ROBERTO CORONA, DAL TEATRO RAGAZZI AI GRANDI EVENTI. Intervista a Benedetta Brunotti

Roberto Corona classe 1959 ha lasciato un’impronta importantissima nel teatro, lavorando nel Teatro Ragazzi e nel Teatro di Ricerca fin dal 1981, ottenendo numerosi premi nazionali e internazionali e riconoscimenti da pubblico e critica, nel 1989 con “Arbol” (premio Eti Scenario come miglior spettacolo), nel 1994 con “Ari Ari” (premio Eti Stregagatto come miglior spettacolo), nel 1998 con “Muneca” (premio Eti Stregagatto come miglior spettacolo), nel 2004 con “Oz” (premio Eti Stregagatto come miglior attore). Dal 2006 affiancò all’attività teatrale lo sviluppo della nuova realtà nata dall’incontro con Benedetta Brunotti. Con lo spettacolo Tempus Fugit nel 2007 fece il suo debutto la compagnia Corona Events, un gruppo di una quarantina di danzatori su trampoli, attori, acrobati, musicisti e cantanti che danno vita a spettacoli magici e atmosfere uniche che hanno riempito anche le piazze lodigiane, Lodi, Codogno, San Colombano, ma soprattutto sono stati richiesti a Hong Kong, Macao, in Zanzibar, a Venezia, per l’apertura del Carnevale trasmesso in mondovisione. La compagnia ha la sua sede organizzativa a San Colombano, quella operativa a Monticelli Pavese.

Corona-Events è una compagnia nata nel 2006, grazie al genio artistico di Roberto Corona. Composta da danzatori, danzatori su trampoli, attori, acrobati, musicisti e cantanti, si specializza nel campo degli spettacoli per eventi, spettacoli sull’acqua e spettacoli di piazza.

Grazie alle particolari invenzioni, costumi e macchine sceniche ideate da Roberto Corona e autoprodotte dalla Compagnia, Corona-Events si distingue per unicità nel suo genere. Le molteplicità dei linguaggi artistici, contribuiscono ad avvicinare il pubblico a forme espressive innovative, oltrepassando barriere culturali, linguistiche e generazionali.

Corona-Events, progetto in perenne evoluzione, grazie alle sue collaborazioni, riesce a creare proposte che vanno a soddisfare differenti contesti: la collaborazione con orchestre, acrobati, professionisti di alto livello, cantanti e musicisti di fama internazionale, sono garanzia di continua originalità e sviluppo creativo.

Intervista

Ciao Benny, io volevo partire dalla tua esperienza di teatro, come Alicante che conoscevo e faceva parecchi spettacoli di teatro di strada con trampoli, danza e teatro. Quindi parlare di questa esperienza e poi l’incontro con Roberto Carona.

Alicante era una compagnia di giovanissimi, io uscivo dal Teatro Tascabile di Bergamo del Maestro Renzo Vescovi, con una visione del teatro abbastanza precisa; gli altri da Erbamil, da corsi vari e da tanta voglia di fare.

Una volta fondato Alicante potevamo fare di tutto, eravamo veramente nulla facenti, nulla sapienti e quindi, con formazione, improvvisazioni e tantissimo lavoro siamo riusciti a creare i primi spettacoli e poi a riunire molte compagnie giovani di Bergamo.

Roberto l’ho conosciuto nell’ultimo periodo di Alicante ad un seminario di teatro danza a Casa degli Alfieri, lui stava iniziando a lavorare su Muňeca mentre io, dall’altra parte, stavo lavorando sul progetto di Puzzle Teatri. Riunire in uno spettacolo enorme tutte le compagnie giovani di Bergamo, questo era l’intento di Puzzle ma questo progetto aveva bisogno di una visione esterna e abbiamo chiesto a Roberto Corana e a Gigi Gherzi di darci una mano. Entrambi sono venuti alternativamente a gestire un po’ tutta questa follia giovanile e abbiamo fatto uno spettacolo epocale all’ex macello di Bergamo: un rave sul nazismo.

Da lì ci siamo conosciuti e poi ci siamo messi insieme, mantenendo l’idea di non lavorare insieme. La nostra regola utopica era stare insieme ma non lavorare insieme, altrimenti ci saremmo distrutti.

Ma poi ho cominciato ad aiutarlo, come tecnico nelle scenografie e audio/luci dei suoi spettacoli di teatro ragazzi. Poi sappiamo tutti che piega ha preso il teatro ragazzi in Italia

Dimmi, che piega ha preso il teatro ragazzi dal tuo e suo punto di vista, mettiamo anche un po’ di pepe.

Niente di polemico, è anche quello che sono andata a dire a Segnali lo scorso anno per ricordare Roberto. Volevo che le persone sapessero esattamente il motivo per cui Roberto se ne era andato dal teatro ragazzi e che non ci fosse possibilità di dare adito a false interpretazioni.

