ALDO DE MARTINO E VIOLETTA ERCOLANO COMPAGNIA DEGLI SBUFFI IL MUSEO DEI PUPI, IL TEATRO, I FESTIVAL , LA PANDEMIA

SIETE UN PUNTO DI RIFERIMENTO NEL TEATRO DI FIGURA, SOPRATTUTTO PER IL CENTRO SUD, CON GRANDI SACRIFICI AVETE PORTATO AVANTI QUESTA SCELTA PARTICOLARE DI TEATRO IN UN TERRITORIO TUTT’ALTRO CHE FACILE, RACCONTATECI LA VOSTRA STORIA.

La nostra compagnia nasce nel 1987 come associazione culturale non riconosciuta, allora sia io che Violetta venivamo da un’altra esperienza, il Circolo Culturale Marcovaldo, che faceva riferimento ai gruppi della sinistra extra parlamentari del tempo ed è lì che abbiamo iniziato a fare i primi spettacoli con i burattini. Eravamo a malapena maggiorenni. Insieme ad altri componenti del Circolo Marcovaldo abbiamo fondato la COMPAGNIA DEGLI SBUFFI, come una sua succursale, che nello specifico si dedicava al teatro dei burattini.

Negli anni 80, il punto di riferimento in Campania per il teatro di figura era la famiglia Ferraiolo di Salerno ed è a loro che ci ispirammo per i nostri primi lavori. Eravamo iscritti al REGISTRO COMUNALE DEGLI ESERCENTI MESTIERI GIROVAGHI, una specie di lasciapassare per poter richiedere spazi pubblici e poter fare spettacoli. Con i primi incassi ci comprammo un impianto audio.

All’inizio della nostra attività il teatro dei burattini c’è stato un po’ stretto, in quegli anni addirittura “litigai” con Pulcinella, trovavo più congeniale il personaggio del guappo, Tore Fasolo, suo antagonista.

In seguito ci appassionammo molto anche al teatro nero e facemmo, utilizzando questa particolare tecnica, un adattamento del MAGO DI OZ, uno spettacolo importante, con grandi scenografie mobili che scorrevano su binari. Cominciammo così, giovanissimi, ad uscire da Castellammare e ci trovammo a 19 anni a fare tournèe in tutta Italia e a lavorare con il TEATRO PUBBLICO CAMPANO, circuito regionale che aveva già una sua propria compagnia di teatro ragazzi, LIBERA SCENA ESAMBLE, che aveva manifestato di non avere più un interesse per questo genere di teatro, così il circuito ci passò in blocco la loro tourneé, dal nord al sud. Facevamo uscite anche di 15 giorni consecutivi, eravamo moto giovani ed imparammo un mestiere, anche duro, fatto di carichi, scarichi, montaggi, viaggi, pernotti e spettacoli. A volte ci capitava di dover montare persino la quadratura nera, molti teatri Campani allora ne erano sprovvisti.

L’anno seguente ci proposero di fare anche la stagione successiva con un nuovo lavoro e noi accettammo volentieri, si trattava di un ulteriore passo in avanti nel mondo professionale del teatro di figura. Conclusa la seconda stagione ci chiesero di continuare la collaborazione ma decidemmo di fermarci e provare a fare da soli, “Libera Scena Ensamble” ci pagava tutto: la regia, l’allestimento, le repliche, tuttavia decidemmo di non accettare, pur restando in buonissimi rapporti con tutti loro. Facemmo questa scelta anche molto coraggiosa e fu così che iniziammo a camminare da soli.

Una delle prime idee fu quella di realizzare Peter Pan, che però restò tale, diventò realtà invece una favola di Calvino: ”Giacomino e l’Uovo Nero”, fatta con i burattini e 4 attori. In Campania non c’erano figure professionali sul teatro di figura, le compagnie si contavano sulle dita di una mano. Cominciammo a lavorare con i Comuni e siamo stati apripista del settore, facemmo molta fatica a far capire che non eravamo una famiglia d’arte, come i Ferraiolo, che lavoravano a biglietto, noi lavoravamo a cachet, che allora era considerata una cosa poco usuale.

Facemmo in quegli anni il primo festival di teatro di figura “Burattini nel Verde”, e chiamammo tutti i maestri del tempo, da Bruno Leone a Ciro Perna, e la maggior parte delle compagnie di teatro di figura campane, facemmo un lavoro di ricerca con un giornalista e fu un momento straordinario, antropologico, sul teatro dei pupi a Castellammare, i nostri riferimenti erano Roberto De Simone, Annibale Ruccello, arrivammo a fare interviste a tutti gli anziani che frequentavano la Villa Comunale, chiedendo notizie della tradizione dei pupi in città, tradizione una volta molto presente ma poi del tutto scomparsa.

