STORIA DI UNA PICCOLA GRANDE PRINCIPESSA DEL TEATRO, INTERVISTA A GIUSEPPINA VOLPICELLI

Giuseppina Volpicelli, figlia del pedagogo Luigi Volpicelli e dell’artista Maria Signorelli, ha portato e continua a portare avanti la tradizione familiare del teatro di figura. Giuseppina è cresciuta in una grande effervescenza culturale, usufruendo delle importanti frequentazioni del salotto dei suoi genitori, dove ha conosciuto intellettuali e artisti di ogni genere. Ha portato avanti l’attività teatrale materna con grande successo insieme alla tutela di marionette e burattini create e collezionate da sua madre Maria Signorelli

 

Che cosa ti ha convinto a fare la tua professione?

Quando ero piccola e ragazzina ( dai quattro ai dodici anni) seguivo le prove che gli attori facevano nello studio di mamma ed ero abbastanza scandalizzata dalle grandi litigate che facevano tra di loro, in realtà discutevano su come interpretare il loro personaggio, ma io certo non potevo capire e poi in realtà mi vergognavo di questi giovani e di mamma, che ad ogni spettacolo si caricavano materialmente, teatro, registratore, burattini, luci e piantane e li trasportavano sul luogo di lavoro, tipo facchini.

Io sognavo di diventare principessa con abiti e gioielli principeschi, appunto, e se proprio fosse andata male avrei fatto la ballerina.

Pensate che costrinsi tutte le mie compagne di classe a comprarsi un paio di scarpette da ballo, danza classica naturalmente, e a fare uno spettacolo che avevo organizzato per Ostia Antica, nell’anfiteatro dove andammo con i professori, (frequentavo il Liceo classico e visitare Ostia Antica era nel programma scolastico). Feci accomodare i professori sui gradoni e nell’arena tutte noi mostrammo il balletto.

Tormentavo mio padre professore universitario con la richiesta di mandarmi ad una scuola di ballo, ma lui ripeteva come un disco, studia studia poi ci andrai…in realtà a diciassette o diciotto anni una ballerina, può solo cominciare a ballare non cominciare a studiare danza.

Poi negli anni ’50, mia madre ricevette un invito in Svezia e Finlandia per una tournée con uno spettacolo di burattini, era a dicembre e poiché l’università non era ancora cominciata mio padre permise anche a me di andare. Lo spettacolo era soprattutto di danze e musica, affinché gli spettatori potessero capire e, io preso in mano un burattino cominciai a ballare con lui come se non avessi fatto altro nella vita, senza dubbio ero la più brava di tutti.

Non ho potuto fare la ballerina di persona, ma mi sono tanto divertita a ballare con i pupazzi in giro per il mondo.

Cosa ne pensi del modo attuale di fare teatro da parte delle compagnie teatrali e soprattutto delle compagnie di teatro di figura?

La prima persona che mi viene in mente per rispondere a queste domande è Damiano Michieletto, che era un semplice burattinaio e poi andando a vedere altri spettacoli e studiando come un matto e provando e sperimentando varie soluzioni per i problemi che si presentavano è diventato il più famoso regista di Opere nel mondo, lavora in America, Germania, Giappone ecc. a Roma lavora sia al Teatro dell’Opera che a Caracalla e al Circo Massimo sempre con il tutto esaurito.

Questo è un esempio per tutti i burattinai, bisogna studiare per riuscire nella professione, non accontentarsi solo di una buona idea.

 

Esiste un teatro di tradizione?

Io adoro il teatro di tradizione. Solo se penso al Teatro del Drago che da padre a figlio portano avanti un teatro bel recitato, divertente, pieno di novità, empatia con il pubblico, con burattini mossi benissimo. Essi veramente coniugano con intelligenza tradizione e innovazione. Nell ‘800 i burattinai erano il giornale del tempo, non essendoci televisioni e telefonini, loro andando di paese in paese raccontavano cosa succedeva nei paesi vicini mischiando nel racconto, le maschere di tradizione tipo, Brighella o Pantalone, Pulcinella e Arlecchino a personaggi reali che avevano incontrato. Il risultato è divertentissimo e… intelligente.

Quando hai deciso di lasciare la scena?

Veramente non ho mai pensato di lasciare la scena, ma di adeguarmi all’età che avanza, per cui se prima ballavo e cantavo, ora scrivo … sto finendo un libro dal titolo “Piccoli Personaggi Grandi Incanti” storia privata di un’epoca e di una famiglia speciale.  Poi continuo a catalogare documenti e pupazzi dalla grande collezione di mia madre e accompagno, tipo servitore muto, mia sorella Maria Letizia che costruisce burattini e storie per grandi e piccoli.  Ho mille incombenze che riguardano il fare spettacolo, non mi piace poltrire.

Dimenticavo !!! ancora oggi non ho abbandonato la mia idea di fare la Principessa, così uno dei miei passatempi preferiti è quello di giocare con vestiti, gioie, vere o false, cappelli, piume e carabattole cioè nastrini, lustrini, fiocchetti… con tanti burattini da ispezionare la fantasia non mi manca.

Volete un consiglio ?

Inventare uno spettacolo con i burattini è un lavoro bellissimo, ma preparatevi a faticare, a leggere, a studiare, ad imparare almeno l’inglese, una lingua straniera è indispensabile, certo è difficile guadagnare tanti soldi, per quello è meglio aprire una pizzeria.

Ma la fantasia, la gioia di vivere, la poesia ve le possono dare solo loro i piccoli “maghetti”.

 

intervista a cura di MARIO FRACASSI