IN RICORDO DI GIANCARLO SANTELLI: MASCHERAIO, BURATTINAIO, ARTISTA.

Tanti mi dicono <<Hai lavorato con Macario.. >> non l’avessi mai fatto” – “Perche?”  – “Perché Macario era bravissimo, io ero un ciuccio”.. Con queste parole è iniziata l’ultima conversazione fatta con il Maestro Giancarlo Santelli nella sua bottega di Mentana, qualche settimana prima che la Pandemia stravolgesse la nostra routine e le nostre vite, e non sapevamo, nulla poteva farci presagire allora,  che quello  sarebbe stato il nostro ultimo incontro. L’ultimo di una serie fortunatissima, perché ogni volta che lo andavamo a trovare, anni e anni di storia del teatro contemporaneo italiano si materializzava per noi  attraverso i suoi racconti, nella bottega delle meraviglie, tra maschere, teatrini e scenari.. ne ricordo ancora l’odore, di quel luogo dove hanno preso vita le maschere del nostro “Progetto Atellana” e dove abbiamo avuto il privilegio di tante e tante conversazioni con uno dei più grandi Maestri Mascherai, e Burattinai del nostro tempo.

E anche  il piccolo dono di regalarsi all’occhio di una telecamera per un documentario che stavamo realizzando intorno al  nostro lavoro,  cosa che in realtà non amava fare.

Apparentemente burbero, bastava poco però perché cominciasse a  sciogliersi ed a raccontare di sé, attraverso il suo lavoro: mostrandoti una maschera, dando voce ad un burattino o esibendo con orgoglio la locandina dello storico “Masaniello” di Elvio Porta e Armando Pugliese, spettacolo rivoluzionario del 1974 che, con un impianto scenografico particolarissimo, aboliva i confini attori/ spettatori nella Piazza Mercato di Napoli. E lui era nel cast.

In Teatro nasce come attore, diplomandosi nel 1968 all’Accademia dei Filodrammatici  di Milano, pur  rivendicando sempre e orgogliosamente le sue origini contadine e i vari mestieri artigianali  svolti negli anni precedenti alla carriera teatrale (è stato bracciante, fabbro, falegname ) e che hanno poi forgiato l’artista che è stato. I suoi primi passi li muove proprio con quel Macario che non mancava mai di ricordare ad ogni incontro, facendo rivivere con le sue parole quegli anni in cui il Teatro aveva ancora un peso sociale differente,  e lui, giovane attore , calcava le scene diretto da quelli che per noi, oggi, sono veri e propri miti, forse inconsapevole di prendere parte a pagine memorabili della storia del Teatro contemporaneo. Ha lavorato con Giorgio Strehler, Franco Branciaroli, Eduardo de Filippo e Maurizio Scaparro. Questi ultimi due hanno avuto peso anche nella sua successiva carriera di mascheraio, riconoscendone il talento e commissionandogli opere per i loro allestimenti. Altrettante collaborazioni importanti sono state quelle con Roberto De Simone, Bernardo Bertolucci,Dario Fo, Gigi Proietti .

L’arte di burattini, invece, l’aveva appresa da Otello Sarzi e Giordano Ferrari,  coerente con la sua idea che il mestiere si impara “ a bottega”  (del resto l’artista è il superlativo dell’artigiano) e la professione  di burattinaio lo ha affascinato al punto  tale che l’ ha svolta fino alla fine:   l’ultimo spettacolo l’ha fatto nell’inverno del 2019, ed aspettava la fine della Pandemia per poter tornare ad esibirsi. .Noi abbiamo  avuto il piacere di vederlo in azione durante un Festival a Roma, nel 2018,  e ci colpì l’approccio fanciullesco che aveva con il pubblico dei bambini; lo avremmo dovuto ospitare a Caserta , gli avevamo strappato una promessa che doveva realizzarsi nella primavera del 2020, e che purtroppo non ha potuto mantenere .

Era instancabile nel realizzare spettacoli per i bambini, accompagnando le rappresentazioni anche da brevi introduzioni didattiche, tese alla divulgazione di quest’arte della quale era profondamente appassionato.   Particolarmente orgoglioso dei  personaggi del Teatrino di Don Cristóbal  di Federico García Lorca, non mancava mai di mostrarli durante le nostre visite, regalandoci  brevi battute e piccole interazioni che citavano la sua trasposizione dell’opera del drammaturgo spagnolo. Lo spettacolo nel quale con i burattini interagivano  attori in carne e ossa, aveva debuttato negli anni ’80.

Stava inoltre lavorando, sempre con i burattini, ad un Progetto sul grande Ettore Petrolini.

Non ultimo, importantissimo  il lavoro filologico condotto per la ricostruzione delle maschere della Commedia Attica Nuova per i Progetti dell’I.N.D.A.  di Siracusa in collaborazione con lo stesso Scaparro e Giancarlo Sammartano.  Quelle stesse maschere che, insieme a molte altre, custodiva nella sua bottega di Mentana, combattuto tra il desiderio di immaginare un possibile “erede” a cui passare il testimone  del suo lavoro  ed al tempo stesso una sorta di “gelosia” nello svelare completamente il processo artistico che, attraverso una indagine durata anni, una sperimentazione tesa alla  ricerca di materiali, tecniche adeguate ed  equilibrio tra arte e artigianato, hanno reso unica la sua opera.  Si percepiva inoltre una urgenza di trovare una collocazione per le sue “creature”, il desiderio di un Museo dove raccoglierle e custodirle, e che a buon diritto avrebbe meritato di vedere realizzato. Urgenza che ancora oggi  i suoi estimatori avvertono, in attesa che quel patrimonio possa trovare una sistemazione adeguata.

 

A cura di Roberta Sandias