NUNZIA SCHIANO da Napoli città teatro al grande schermo

DOMANDA: Com’è stato riprendere a lavorare in teatro, al cinema in televisione dopo il lockdown?

In realtà, il cinema e la televisione hanno avuto un blocco molto breve come produzione, giusto il tempo di stabilire i protocolli perchè quei mondi hanno necessità di produrre, soprattutto quando la gente è costretta a stare a casa.

Il cinema oramai produce per le piattaforme, la gente oggi guarda il cinema a casa e la visione da casa e al cinema differiscono poco, a differenza del teatro.

Propinare via streaming uno spettacolo teatrale non regala invece le stesse emozioni, per questo alla riapertura, lo spettatore è tornato.

Lo spettatore, che è parte integrante dello spettacolo, sente la mancanza e torna a teatro, a differenza dello spettatore del cinema che è essenzialmente passivo, e su di lui, la pigrizia vince.

Cinema e televisione durante la pandemia si sono fermate poco, a differenza del teatro che ha subito un brusco arresto evidenziandone le gravi lacune del sistema legislativo e previdenziale.

La pandemia ha avuto lo svantaggio di dirci che non siamo nessuno, e il vantaggio di affermare che esistiamo, non siamo una cosa, siamo persone che hanno maturato una professionalità.

Abbiamo bisogno di politiche adeguate che aiutino il piccolo teatro, i giovani attori.

Dopo il primo lockdown ho deciso di fermarmi perché dovevo riflettere rispetto al teatro, avendo la possibilità di fare altro, ho scelto di fermarmi, per poter dare spazio a chi vive di solo teatro.

DOMANDA: Napoli città di teatro, città di cultura. Cosa ha significato per te e quando hai scelto di fare l’attrice.

Ho iniziato all’oratorio, mi piaceva stare sul palco e prendermi gli applausi, al liceo c’era un professore, il professore Ferraro che era un amante del teatro e che si era incaponito sul fatto che io avessi delle capacità. Non gli credeva nessuno, facevo lezioni ed è a lui che devo il mio inizio.

Poi ho avuto una serie di incontri importanti, Lello Serao, Raffaele.

Ho però fatto sempre una scelta controcorrente: non muovermi mai da Portici, e questo ha creato un distacco da tutto il mondo glamour che ruotava attorno a Napoli.

DOMANDA: la notorietà ha cambiato qualcosa del tuo modo di vivere e di pensare?

La notorietà è legata al pubblico, molto poco al sistema, arriva dall’affetto della gente. La notorietà ti cambia rispetto al sistema perché puoi avere un trattamento economico diverso e ti regala una visibilità che diversamente non avresti.

Quello che è cambiato è che la gente ti riconosce, ti saluta con affetto, ti offre il caffè, ti chiede di poter scattare una foto insieme. Uso la mia visibilità per non fare spegnere l’interesse sui teatri e sulla situazione della crisi post lockdown.

DOMANDA: il teatro per ragazzi deve rimanere una palestra per il giovane attore o può assurgere ad avere una identità vera e propria?

Il teatro ragazzi ha già una sua importante connotazione, un’importante specificità. Non tutti possono farlo, non è un teatro minore, è un mondo complicato, con un pubblico intransigente. I più piccoli conservano una purezza, una capacità di incantarsi e una fantasia incredibili. La formazione degli attori che fanno teatro ragazzi è importantissima, hanno il compito di far innamorare i bambini del teatro.

PER I BAMBINI IL GIOCO È UN FATTO MOLTO SERIO, IL TEATRO È UN GIOCO E QUINDI NON PUÒ PRENDERSI GIOCO DI LORO.

DOMANDA: hai un personaggio o uno spettacolo al quale sei più legata?

Sicuramente Gertrude, di Fortunato Calvino, che ho amato molto perché le era stato dato un taglio e una connotazione forse non adatta all’età che avevo, mi ha regalato però una emozione fortissima.

FEMMENE” è nato quasi per gioco e mi accompagna da un tempo lunghissimo.

SENTIMENTI ALL’ASTA” è stato uno spettacolo molto bello, molto intenso.

Poi “FILOMENA MARTORANO “con la regia di Diana Cavani. Rosalia mi ha dato tantissime soddisfazioni, compresa quella di portarmi a Buenos Aires.

Sono legata a tutti i miei personaggi che conservo come un collezionista e che ogni tanto vado a riguardarmi.

Oggi in teatro ho difficoltà a trovare qualcosa che mi prenda e dato che ho promesso a me stessa che mi sarei fermata quando non avrei avuto niente da dire, così oggi sono ferma e aspetto, cerco di capire se è un momento transitorio o se è arrivato il giorno di dire stop.

DOMANDA: se Draghi domani volesse te al ministero della cultura, qual è la prima cosa che faresti?

La prima cosa che farei è l’abolizione dell’attuale FUS e la sua completa riscrittura che veda una ridistribuzione più equa delle risorse, che tenga conto dell’ambito, delle esigenze territoriali, che stimoli le produzioni delle compagnie più giovani, che preveda per i giovani una copertura contributiva che consenta loro di concentrarsi sulla produzione.

Ma dopo la prima settimana, mi toglierebbero il ministero….

Intervista a cura di Maurizio Stammati