Arrivammo quindi a conoscere Francesco Di Vuolo e Michele Sarcineli, “opranti” di questa antica arte, e con loro abbiamo allestito il primo spettacolo di pupi nel festival del 1990: costruimmo le scene, il teatro, i pupi, diventammo amici, loro erano la tradizione ormai scomparsa e rivedevano in noi la possibilità di farla rivivere. Un artigiano napoletano scolpì le teste e loro le mani e la meccanica del pupo, che è la parte più difficile, fu una esperienza unica e bellissima.

Ci fu in questo lavoro un episodio molto divertente, quando Violetta iniziò a preparare i costumi dei vari pupi, utilizzando stoffe belle ed importanti, loro, i pupanti anziani, non erano d’accordo, nella tradizione solo i personaggi positivi avevano diritto a stoffe e costumi ben confezionati, il cattivo, il Guappo, andava vestito in maniera approssimativa. Quando facemmo lo spettacolo arrivarono tutti gli anziani della città, fu una grandissima emozione, tra gli spettatori Nicola Furiati, figlio e nipote d’arte, che quando vide che tutto era stato fatto a mestiere, volle salire su ponte e fare la tirata insieme a noi. Al momento del duello rimanemmo incantati, era come una danza che facevano per dare il suono dei colpi e contemporaneamente animare, una maestria incredibile.

E’ CON IL FESTIVAL “BURATTINI NEL VERDE” CHE NASCE QUINDI L’IDEA DEL MUSEO, LA GRANDE SCOMMESSA DEL VOSTRO FUTURO PERCORSO PROFESSIONALE E IDEALE, UNA GRANDE RACCOLTA CON TUTTI I RAPPRESENTANTI DEI PUPI E DEI BURATTINI NEL MONDO.

In quelle prime edizioni noi, ragazzi di vent’anni, pubblicammo una ricerca sull’opera dei pupi a Castellammare, con testimonianze dirette e foto.

C’era un personaggio incredibile, un netturbino, amante fino all’inverosimile del mondo dei pupi, noi lo vedemmo un giorno trafficare con due pezzi di legno che davano il suono degli schiaffi, ci sembrava un attrezzo estemporaneo, approssimativo ma molti anni dopo, quando rilevammo una importante collezione di pupi, trovammo quello stesso strumento tra i materiali, a riprova che erano artigiani raffinatissimi e minuziosi .

Agli inizi della nostra avventura amavamo tanti modi di fare teatro: dal teatro nero di Praga al teatro d’arte di Pulcinella, ma ci innamorammo a tal punto di questa forma di rappresentazione che arrivammo da soli a scoprire “il segreto di Pulcinella” e cioè come si costruiva la pivetta, cosa che era patrimonio dei maestri delle guarattelle.

Insomma siamo stati prima e siamo tutt’ora attraversati da una grande passione.

Nel 1997 dedicammo l’edizione di “Burattini nel Verde” all’Inghilterra e al “Punch and Judy Shows”, allestendo già una prima importante mostra dedicata alle tradizioni inglesi e napoletane, dove, tra le altre cose, montavamo anche la baracca che Bruno Leone ci aveva messo a disposizione.

Il momento però nel quale capimmo che l’idea del museo diventava più forte, fu quando dedicammo il Festival all’India ed arrivarono tanti Artisti e Compagnie.

Nelle edizioni precedenti le compagnie che arrivavano dall’estero lasciavano un loro burattino, quando fu la volta della compagnia indiana, comprammo tutto il loro teatro delle marionette.

Nel 1900 Maurizio Scaparro organizzò un grande evento su Pulcinella affidando a Bruno Leone una importante sezione sul Pulcinella burattino, vennero invitati a Napoli tanti maestri burattinai da varie parti del mondo e con ognuno scambiammo un burattino, creando così quella che anni dopo diverrà una sezione del nostro museo: “Uno spettro si agirà per l’Europa … Pulcinella!.

