perde progressivamente la sua forza, lasciando spazio a una ripetitività che smorza il potenziale narrativo e simbolico. L’universo rovesciato – che avrebbe dovuto portarci ad affrontare mostri interiori e viaggi fantastici – resta in superficie, senza riuscire a coinvolgere davvero.
L’idea è originale, l’esperimento interessante, ma le intenzioni, da sole, non reggono la durata prevista dello spettacolo. Peccato, perché la fatica delle performer merita comunque rispetto e ammirazione.

 

 

Il Teatro Bandito arriva dal nord con GIOCHIAMO A FARE IL MONDO DI PACE E LASAGNE. Francesca e Matteo entrano in scena in bicicletta, portando con sé il desiderio di costruire un mondo migliore, fatto di pace e – curiosamente – di lasagne.
La loro presenza scenica è vivace e convincente, ma la storia manca di spessore, di vera consistenza narrativa. Nonostante la simpatia dei due attori, lo spettacolo sembra restare in superficie, senza sviluppare appieno il suo potenziale.
Forse a queste lasagne – oltre alla buona volontà – serviva un po’ più di sugo e di colore per risultare davvero saporite.

 

EMOTUS-UN MONDO DI EMOZIONI. Il titolo prometteva un viaggio nel mondo delle emozioni, ma ciò che si è visto in scena è stato soprattutto uno spettacolo di danza, con pochissimi appigli teatrali e, purtroppo, con ancora meno emozioni.
La promessa di una “scoperta di sé” rimane solo nelle intenzioni. Un’occasione mancata, perché lo spunto iniziale poteva essere fertile ma non è riuscito a concretizzarsi in una vera esperienza emotiva per il pubblico.

 

Il Teatro dei Cips ha portato in scena Corrado La Grasta col suo NON È STATA LA MANO DI DIO. Corrado La Grasta porta in scena la memoria di don Peppe Diana, assassinato dalla camorra a Casal di Principe. Un racconto asciutto e diretto, in cui Corrado diventa Beppe, un uomo del popolo, prima coinvolto nei meccanismi della criminalità e poi capace di spezzare quella catena, anche a costo della mutilazione della mano.
Un lavoro di narrazione sincero, che riesce a trasmettere l’urgenza del messaggio civile.

 

Ed eccoci ad ALBERT ED IO, Compagnia del Sole / Fondazione Sipario Toscana / Fondazione TRG. Un grande attore per raccontare un grande genio. Flavio Albanese si conferma tra i più straordinari interpreti italiani, capace di incarnare pienamente Albert Einstein, con una presenza scenica magnetica e coinvolgente.
Su drammaturgia di Francesco Nicolini, Marinella Anacleto e dello stesso Albanese, Flavio non si limita a rappresentare Einstein: lo diventa. Racconta la curiosità, la fame di conoscenza, le teorie, i dubbi e le meraviglie dell’universo con passione, chiarezza e leggerezza.
Uno spettacolo affascinante, dove teatro e scienza si incontrano grazie alla bravura di un attore capace di parlare a tutti. Un piccolo capolavoro.

 

Il Teatro Metastasio di Prato ha portato COSA HAI IN TESTA? Due amiche, una delle quali con rami e foglie al posto dei capelli, si muovono tra immaginazione e realtà, portando in scena l’idea che dopo l’inverno arriva sempre la primavera.
Una narrazione semplice e lineare, che però non lascia grande traccia, risultando piuttosto prevedibile e senza particolari guizzi.

 

Bello ANNA DAI CAPELLI ROSSI portato da Il Giardino delle Lucciole. Un adattamento teatrale riuscito e coinvolgente. Antonella Ruggiero e Luigi Tagliente danno vita a una “Anna dai capelli rossi” fresca, intensa, emozionante.
Anna, orfana sognatrice e “diversa”, trova per errore una casa che forse non la vuole… ma piano piano si conquisterà un posto nel cuore di chi la circonda.
I due attori interpretano con versatilità tutti i personaggi, creando uno spettacolo vivo e sentito. Una proposta che emoziona e convince.

 

Fontemaggiore Teatro arriva da Perugia con CIRCO MIRANDA. Il circo si fa teatro e diventa l’isola di Prospero nella “Tempesta” shakespeariana. Qui troviamo il capocomico Prospero, la giovane Miranda e il clown Calibano in un turbine di lazzi, giochi e danze.
Miranda cresce e il suo desiderio di scoprire il mondo la porterà lontano. La tempesta simbolica soffia sul tendone, spazzando via vecchi equilibri e lasciando spazio al cambiamento.
Bravi gli attori, curati i costumi e la scenografia: uno spettacolo piacevole e ben realizzato.

 

QUANDO DIVENTERÒ PICCOLO, di e con Sergio Beercock della compagnia Babel. Sergio Beercock accompagna i bambini in un viaggio che unisce teatro, musica, corpo ed elettronica, ispirandosi ad autori come Rodari, Savino e Dolci.
Un lavoro coinvolgente, capace di dialogare con il giovane pubblico attraverso domande, giochi e strumenti. Un invito a riscoprire il “fanciullino” dentro ognuno di noi.

 

ARLECCHINO di Zaches Teatro / Teatro Metastasio di Prato. L’inizio è folgorante: scene e costumi straordinari, burattino della Morte beffarda e divertente e piccoli topolini, buffi aiutanti e un ritmo accattivante.

Purtroppo, lo spettacolo perde progressivamente mordente: i tre Pulcinella, impegnati nella ricerca di Arlecchino, si muovono in una drammaturgia debole che alla lunga diventa ripetitiva e poco coinvolgente.
Un grande potenziale visivo, ma la narrazione non riesce a reggere fino alla fine. Un’occasione sprecata.

 

IL SOGNO DI MATTEO, de Il Carro dei Comici. Una storia semplice, con due attori ancora acerbi ma volenterosi. Matteo sogna di diventare pittore, ma i genitori lo spingono verso una carriera più “sicura” da medico.
Insieme al topolino curioso che lo accompagna, Matteo intraprende il coraggioso viaggio per seguire il proprio sogno.

 

La rassegna chiude con delusione con lo spettacolo TERRA!, Solares Fondazione delle Arti /Teatro della Briciole. Chiudere una rassegna con uno spettacolo così deludente lascia l’amaro in bocca.
“Terra!” si proponeva di indagare l’analogia tra la vita di un corpo celeste e quella di un essere umano. Una presentazione ambiziosa, ma in scena si è rivelato uno spettacolo lento, dispersivo e poco coinvolgente.
Nonostante i mezzi e l’esperienza della compagnia, il risultato è stato fiacco e noioso, soporifero, tanto che parte del pubblico ha finito per “disertare” lo spettacolo.