Roberto ha vinto tutti i premi di teatro ragazzi nazionali che ci potessero essere e a livello di date non c’erano problemi. Fino a che è nata la politica degli scambi: tu potevi fare spettacolo solo se, dalla tua parte, poi organizzavi rassegne ricambiando l’ingaggio. Questa prassi, portata avanti anche da grossi teatri e centri, non teneva conto della tipologia di Compagnia: quella di Roberto era una compagnia di giro, non una compagnia stanziale. Non si capiva più quale era il limite e il metro, perché tu stavi fermo 9 mesi per creare uno spettacolo, col quale vincevi premi e poi, siccome non organizzavi, non avevi date o comunque i contratti erano sempre meno. Quindi Roberto è passato dalle circa 180 repliche all’anno alle 20. A quel punto non ti puoi più fermare 9 mesi per preparare uno spettacolo, a scapito della qualità, perché per fare uno spettacolo di qualità, oltre alla creatività, il talento, si deve avere cura, ci devi lavorare, devi mettere la pancia e l’anima in uno spettacolo.

Quindi ne valeva la pena per fare 20 repliche all’anno?

Quindi Roberto ha deciso di non fare più teatro ragazzi?

Roberto ha deciso di non produrre altri spettacoli e di permetterci il lusso di decidere se accettare o no delle richieste di repliche, per cui, poi, abbiamo lavorato di più con le orchestre.

Sono nati gli spettacoli “Wolfi” , “Ludwing” e “Quadri di un’Esposizione”, con partiture musicale che il Maestro Massimo Cottica ha scritto per le orchestre: la Verdi di Milano, l’orchestra di Mantova, … erano altri percorsi.

Nel frattempo, quando i teatranti e le compagnie uscivano con spettacoli con un solo attore ,

noi abbiamo debuttato in 13. Abbiamo unito un pezzo di Alicante, abbiamo fatto formazione a nuovi artisti, soprattutto ballerini e abbiamo creato uno spettacolo in 13, con Roberto in scena, con 2 cantanti lirici, dove c’era la musica classica suonata dal vivo dal Maestro Cottica e dove la creatività costruttiva di Roberto è esplosa.

Abbiamo lanciato questa sfida enorme in un periodo complicato, abbiamo lavorato 6 mesi e 3 mesi in residenza.

Questo progetto era già “Corona Events “?

No, questo era Corona/Brunotti, che poi è diventata Associazione Compagnia Teatrale Corona e poi è diventata Corona Events nel 2015

Quindi in questo periodo, ancora pre Corona Events c’era il tentativo di fare una forma di spettacolo diverso dal teatro ragazzi. Mi ricordo una vostra partecipazione alla vetrina internazionale della Fnas a Fermo dove avete presentato uno studio di spettacolo. Vi ha aiutato questa vetrina?

No, anzi …

Noi abbiamo debuttato con “Tempus Fugit” al Leoncavallo sotto sfratto, facendo le prove barricati.

In tutta Milano il Leoncavallo è stato l’unico che ci ha accolti e ci ha dato uno spazio per provare.

Poi da lì abbiamo continuato con altri spettacoli: “INCANTI MARINI” , “GAIA MATER”.

Ma la scelta di fare questi spettacoli con tanti artisti e tanti attori, tante persone, quindi spettacoli prevalentemente di piazza, abbandonando le sale teatrali, è stata una scelta.

E’ stata una scelta riferita al discorso di prima, ma anche per rimanere fedeli alla nostra concezione dell’arte, che avevamo e che tuttora abbiamo. Roberto fino agli ultimi momenti mi diceva: ma tutto questo lavoro a chi rimane? La risposta l’ho trovata mentre insieme affrontavamo la perdita di Roberto: ai nostri ragazzi. E ho guardato i loro occhi. Abbiamo una vincitrice del premio UBU, come miglior performance di quest’anno che si è formata anche da noi…Robi ne sarebbe stato fiero. Ci sono decine di persone che hanno deciso che davvero si poteva fare questo lavoro, che non era una utopia, ma era un sogno che si poteva realizzare.

Quindi il passaggio ai giovani, lo stare insieme, imparare da loro, ascoltarli e rielaborare, riprovare a scambiare le cose, non stare soli sul palco ma creare interazione, sono stati la forza che ci ha fatto vincere.

I ragazzi vengono, non in una Compagnia, ma in una Compagnia- Famiglia e fremono, sono felici, si ritrovano, chiacchierano, succede di tutto e non si vede l’ora di partire in tournée, ( sono faticose ma divertentissime ).

A questo punto Corona Events è diventato una realtà solida e comincia a girare?

Abbiamo cominciato ad andare in Europa, abbiamo vinto un premio internazionale di teatro di strada a Radebeul, in Germania ed è stato questo che è stata la forza e la follia.

Un giorno Roberto viene in ufficio e dice: “ragazze ho un’idea, dovete vendere un cosa che galleggia, non so come sarà, forse un fiore che si apre e sopra ci facciamo di tutto” e poi lo ha fatto: così è nato “FIORE DI LOTO”.