Altre collaborazioni importanti sono state quelle con il Museo di Grugliasco, in Piemonte, dedicato a Gianduia, che ci mise a disposizione l’intera collezione sulla Cina e quella con Geppino Cilento, che ci permise di acquisire una serie di preziosi pupi napoletani. Riuscimmo così, dopo tanti anni, a realizzare un Museo dei Pupi e del Teatro di Figura di rilevanza internazionale, con materiale prezioso per la conservazione della memoria del teatro, in Italia e nel mondo.

POI LA POLITICA, COME SPESSO PURTROPPO ACCADE, SOPRATTUTTO AL SUD, DECISE DI CANCELLARE TUTTO QUELLO CHE DI BUONO ERA STATO FATTO DA CHI GOVERNAVA PRIMA. PER VOI INIZIA UNA LUNGA ED ESTENUANTE BATTAGLIA PER RESISTERE. OGGI SIETE FUORI DAI LOCALI CHE AVEVATE CON TANTA FATICA ALLESTITO. CHE SOLUZIONE CI PUO’ ESSERE?

Ci sono diverse soluzioni che si prospettano, la più interessante è del Comune di Napoli e del suo nuovo assessore Eleonora De Majo che ha preso a cuore due situazioni, la nostra e quella di un’altra collezione importante: “ll Museo del Giocattolo”. Il proprietario di questa collezione ha avuto più o meno i nostri stessi problemi. Il Comune di Napoli vuole darci uno spazio molto prestigioso ma un po’ piccolo, all’interno della Torre Beverello nel Maschio Angioino.

La cosa importante che abbiamo chiesto è che nella delibera sia scritto che la sistemazione nella torre del Maschio è da considerarsi provvisoria e che si lavorerà per trovare una sede più adeguata. La quantità dei materiali impone sicuramente spazio più ampio.

In attesa di una sistemazione definitiva, lo spazio sarà messo a disposizione per 10 anni. Stiamo facendo i salti mortali per inaugurare ma l’emergenza Covid sta creando molte difficoltà, dovevamo aprire l’8 dicembre.

DATA LA VOSTRA LUNGA ESPERIENZA, SIETE UN PUNTO DI RIFERIMENTO E UN OTTIMO OSSERVATORIO, COME VEDETE IL SETTORE OGGI.

In questo momento il nostro ottimismo è messo a dura prova, il settore è completamente chiuso, non si può fare nulla, ammiriamo molto chi si industria sul web e con lo streaming ma noi non lo sappiamo fare, non abbiamo i mezzi per proporlo ad un livello accettabile.

Lo spettacolo dal vivo ha dalla sua una partecipazione emotiva e attiva importantissima, lo streaming, che offre una visione passiva, necessita di una ottima tecnologia per sopperire a questo. Eravamo pronti per partire con una Rassegna la domenica mattina “Le domeniche dei Burattini”, sino a dicembre, dedicato al teatro per famiglie, una cosa bella che già avevamo fatto, ci era stato offerto un Teatro a costi molto vantaggiosi, poi abbiamo desistito e deciso di aspettare la riapertura dei teatri.

La nostra attività, già difficile prima, ora si è del tutto fermata.

QUESTO GAP CHE SCONTA IL CENTRO SUD COME POTREBBE ESSERE SCAVALCATO. LA SENSAZIONE E’SEMPRE CHE AL NORD IL NOSTRO SIA CONSIDERATO UN LAVORO E AL SUD, PIU’ CHE UNA PROFESISONE, UN GIOCO.

Secondo noi è lo stato che deve darsi da fare. Siamo l’unica compagnia in Campania di teatro di figura riconosciuta del Ministero e per un cavillo siamo stati estromessi. Non essendo più nel FUS la possibilità di confronto con altre compagnie professionali si è molto ridotta. Il nostro non è solo un teatro per bambini, si rivolge a tutti e l’opera dei pupi va salvaguardata e tutelata.

Bruno Leone con la sua scuola di guarattelle è riuscito a preparare ottimi allievi burattinai, per i pupi invece la tradizione in Campania è finita, siamo rimasti in pochi a tenere accesa la speranza.

Viviamo una grande solitudine nel nostro meridione con pochissime possibilità di confronto e di crescita.

La chiusura del festival “Burattini nel Verde”, nel 2009, ha generato una frattura con il passato che invece era ricco di incontri e confronti, la sospensione ha generato solitudine e precarietà, poi, quest’estate, in piena pandemia, “Burattini nel Verde” è miracolosamente rinato, dedicando la sua ventesima edizione proprio alla tradizione dell’Opera dei Pupi.

intervista a cura di Maurizio Stammati