LETTERA ALL’ANNO CHE VERRA’

Caro anno che verrai, non so per quale ragione ma ogni volta che ti scrivo la mano comincia a tremare. Vederti così voglioso di cominciare, giovane, spettinato, mi da forza e speranza, se ci fossero le elezioni ti voterei senza alcuna esitazione. Caro anno ti prego, non fare come quelli che ti hanno preceduto, non demotivarti durante la strada, trasformandoti nel solito anno che non significa nulla, portaci speranza, dacci un fine e ti seguiremo.

Trecento e oltre giorni fa mi rivolgevo con lo stesso entusiasmo a chi ti ha preceduto, poi, man mano che i mesi sono passati, la delusione è aumentata. Abbiamo mandato Perseverance su Marte, lo ammetto, è stato un bel momento, ci siamo però ritrovati i talebani a Kabul e centinaia di persone che ancora continuano a perdere la vita sul lavoro, per non parlare delle donne che vengono uccise, dei migranti che annegano e muoiono di freddo ai confini dell’Europa. Anno nuovo, ti prego, cerca di dare una sistemata alle cose, magari a quelle più vistose, non è possibile sopportare ancora “Il Grande Fratello”, i calciatori che guadagnano come il PIL di una nazione africana, la gente che butta la spazzatura ai bordi delle strade, gli onorevoli che in una legislatura maturano pensioni che altri lavorando neanche in sette vite, devi fare qualcosa, altrimenti sarai un anno come tanti altri, destinato ad essere presto dimenticato.

Il 2 marzo saranno 5 anni esatti da quando abbiamo lanciato nello spazio la sonda Pioneer, chissà dove sarà arrivata, forse qualche civiltà aliena l’avrà trovata e ci starà cercando. Non sono intimorito dal loro aspetto, né dal fatto che possano essere cattivi, piuttosto è l’avere casa in disordine che mi preoccupa. Come giustificheremo gli eserciti, la fame nel mondo, le guerre, chi ha troppo e chi nulla, cosa diremo per giustificarci. Caro anno nuovo, lo sanno tutti che siamo in equilibrio su una minuscola pallina che vaga in spazi sterminati. Di fronte a questo chiunque si sarebbe fermato riposizionando i valori delle cose. La nostra esistenza, paragonata ai tempi dell’universo, semplicemente non esiste. Come spiegare che non siamo stati capaci di fare le due cose più semplici che dovevamo: vivere in pace e goderci questo splendido pianeta. Chi glielo dice che lo abbiamo rovinato in maniera irreversibile. Pensaci tu, io mi vergogno. Davvero l’unica possibilità che abbiamo è quella di trovarne un altro?

No hai tempo di rispondere, ti vedo, sei già occupatissimo, senti il peso delle aspettative che tutti riponiamo in te. Non ci deludere, non ci servono azioni mostruose, cose sensazionali, piuttosto una parola nuova, semplice e precisa, qualcosa che ci ponga una volta per tutte di fronte a quello che siamo. Solo questo.

Marco Renzi