Io ho visto a Porto Azzurro i trampoli sul mare con piano e cantante lirica sempre sul mare

Si i palchetti galleggianti, la sua ultima invenzione. Ha sempre adorato l’acqua.

Tutti i 13 attori, tutte le persone coinvolte sono della compagnia o sono scritturati?

Sono tutti scritturati, adesso siamo in 42, tutti a giornata, perché non possiamo permetterci una cosa più grossa, alcuni hanno la loro compagnia, alcuni insegnano, hanno altre collaborazioni, c’è anche una sorta di scambio di esperienze, una crescita continua, che non è male, ma senza rubare idee.

Perché dici rubare le idee?

Perché è successo anche che delle persone che hanno lavorato con noi e poi hanno collaborato con altre compagnie ,abbiano copiato le nostre idee senza consultarci : cosi non funziona.

Diciamo, le farfalle che avete creato voi, ormai le vedo da tutte le parti

Lasciamo stare, siamo in causa con alcune agenzie che hanno le nostre facce sui loro siti con le nostre foto e spacciano noi come loro. Compagnie che hanno rifatto esattamente i costumi identici ai nostri: direi che basta poco a cambiare una cosa, se ti piace trasformala come vuoi tu.

Invece no, stesse musiche, addirittura le stesse coreografie.

Le ali luminose le ho inventate io, mi sono messa ad attaccare migliaia di led a mano e sono nate così…sono orgogliosa che siano piaciute, ma sarei più orgogliosa che ci fosse una elaborazione dell’idea, che si pensi di andare oltre, di migliorare, di creare partendo da lì…ma è evidente che il lucro su una buona idea, anche nel nostro mondo, vale più della dignità del lavoro stesso.

Però le Meduse e i Vostri spettacoli non sono stati copiati

No, le altre nostre idee non sono riuscite a clonarle, vedi le meduse, il Fiore di Loto. Tieni presente che gli spettacoli interi per noi rappresentano il 20% delle date che abbiamo in un anno, tutto il resto sono eventi dove andiamo con le varie performance e facciamo vari interventi, dove possono essere solo le Farfalle, le Meduse…

Noi andiamo sempre avanti e il progetto sull’acqua sta continuando e quest’anno siamo usciti con idee nuove. Quest’anno riprendiamo anche il Fiore di Loto, ho atteso un po’, perché devo riprendere in mano la regia e tutta la macchina scenica che è molto complicata, perché era sempre gestita da Roberto e in regia c’era lui che ci guidava.

Quindi, i grandi eventi di Corona Events hanno cominciato a girare in tutto il mondo o sbaglio?

Sì, praticamente sono andati in tutto il mondo, tranne gli Stati Uniti, ma forse quest’anno stiamo puntando a New York per un progetto che avevamo fatto in Italia con grande successo e vediamo se si concretizzerà lì .

Non che io abbia una grande voglia di andare in America

Il tutto è iniziato dopo l’apertura del carnevale di Venezia, per arrivare poi lontano, a Hong Kong, a Dubai, a Macao, a Doha perché, a quel punto, avevamo anche materiale video da mostrare che era sicuramente più chiaro ed efficace.

Io mi ricordo anche l’evento fatto La Spezia

Era la festa della Marineria italiana. È stata una sfida enorme, con uno staff tecnico di circa 400 persone. Noi abbiamo gestito la Polizia di Stato, i due velieri storici, eravamo 60 in scena; è stato un evento veramente grande.

E’ stato l’anno successivo allo spettacolo de La Fura del Baus e gli organizzatori di Spezia, quindi il comune di La Spezia aveva bisogno di un evento dove le persone potessero sentire e capire cosa stesse succedendo, non soltanto immagini. Quindi è stata davvero una sfida, ho riscritto il Corsaro Nero in base a delle visioni che avevamo avuto e il tutto veniva amplificato da una base registrata; si è sentito tutto perfettamente, abbiamo dovuto usare cameramen in diretta, avevamo gli schermi, non vi dico quante casse audio c’erano, perché c’erano circa 23000 persone soltanto a La Spezia. Poi guardavi verso terra, vedevi le case con i balconi pieni di gente in più eravamo in Eurovisione. Quando abbiamo iniziato è sorta la luna piena dietro la chiatta in mare e l’Amerigo Vespucci ha acceso le luci perché era lì ancorata e ci ha regalato una scenografia incredibile.

Per preparare questo evento io sono andata a La Spezia tutti i mesi per 9 mesi, perché ho formato lì le ballerine, ho lavorato con una compagnia di attori, ho lavorato con la Polizia di Stato.

Roberto veniva e si occupava principalmente dei movimenti tecnici dei velieri e dei motoscafi coinvolti nella rappresentazione.

Idee per il futuro

Idee per il futuro ci sono, ma adesso non te le dico per scaramanzia, le vedrai più avanti.

 

 

Intervista a cura di Roberto Sala